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“La corsa ad anticipare i test d’ingresso all’università”, di Federica Cavadini e Orsola Riva

L’università Bocconi anticipa ancora il test di ammissione: l’appuntamento per le aspiranti matricole di economia è spostato a febbraio, la seconda data diventa quella di maggio ed è cancellata la sessione di settembre. «Perché bisogna allinearsi alle altre università sulla scena internazionale». L’ateneo milanese ha corretto il calendario sulla linea del Politecnico, che per i futuri ingegneri già dal 2005 ha introdotto il test per gli studenti al quarto anno delle superiori. Per la prima volta, sessione invernale in via Sarfatti. Perché gli aspiranti bocconiani sono ragazzi che valutano magari anche la London School o l’Essec Business School o la Hec di Parigi. Ma non soltanto. «La tendenza per tutti gli studenti è muoversi il prima possibile per pianificare il futuro. Le iscrizioni al nostro test di settembre erano in calo mentre aumentavano a maggio», dice il prorettore della Bocconi Antonella Carù. «E anche alle giornate di orientamento arrivano tanti liceali del quarto anno».
Test il prossimo 7 febbraio, allora (per l’anno in corso i posti disponibili erano 2.675 e le domande d’iscrizione, fra economia e giurisprudenza, sono state 7.700). Il dato di partenza per l’ateneo è comunque «l’interesse crescente verso le scuole internazionali e quello degli studenti di altri Paesi per la nostra università». Spiega Carù: «All’estero tante università ricevono le domande nel primo semestre e gli studenti conoscono l’esito all’inizio dell’anno: era necessario adeguarsi. Noi siamo fra i primi, ma altri ci seguiranno ».
E infatti anche la Luiss di Roma ha scelto di anticipare (anche se di poco) le date nel 2014. La prima sessione dei test si svolgerà il 27 marzo (anziché il 12 maggio), con una seconda sessione a settembre. Il risultato della prova d’esame diventa l’unico criterio di valutazione (il curriculum scolastico che finora pesava per il 40% non inciderà più). Ma l’Università Guido Carli prevede anche la possibilità di affrontare il test fin dalla fine del quarto anno delle superiori. Basta partecipare alla Summer School di luglio per sostenere l’esame. «Il tasso di successo è molto alto, perché i ragazzi affrontano la prova con più serenità che se fossero all’ultimo anno, impegnati con la maturit à», spiega il direttore generale Giovanni Lo Storto.
Quanto alla Cattolica di Milano, altra università privata d’eccellenza, dipende dalle facoltà. Economia — che ha introdotto i test dal 2012 — prevede tre sessioni: aprile, giugno e luglio. Spiega il rettore Franco Anelli: «Forse quest’anno potremmo partire già a marzo. Se i concorrenti anticipano, impongono anche agli altri la stessa tabella di marcia: uno studente che ha già passato il test in un altro ateneo, non ci prova nemmeno da noi. Forse dovremmo coordinarci di più». E a Medicina (campus di Roma) da tre anni il test, di tipo logico e psicoattitudinale, non nozionistico, si svolge ad aprile, con orale a luglio.
In linea con quanto dovrebbe succedere dall’anno prossimo anche nelle università statali per tutte le facoltà a numero chiuso (oltre a Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura). A partire dal 2014 le prove d’esame dovrebbero svolgersi ad aprile (anziché a settembre), come del resto era già previsto dal decreto Profumo. Dal Miur arriva la conferma che non ci sono stati ripensamenti da parte del ministro Maria Chiara Carrozza: con l’annullamento del bonus di maturità, del resto, non ci sono più ostacoli a svolgere i test in corso d’anno. Ma le date non sono ancora state fissate. «Se il ministero manterrà la scadenza di aprile, ma non lo do affatto per scontato, ci allineeremo anche noi», spiega il professor Sergio Morini dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
«L’importante — fa notare il professor Stefano Paleari, presidente della Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane) — è che il calendario venga reso noto entro la fine dell’anno per dare il tempo agli atenei di organizzare i test. Anticipare è un bene, perché permette un inizio regolare dell’anno accademico. Ma richiede anche di coordinarsi con le scuole, che in quell’epoca dell’anno sono ancora aperte». «Se posso fare una battuta — chiude Paleari — va bene allinearsi al calendario europeo. Ma bisognerebbe essere europei a tutto tondo: anche sul numero dei ricercatori e sui fondi».

Il Corriere della Sera 17.11.13