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Cambiamo la manovra. Paghi di più chi ha di più

“I sacrifici per rimettere a posto i conti pubblici non li devono fare coloro che lo hanno sempre fatto: i bidelli, gli insegnanti, i lavoratori dipendenti; ora facciano la loro parte quelli che non hanno mai fatto sacrifici, i furbetti delle rendite finanziarie, e dei capitali scudati, quelli che guadagnano come Berlusconi e che in questa manovra metteranno zero euro. Hanno fatto una manovra che tagliando i trasferimenti dà una pistola in mano alle Regioni e ai Comuni perché sparino al popolo”.

Questo il messaggio di Pier Luigi Bersani per correggere una manovra sbagliata lanciato dalla manifestazione del Pd contro la manovra che si è svolta al Palalottomatica a Roma. Una giornata che vogliamo raccontarvi cominciando dalla fine, dagli ultimi passi dell’intervento del segretario del PD, che contenevano una promessa ed un’esortazione per tutti i democratici: “Questa manifestazione non è la fine della nostra mobilitazione ma l’inizio. Sulla manovra avremo di fronte mesi difficili, in Parlamento e nei comuni. Ma tutti devono sapere che l’impegno deve essere questo: ci rimanesse un solo euro, un solo servizio, ci rimanesse il fiato per una sola iniziativa noi dobbiamo andare dai più deboli e dai più esposti. Da chi perde il lavoro, da chi non ha reddito, è invalido, chi è a rischio di esclusione e stare con loro. Non dobbiamo farlo solo per solidarietà ma perché la crisi potrebbe portare a una società chiusa, potrebbe ottundere le coscienze, spegnere perfino le speranze in un’idea di una società più giusta e più umana. E così non saremmo più una comunità, senza saper ascoltare i bisogni della società noi del PD non sapremmo che mestiere fare. Abbiamo in testa un’altra Italia e oggi comincia la campagna d’estate nelle migliaia di feste che saranno la nostra vetrina vivente, sui temi sociali e democratici. Allora gambe in spalla e rompiamo il silenzio su chi per far sapere che ha perso il lavoro deve salire sui tetti, su chi è in carrozzina e perde la pensione. Persino girando tra i commi della manovra dobbiamo far vedere le nostre idee: lavoro, onestà,civismo, regole, futuro per le nuove generazioni, così da costruire un alternativa sui grandi valori”.

Una vera chiamata all’orgoglio del PD arrivata alla fine di una manifestazione con tante voci, insegnanti come Mila Spicola artisti come Fabrizio Gifuni, un sacerdote, un rappresentante delle forze dell’ordine ed uno dei lavoratori dell’ex Eutelia, il presidente dell’ANCI e sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, l’ex presidente della provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane. Sarà possibile rivederli tutti dalle 19 e 30 su YouDem, sky canale 813, o da adesso in rete. Tanto che Bersani concludendo la manifestazione ha detto: “Oggi abbiamo capito cosa ci perde un insegnante, un operaio e un poliziotto e abbiamo capito cosa ci perde Berlusconi: zero”.

Tante voci che tutte insieme, come ha fatto con un videomessaggio anche il Presidente Emerito, Oscar Luigi Scalfaro, hanno chiamato a raccolta il PD, come ha fatto Bersani concludendo il suo intervento: “Questo è il Pd che io ho in testa. Un partito con mani, cuore, testa e piedi dentro la società, dentro i problemi della gene comune. Questo,è il modo di essere che ci darà la strada di un grande partito popolare”.
Il catino del palasport pieno e tanti striscioni sugli spalti come «Berlusconi chiede sacrifici. Pagano tutti tranne lui» o «In America disastro Bp, in Italia disastro Bt (Berlusconi-Tremonti)», il “Bavaglio intercettazioni? Io dico no” o un esplicito “Berlusconi toglimi le mani dalle tasche”.

Una manovra sbagliata, “in cui non c’è la parola futuro”, come dice Pier Luigi Bersani, che deve essere profondamente modificata. Per questo, il Partito democratico ha presentato una lunga serie di proposte che sono state il nucleo dell’intervento del segretario del Pd alla manifestazione del Palalottomatica di Roma. Che non ha rinunciato a una battuta rivolta a “dotti, medici e sapienti – parafrasando Edoardo Bennato ndr – come ha fatto il segretario: “Tranquilli, non siamo degli arruffapopoli, noi abbiam sempre fatto le proposte ma le orecchie non sempre sono attente. Ma noi siamo un partito di governo provvisoriamente all’opposizione”.

Manovra, le proposte del PD.
In parte il discorso di Bersani è stato anticipato a livello parlamentare dalla presentazione degli emendamenti del Pd alla manovra (826 emendamenti) volti a “spostare il peso dal lavoro e dalle imprese alla rendita e alle posizioni dominanti” rafforzando la lotta all’evasione fiscale, aumentano le aliquote sulle rendite finanziarie (escusi i Bot) dal 12,5% al 20%, e abbassando dal 27 al 23% quella sui conti correnti, dove i pensionati riescono ad accumulare qualche risparmio. Insomma “chi ha di più deve contribuire di più. Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perchè si possa toccare un petroliere? 18, 36, 50? Andremo a disturbare anche i protagonisti del più colossale scudo-imbroglio se gli evasori avessero pagato il giusto con 105 miliardi avremmo fatto due manovre. Ma il governo li premia esentandoli dal redditometro, dicendo che si violerebbe un patto. Non è stato peggiore violare l’accordo con gli insegnanti sugli scatti d’anzianità? fammi capire, non eran patti quelli lì?”
Si può risparmiare in tanti modi: con la soppressione delle Province nelle città metropolitane,con la cancellazione delle norme in deroga sugli appalti che hanno fatto impennare le spese e con quella del ponte sullo Stretto, con la centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione. La ricetta proposta dal leader del Pd passa per le nuove “lenzuolate” di liberalizzazioni su carburanti, gas, banche, assicurazioni e farmacie, i cui proventi dovranno essere girati alle fasce più deboli, come i pensionati. Riforme a costo zero che rilancerebbero l’economia mentre la manovra punisce scuola, enti locali e forze dell’ordine. Il PD vuole anche un cambio di rotta sulla politica europea: “Ci vuole più Europa, non l’Europa dei governi ma ci vuole una Europa federale con un sistema di vigilanza sui mercati, un coordinamento delle politiche fiscali, tasse sulle transazioni finanziarie, un piano europeo per il lavoro e apertura del mercato interno europeo”. E poi l’asta per le frequenze che si stanno liberando con il passaggio al digitale terrestre, la necessità di ristabilire il credito di imposta per il Sud, sviluppare l’economia verde, alleggerire il patto di stabilità per gli enti locali, sostenere gli invalidi: cominciamo da lì perché è una situazione che grida vendetta. Quanto alla riduzione dei costi della politica Bersani chiede di accelerare sulla riduzione del numero dei parlamentari, per la quale il PD ha già depositato la sua proposta di legge.

Insomma, basta ai media che dipingono il PD come un partito che sa solo dire no: “Non dite che noi non siamo disposti a collaborare, noi abbiamo le nostre proposte, sono loro che non consentono di governare se non sui loro decreti.”.
E una tirata d’orecchi al mondo dell’informazione; “Nnon si puo’ prendere per buona qualsiasi bolla di sapone. Vi chiedo: dove e’ finito il taglio all’Irap? Dov’e’ finito il posto fisso? E la Banca del Sud? E la mitica Credit Card? Possibile che – chiede Bersani – colonne di piombo sono state scritte su queste bolle di sapone e nemmeno quattro righe per dire che erano tutte balle? Ma lo volete scrivere?”. Ancora, Bersani insiste sulle promesse fatte dal Governo, sugli annunci non mantenuti: “Dove sono finiti i miracoli de L’Aquila? E quelli sull’immondizia di Napoli? In quale discarica sul Vesuvio e in quale raddoppia della tassa sull’imondizia sono finiti? Nella versione di Apicella la canzone ‘Le mille bolle blu’, diventa ‘Le mille balle azzurre’!”. Insomma, ancora bolle di sapone.

Come siamo arrivati a questo punto?
“Gli altri Paesi – ha osservato Bersani – hanno fatto manovre perché hanno speso soldi chi per le banche, chi per la ricerca; Tremonti finora non ha fatto niente proprio per tenere i conti in ordine, ma senza far nulla non li ha tenuti a posto visto l’aumento record del debito pubblico a 1.812 miliardi. Ora ci sono 150 pagine di decreto, approvate in 9 minuti e mezzo dal consiglio dei ministri, che contengono 2.380 commi sul nulla, senza uno stralcio di idea, senza una direzione di marcia. Ci dovevano lavorare almeno una settimana e mezzo.
E se nella manovra non si mette qualcosa per la crescita, non riusciremo a mettere a posto nemmeno la finanza pubblica. Abbiamo capito qual e’ la ricetta della manovra: non c’e’ un’idea e ci riporterà allo stesso punto di prima dopo aver dato un’altra botta ai redditi medio bassi” attacca Bersani. Una manovra che va cambiata, visto anche che la stessa maggioranza, presentando una valanga di emendamenti, mostra di rifiutarne l’impianto.
Che appunto insiste sulla manovra ”sbagliata, depressiva, che riduce i consumi e gli investimenti, e dove non c’e’ nulla che sappia di crescita e di sviluppo. Più di 2000 emendamenti e nemmeno un’idea. Una manovra, che mette in entrata i soldi che arriveranno dai meccanismi di tracciabilità e dalla lotta all’evasione fiscale. E Bersani non ci sta: “Si scoprono nemici degli evasori? Chi ha abolito le norme che ora si reintroducono? Berlusconi e Tremonti , potrebbero pagarle loro no? E poi hanno contabilizzato entrate stimate. Quello è un pilastro virtuale della manovra. E se casca il pilastro virtuale casca la casa. E con gli strumenti che ha messo, temo che la casa sia traballante Come si fa a chiamare riforma i tagli alla scuola e all’istruzione? Hanno dato una botta micidiale al mondo della scuola, oggi l’eroe dei tempi moderni è l’insegnante nelle periferie delle città. Mai avuto un serio dibattito sulla crisi. È paradossale, in due anni non c’è mai stato un pubblico dibattito sul che fare, nessun confronto”.

La Costituzione più bella del mondo.
A Berlusconi che chiede di cambiarla e dare più poteri al premier, Bersani replica esaltando i valori della carta. “E’ la più bella del mondo, che ci ha dato il meglio che siamo. Dobbiamo darle nuovo vigore affinché possa darci il meglio di quello che saremo. Bersani cita l’articolo 1 della Costituzione e sferra il primo affondo al premier: “Si vede chiaro dai suoi messaggi che la sua memoria, che pure è vivida, non arriva al secondo comma, allora glielo ricordiamo noi: quelle forme e quei limiti sono una magistratura indipendente, una libera informazione, e che tutti sono uguali di fronte alla legge. Se tutto questo non si può cambiare e se non gli piace va a casa”. Quella incarnata da Berlusconi, continua Bersani, “è la teoria di un uomo solo al comando che non ci ha portati mai da nessuna parte. Ha risolto i problemi suoi, non quelli degli italiani. La loro è una macchina – continua il segretario democratico – tarata per fare consenso non per governare. Non riesce ad affrontare i problemi, a guardarli in faccia come abbiamo fatto noi stamattina. Ma noi non permetteremo che una crisi sociale acuta porti acqua al mulino della crisi democratica, al cancro dell’antipolitica e dell’antistato”.
Poi ne legge l’articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese
Una brevissima pausa e accorato urla: “Ecco cosa dice l’articolo 3, siamo indietro noi, non la Costituzione! Tremonti mi porti un solo imprenditore che dice che non riesce a lavorare perché c’è l’art.41, lo aspetto”.

Un intervento pieno di orgoglio che non risparmia fendenti alla Lega (“vorrei mandare un messaggio a Bossi, un messaggio a Pontida per dirgli: guarda Umberto che con il “Va pensiero” o tifando Paraguay non si mangia mica né si fa il federalismo. Questa Lega qua è dura sugli inni e sulla Nazionale di calcio ma con il miliardario è mollacciona. Sui condoni, sulle leggi ad personam, su questa manovra non fiatano. E sulle leggi speciali, tipo quella sulla protezione civile. Leggi che non sono fatte da Roma ladrona, ma da quattro ladroni di Roma, che è un concetto diverso e che pare che a Pontida non diano fastidi”) e al suo asse con Tremonti (“Fermate la globalizzazione? Si sono 2 anni che ci siete, provateci. Come pensate di farlo buttando l’ampolla di Bossi nel Pacifico?”). Avverte il rischio che ci fa correre quel pezzo di classe dirigente, imprenditoriale e giornalistica, malata di “conformismo” che, insieme al berlusconismo “sarà considerata responsabile dei prezzi che il Paese pagherà”. E allarmato dalla necessità di tenere insieme la questione sociale e quella democratica si rivolge agli altri partiti di opposizione: “C’è chi, per far vedere quanto è contro Berlusconi, se la prende con noi. Noi non diremo mai una parola più che positiva verso le altre forze di opposizione e chi non fa così si prende le sue responsabilità”.

Gli altri interventi.
La manifestazione era però iniziata con l’inno d’Italia e poi una raffica di fischi rivolti a Silvio Berlusconi quando nel palasport pieno di bandiere del PD è stata proiettato un montaggio di dichiarazioni del presidente del Consiglio che negava la crisi economica in Italia, alternato a immagini dei ministri Gelmini e Tremonti, prima della chiusa finale riservata a Corrado Guzzanti.

Mila Spicola, insegnante di Palermo.

La manovra «incide nella carne viva e in gioco ci sono i servizi ai cittadini». Così Sergio Chiamparino è tornato a chiedere al governo di modificare la manovra. «Vogliamo che la manovra sia ritoccata, non che vengano toccati quei 24 miliardi ma altre cifre», ha detto il presidente dell’Anci nel suo intervento alla manifestazione del Pd. «I tagli sono insostenibili, iniqui e inaccettabili», ha insistito, «non chiedo che si modificano i saldi, ma che il governo intervenga sulle altre voci».
Chiamparino si è poi rivolto direttamente al ministro del Tesoro, Giulio Tremonti: «ministro, ci sembra di non chiedere la luna. Siamo responsabili, ma non siamo arrendevoli», ha detto. Quanto agli sprechi, il sindaco di Torino ha tirato in ballo di nuovo il ministero del Tesoro. «Possibile che ci siano solo nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni? Vogliamo andare a fare un giro in qualche Ministero? Per esempio in via XX Settembre, dove c’è un supermercato interno. Allora si guardi un po in casa propria…».
Chiamparino ha poi puntato il dito su quel federalismo di cui il governo ha fatto una bandiera: «ci sono più ministri al federalismo che federalismo», ha detto citando la nomina di Aldo Brancher. «Ministri troppi, federalismo nulla», ha insistito.
Dunque, il presidente dell’Anci è tornato a chiedere all’Esecutivo di ascoltare le richieste degli enti locali. «La prepotenza centralistica può anche vincere, ma attenzione perché alla fine perde l’Italia», ha ammonito.

Il videoappello di Scalfaro
«C’è un richiamo di giustizia sulla manovra economica su cui non ci sono obiezioni di principio, ed è fuori dubbio la necessità ed anche la quantità, ma i pesi della crisi cadono sulle spalle dei più deboli e cadono pesantemente». Così il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, parla della manovra economica. «È una crisi grave che colpisce tutta l’Europa – osserva Scalfaro – e non solo, lasciando le persone che sono più ricche, più opulente, che hanno un’abbondanza di ricchezza e non pagano niente, o che pagano una virgola e questo grida vendetta». Secondo l’ex presidente della Repubblica «c’è un grido di giustizia che deve essere accolto ed esteso anche ad altro». L’accenno è al tema della giustizia dove il concetto «che la legge è uguale per tutti, un principio di civiltà fondamentale che viene colpito». Scalfaro ritiene che «la gente forse non è matura per una scelta politica o per una scelta di partecipazione ma per il cittadino che paga le tasse e ce la mette tutta è arrivato il tempo dei no su certe cose».

Fabrizio Gifuni
Il passaggio più applaudito dell’intervento dell’attore è quando si rivolge alla platea con le parole «compagne e compagni… è tanto che volevo dirlo». Ma l’intervento dal palco del Palalottomatica, dell’attore Fabrizio Gifuni è tutto molto sentito dal popolo del Pd. È un susseguirsi di applausi, soprattutto quando Gifuni confessa che «il sentimento che provo in questo periodo è la paura e non mi vergogno a dirlo anche se fa male. Poi penso alle parole di Giovanni Falcone, quando gli chiesero se aveva paura e lui rispose ‘certo, solo gli incoscienti non hanno paura. Ho paura di vivere in questo paese perchè sono tempi bui, opachi, molto molto pericolosi, perché il genocidio culturale di cui parlava Pasolini è compiuto». Gifuni condanna anche la «distruzione della memoria storica», definendola «uno degli obiettivi più perseguiti» da questo Governo«. L’attore sprona quindi il Pd a darsi da fare in prima linea, perché »sono stanco di battaglie di retroguardia per difendere la cultura. Non voglio più che l’unica differenza tra un governo progressista ed uno di centrodestra è che il primo fa meno tagli alla cultura. Bisogna rimetterla al centro, perché cultura, arte, scuola, formazione sono parte fondante del tessuto connettivo della società. Mi aspetto tanto – conclude – dal giorno in cui ci sarà un governo di persone più illuminate di quelle attuali e non voglio più che queste speranze siano tradite».

Don Vinicio Albanesi
Subito dopo sale sul palco don Vinicio Albanesi, presidente della comunità Capodarco, che chiede al segretario del Pd, Pierluigi Bersani seduto in prima fila, di aggiungere alle sei proposte programmatiche presentate per emendare la manovra, un settimo punto: «la lotta contro la povertà» perché «non possiamo più aspettare di morire tutti». E’ uno degli interventi più accorati e taglienti della mattinata, che sorpende tutti quelli che non conoscono lo stile del sacerdote.

Vasco Errani.
Le Regioni non hanno intenzione di cedere nella loro battaglia per modificare la manovra del Governo. A chiarirlo e’ stato il presidente della conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, nel suo intervento alla manifestazione del Pd a Roma. “Non alzeremo bandiera bianca, non ci convinceranno che questa manovra non cambia”, ha chiarito. E questo, ha tenuto a sottolineare, tenendo presente che “la conferenza Stato-Regioni non svolge funzioni di opposizioni, e’ un’istituzione e chiede la parita’”. Dalle Regioni e’ arrivata ancora una volta la richiesta a rendere la manovra “più equa” e a spalmare i tagli anche sull’amministrazione centrale. “Al governo la forza e il coraggio di ripartire la riduzione della spesa pubblica equamente sui diversi livelli della Repubblica?”, ha chiesto Errani. “Se ce l’ha, sono pronto a firmare anche oggi che si può andare avanti”, ha assicurato. Questo per Errani e’ un punto dirimente perché le Regioni e gli Enti Locali pagano il prezzo più alto della manovra. Errani ha chiesto all’esecutivo di mettere nero su bianco i numeri della spesa pubblica. “Venga il governo e ci dica come stanno i conti”, ha detto, “è un problema che una sola persona sappia come stanno, perché non lo sa nemmeno il presidente del Consiglio, solo Tremonti”. E Errani denuncia come la manovra realizza un federalismo al contrario, scarica sulle Regioni e sugli enti locali l’onere di fare i tagli. “Una scelta che è recessiva. Siamo l’unico paese al mondo che non fa nessuna politica attiva per il lavoro, per il Mezzogiorno e per i giovani. Questo vuoto non può essere riempito dalla bufala sull’articolo 41 della Costituzione”. Anche lui smonta i messaggi propagandistici: “Fanno fare i tagli alle Regioni e agli enti locali. Complimenti signori della Lega, abbiamo fatto il federalismo! Noi siamo pronti a fare la nostra parte ma cominci il governo a tagliare gli sprechi, comincino Tremonti e Brunetta. Noi offriamo leale collaborazione ma non alzeremo bandiera bianca, non ci convinceranno se non cambia questa manovra. Hanno fatto lo scudo fiscale e i grandi evasori hanno pagato il 5% di tasse e loro (il governo, ndr) se la prendono con gli invalidi, e non con i falsi invalidi ma con gli invalidi veri. I soggetti sociali che hanno meno pagano di più.

Stefania Pezzopane.
“Eravamo in 20.000 a l’Aquila a denunciare le bugie sulla ricostruzione dopo il terremoto. 20.000 su 70.000 abitanti ma tg1,tg2 e i canali mediaset non se ne sono accorti!”. Pochi minuti quelli impiegati dall’ex Presidente della Provincia de l’Aquila per raccontare tutto quello che ancora non va in Abruzzo, per denunciare come la città stia morendo, ma che sono bastati a commuovere la platea, incluso Bersani.

Giuseppe Tiani
E’ interventuo anche il segretario del Sindacato italiano appartenenti Polizia (Siap), Giuseppe Tiani, una categoria che raramente ha contestato i governi di centro-destra ma che ora si sente sotto attacco e vede un governo che se ne infischia se cala la sicurezza dei cittadini.

Ha la maschera degli invisibili l’operaio di Agile ex Eutelia Marcello Tocci, che sale per ultimo sul palco prima di Bersani. Ricorda cosa stanno pagando sulla loro pelle i lavoratori, le soluzioni che Berlusconi come minsitro ad interim dello SViluppo Economico non sta prendendo e ringrazia il PD per l’appoggio alla loro battaglia, inclusa la conferenza che si terrà lunedì pomeriggio nel camper che hanno davanti a Montecitorio.

di Marco Laudonio da www.partitodemocratico
per vedere i video della manifestazione clicca qui

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Il Pd manifesta contro la manovra. Bersani: “Ora paghino i furbetti”
Al Palaeur fischi per il premier. Chiamparino contro la Lega: «Il federalismo è cancellato»

I sacrifici per rimettere a posto i conti pubblici non li devono fare coloro che lo hanno sempre fatto: i bidelli, gli insegnanti, i lavoratori dipendenti; ora facciano la loro parte quelli che non hanno mai fatto sacrifici, i «furbetti» delle rendite finanziarie, e dei capitali “scudati”, quelli «che guadagnano come Berlusconi e che in questa manovra metteranno zero euro». Questo il messaggio di Pier Luigi Bersani alla manifestazione del Pd contro la manovra che si svolgerà al Palalottomatica a Roma.

All’evento ha preso la parola Sergio Chiamparino, presidente dell’Anci, secondo i quale la manovra «incide nella carne viva e in gioco ci sono i servizi ai cittadini. I tagli sono insostenibili, iniqui e inaccettabili», ha insistito, «non chiedo che si modificano i saldi, ma che il governo intervenga sulle altre voci». Chiamparino ha poi puntato il dito sul federalismo: «Ci sono più ministri al federalismo che federalismo», ha detto citando la nomina di Aldo Brancher. «Ministri troppi, federalismo nulla», ha insistito. Dunque, il presidente dell’Anci è tornato a chiedere all’Esecutivo di ascoltare le richieste degli enti locali. «La prepoenza centralistica può anche vincere, ma attenzione perchè alla fine perde l’Italia».

La manifestazione è iniziata con una raffica di fischi rivolti a Silvio Berlusconi. Nel Palaeur pieno di bandiere del Partito democratico è stata proiettata una sorta di ’blob’ di dichiarazioni del presidente del Consiglio alternato a immagini dei ministri Gelmini e Tremonti, prima della chiusa finale riservata a Corrado Guzzanti.

Bersani concluderà l’iniziativa all’ora di pranzo. In sala, in prima fila, i dirigenti del partito a cominciare da Walter Veltroni, Dario Franceschini e Piero Fassino. Presente anche Susanna Camusso, destinata a succedere a Guglielmo Epifani alla guida del Cgil.

Bersani tornerà a parlare anche dell’accordo tra Fiat e sindacati a Pomigliano, criticando la «latitanza» strumentale del governo e respingendo le critiche della sinistra radicale e di Idv che dimostrano una «cultura minoritaria». Il discorso di Bersani è stato anticipato a livello parlamentare dalla presentazione degli emendamenti del Pd alla manovra Tremonti: come ha osservato lo stesso segretario essi mirano a «spostare il peso dal lavoro e dalle imprese alla rendita e alle posizioni dominanti». Gli emendamenti rafforzano gli strumenti di lotta all’evasione fiscale, aumentano le aliquote sulle rendite finanziarie (escusi i Bot) dal 12,5% al 20%, e abbassano dal 27 al 23% quella sui conti correnti, «dove i pensionati mettono i pochi risparmi», ha spiegato Paolo Giaretta. In più il Pd chiede una addizionale del 2% alle somme illecitamente esportate e sanate con lo scudo fiscale.

«Un euro su due di quelli recuperati – spiega ancora Giaretta – va destinato alle famiglie»: ecco quindi l’ aumento di 200 euro delle detrazione per figli, o la detraibilità delle spese per baby-sitter e badanti. Per le imprese il Pd propone di innalzare l’esenzione Irap a 30.000 euro, per aiutare le piccolissime aziende. In più allentamento del patto di stabilità interno per favorire gli investimenti dei comuni, che assicurano crescita. Si aggiungono tagli alle spese dello Stato centrale (es. accorpamento di Inps e Inpdap) e dimezzaamento di quelli agli Enti Locali, in modo da salvare i servizi sociali. Infine ecco le sei liberalizzazioni a costo zero per lo Stato, in settori come benzina, banche o farmaci, che farebbero risparmiare 10 miliardi alle famiglie.

«Noi ci batteremo in Parlamento – ha detto Bersani – e non è detto che non si spostino alcuni carichi; Spero che almeno alcune enormità siano cambiate». Insomma, dirà Bersani, «la manovra è sbagliata» anche sui contenuti: «Gli altri Paesi – ha osservato – hanno fatto manovre perchè hanno speso soldi chi per le banche, chi per la ricerca; Tremonti finora non ha fatto niente proprio per tenere i conti in ordine, ma senza far nulla non li ha tenuti a posto» visto l’aumento record del debito pubblico a 1.812 miliardi. E se nella manovra non si mette qualcosa per la crescita, «non riusciremo a mettere a posto nemmeno la finanza pubblica».
da www.lastampa.it

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Bersani: “Il Paese ha bisogno del Pd. Da Berlusconi arrivano solo balle”
A Roma la kermesse contro la manovra. Il segretario: “Abbiamo in testa un’altra Italia, comincia la campagna d’estate sui temi sociali e democratici”. “C’è la crisi, i più ricchi devono pagare di più”. “Quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere?”. Il Carroccio è molle con i miliardari…”

ROMA – “Questa manifestazione non è la fine della nostra mobilitazione ma l’inizio. Abbiamo in testa un’altra Italia e oggi comincia la campagna d’estate sui temi sociali e democratici”. Pierluigi Bersani, a Roma, chiama a raccolta il Pd. Concludendo la manifestazione contro la manovra economica varata dal governo, il segretario del Pd delinea le future mosse del partito, attacca Berlusconi (‘da lui solo balle’) e chiama alla mobilitazione la platea: “Questo è il Pd che io ho in testa. Un partito con mani, cuore, testa e piedi dentro la società, dentro i problemi della gene comune”. Questo, insiste Bersani, “è il modo di essere che ci darà la strada di un grande partito popolare”. Ma avverte il segretario “questo non è il punto di arrivo, ma l’inizio, gambe in spalla perché inizia la campagna d’estate” che si svolgerà soprattutto nelle “migliaia di feste che saranno la nostra vetrina vivente”.

E’ una chiamata all’orgoglio quella del segretario democratico che prende di mira sia Berlusconi che la Lega (“dura sull’Inno d’Italia e molle con il Cavaliere”). Senza tralasciare “un bel pezzo di classe dirigente”, imprenditoriale e giornalistica, malata di “conformismo” che, insieme al berlusconismo “sarà considerata responsabile dei prezzi che il Paese pagherà”.

Affondo a Berlusconi. Bersani cita l’articolo 1 della Costituzione e sferra il primo affondo al premier: “Si vede chiaro dai suoi messaggi che la sua memoria, che pure è vivida, non arriva al secondo comma, allora glielo ricordiamo noi: quelle forme e quei limiti sono una magistratura indipendente, una libera informazione, e che tutti sono uguali di fronte alla legge. Se tutto questo non si può cambiare e se non gli piace va a casa”. Quella incarnata da Berlusconi, continua Bersani, “è la teoria di un uomo solo al comando che non ci ha portati mai da nessuna parte. Ha risolto i problemi suoi, non quelli degli italiani”. “La loro è una macchina – continua il segretario democratico – tarata per fare consenso non per governare. Non riesce ad affrontare i problemi, a guardarli in faccia come abbiamo fatto noi stamattina. Ma noi non permetteremo che una crisi sociale acuta porti acqua al mulino della crisi democratica, al cancro dell’antipolitica e dell’antistato”.

Manovra. ”Abbiamo capito qual e’ la ricetta della manovra: non c’e’ un’idea e ci riportera’ allo stesso punto di prima dopo aver dato un’altra botta ai redditi medio bassi” dice Bersani. Che parla di manovra ”sbagliata, depressiva, che riduce i consumi e gli investimenti, e dove non c’e’ nulla che sappia di crescita e di sviluppo. Più di 2000 emendamenti e nemmeno un’idea”. Una manovra, che mette in entrata i soldi che arriveranno in lotta a evasione: “E’ un pilastro virtuale. E se casca il pilastro virtuale casca la casa. E con gli strumenti che ha messo, temo che la casa sia traballante’. Una manovra, infine, che, visti i tagli dei trasferimenti, “dà una pistola in mano alle Regioni e ai Comuni perchè sparino al popolo”.

Le proposte del Pd. Lotta all’evasione e il semplice principio che chi ha di più deve contribuire di più. “Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perchè si possa toccare un petroliere?” scandisce dal palco Bersani. “Andremo a disturbare anche i protagonisti del più colossale scudo-imbroglio – dice l’ex ministro prodiano – se gli evasori avessero pagato il giusto con 105 miliardi avremmo fatto due manovre. Ma il governo li premia esentandoli dal redditometro”. Poi, tra gli applausi, continua: “Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perchè si possa toccare un petroliere?”. Tra gli emendamenti del Pd, ci sono meccanismi per rafforzare la tracciabilità dei pagamenti “e visto che la hanno reintrodotta dopo due anni Berlusconi e Tremonti dovrebbero pagare personalmente la differenza”. Il Pd propone, tra l’altro, la soppressione delle Province nelle città metropolitane, la cancellazione delle norme in deroga sugli appalti, “la rivisitazione” del ponte sullo Stretto, la centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione. Quanto alla riduzione dei costi della politica Bersani chiede di accelerare sulla riduzione del numero dei parlamentari

La Costituzione. A Berlusconi che chiede di cambiarla e dare più poteri al premier, Bersani replica esaltando i valori della carta. “E’ la più bella del mondo, che ci ha dato il meglio che siamo. “Dobbiamo darle nuovo vigore affinchè possa darci il meglio di quello che saremo. Siamo indietro noi, non la Costituzione”.

Frecciata all’opposizione. C’è chi, tra le file dell’opposizione, attacca il Pd, ma Bersani a questo gioco non ci sta. “C’è chi, per far vedere quanto è contro Berlusconi, se la prende con noi – ricorda il segretario del Pd – Noi non diremo mai una parola più che positiva verso le altre forze di opposizione e chi non fa così si prende le sue responsabilità”.

Gli altri interventi. Prima del segretario erano saliti sul palco il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani ( “non alzeremo bandiera bianca, non ci convinceranno che questa manovra non cambia”) e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino (“con questa manovra vengono tagliate le risorse e le ginocchia”). Ed ancora Mila Spicola, una professoressa di Palermo protagonista di un intervento lodato da Bersani (“l’eroe dei tempi moderni è l’insegnante nelle periferie delle città”), l’attore Fabrizio Gifuni (“il governo compie un genocidio culturale”), l’ex presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane, un rappresentante delle forze dell’ordine e uno dei lavoratori dell’ex Eutelia. “Oggi abbiamo capito cosa ci perde un insegnante, un operaio e un poliziotto e abbiamo capito cosa ci perde Berlusconi: zero” chiosa Bersani.
da www.repubblica.it