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"Il discorso su Matteotti fu l´ultimo colpo alle libertà", di Michele Smargiassi

Un tema “revisionista”? No, molto peggio: un tema insensato. Gli storici bocciano la traccia storica dell´esame di maturità sul “Ruolo dei giovani nella storia e nella politica”. Tra i quattro “documenti” proposti agli studenti come base di lavoro c´è anche una citazione di Benito Mussolini, accostata ad altre di Palmiro Togliatti, Aldo Moro e Giovanni Paolo II, e questo fa infuriare l´Anpi (oltre a un´associazione studentesca e qualche esponente Pd) che denuncia l´accostamento «singolare e capzioso» tra i quattro personaggi storici. Ma il problema non è quello, per gli studiosi. Il pasticcio è puramente scientifico. Citazioni astratte, incoerenti tra loro, non storicizzate: morale, un invito alla retorica. «Mussolini è un oggetto storico, nessuno scandalo nel far lavorare gli studenti su un suo testo», concede Claudio Pavone, storico della Resistenza, ma subito accusa: «mi pare orribile però che si sia scelta una citazione che, tagliata in quel modo, può persino apparire seducente». Eppure è un brano del famigerato discorso con cui Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità dell´omicidio Matteotti; ma uno studente particolarmente studioso lo poteva dedurre solo dalla data, 3 gennaio 1925. «Sì, ma chi non riesce a risalire a quel contesto storico di sopraffazione rischia di prendere per buona, perfino esaltante, la retorica strumentale con cui Mussolini usò il concetto di giovinezza. Accostare quella frase ad altre citazioni sotto un titolo generico, mi pare faccia parte di un certo modo pericoloso di depoliticizzare il fascismo».
Anche per Emilio Gentile, allievo di Renzo De Felice e studioso dell´ideologia fascista, non c´è nessun problema a proporre citazioni del Duce, anzi: «Partire da Mussolini per un´analisi storica dell´uso del mito giovanilista nella cultura politica italiana mi sembra addirittura obbligatorio. È quella specifica citazione che trovo completamente sbagliata». Alternative? «Il Mussolini del ´19, del fascismo nascente, dell´ideologia vitalista, del mito della giovinezza. Anzi, per dirla tutta, avrei trovato più stimolanti citazioni di leader politici giovani che parlano di giovani: Italo Balbo, Antonio Gramsci, Piero Gobetti… I personaggi scelti invece sono tutti leader anziani (uno, papa Wojtyla, non è neanche un leader in senso proprio) che parlano di gioventù da un´ottica di potere». Sbagliato soprattutto far parlare il Mussolini della crisi Matteotti: «Quello è il discorso con cui dà l´ultimo colpo alle libertà politiche in Italia, il tema della giovinezza è per lui ormai solo uno strumento retorico. La trovo una citazione fuorviante proprio rispetto alla traccia, per trattarla adeguatamente bisognerebbe partire non dai giovani ma dalla nascita di una dittatura. Anche ammesso che uno studente si ricordi il delitto Matteotti, il suo tema sarà comunque “fuori tema”».
Guido Crainz, autore di “Autobiografia di una repubblica”, è della stessa idea: «Se uno studente è capace di inquadrare bene quel momento storico e decifrare la funzione retorica della frase di Mussolini, certo, va promosso col massimo dei voti. Ma mi pare già tanto se chi ha svolto questo tema è riuscito a distinguere i contesti storici delle affermazioni di Mussolini, Togliatti, Moro. In realtà io temo che tutto si riduca a un esercizio di divagazione, dove all´esaminando è richiesto semplicemente di parlare della sua personale idea di gioventù, pescando qualche appoggio in queste quattro frasi». Insomma, un tema “televisivo”, è la conclusione, «da talk show a ruota libera. Un´altra conferma del modo in cui la scuola insegna la storia: come un eterno presente sul quale esercitare un po´ di digressioni personali».
«Va bocciato chi ha escogitato una traccia così grottesca»: il più severo di tutti è Giovanni De Luna, che divide i suoi interessi fra periodo fascista e dopoguerra. «Quattro citazioni messe assieme col manuale Cencelli, o la par condicio televisiva: il fascista, il comunista, il democristiano, il religioso, un tema bilanciato per quote proporzionali…». Scelti i quattro personaggi solo per ragioni di equilibrio, il confronto diventa astratto. Ma uno studente non deve saper contestualizzare? «Cavare qualcosa dall´accostamento tra quattro fenomeni storici lontani e così diversi uno dall´altro (l´avvio del totalitarismo, la ricostruzione postbellica, il dopo-´68 e i papa-boys) sarebbe arduo anche per uno storico. Per uno studente di liceo, temo resti solo la scappatoia della retorica».

La Repubblica 23.06.10

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“Quelle parole che grondano sangue”, di Adriano Prosperi

Mussolini? Un leader, con gli altri, tra gli altri. Così appare in mezzo a un’insalata mista di statisti italiani e di papi nella traccia più politica fra tutte quelle proposte agli esami di maturità.La traccia ha il tema conduttore del «ruolo dei giovani nella storia e nella politica». E introduce brani di discorsi sotto il titolo «Parlano i leader». Che cosa è un leader, il vocabolario Zingarelli che ho sott´occhio lo spiega così: «Capo di un partito o di un movimento politico di indiscusso prestigio». Indiscusso il prestigio di Mussolini? La traccia è completata da una frase fra tutte celebre, più di tutte esecrabile nella storia di un regime nato da un delitto: è quella tratta dal discorso pronunciato da Mussolini il 3 gennaio 1925 alla Camera. Questo è il discorso del leader proposto alla riflessione e all´ammirazione dei giovani. E´ proprio quello della pagina più cupa e più truce della storia italiana: la rivendicazione della responsabilità personale di Mussolini nell´assassinio di Matteotti. Fu il discorso di un capobanda, di colui che si dichiarò capo di un´organizzazione a delinquere.
Questo e non altro dicono le frasi selezionate dagli esperti del ministero. Ora, se questo è un leader di indiscusso prestigio, è inevitabile che dalla memoria del paese e dalle menti dei suoi giovani scompaia l´ombra nobilissima di Matteotti. Il suo nome evocava finora una delle presenze più sacre della storia e della politica italiana del ´900. Quel nome riassumeva da solo le virtù politiche del leader degno di essere ammirato e ricordato in un paese dove le regole democratiche sono state reintrodotte solo al termine di un conflitto mondiale, al prezzo di infiniti sacrifici e dolori, riemergendo a fatica dall´abisso della vergogna e della corruzione di ogni ordine civile. Se ha senso l´esistenza di una scuola pubblica come palestra di trasmissione di valori e formazione di una maturità civile e politica, il nome di Matteotti è quello che emerge dal bilancio storico del ´900 italiano come il più degno in assoluto di essere ricordato: ci sono frasi del suo discorso parlamentare che sono scolpite nei luoghi di memoria del paese e che gli garantiscono l´indiscusso ruolo di vero leader nella nostra storia politica. Su testi come quelli i giovani possono imparare a esercitare i loro diritti e doveri di cittadini nella repubblica democratica e costituzionale dove credevamo di vivere. In tempi in cui la corruzione degli ordinamenti pubblici e dei comportamenti privati deprime ogni voglia di partecipazione onesta alla cosa pubblica, si dovrebbe riproporre alla conoscenza delle giovani generazioni non l´assassino ma l´assassinato.
La pagina scritta da questa proposta rappresenta un salto di qualità nella storia della scuola pubblica italiana di cui sarebbe sbagliato non registrare l´importanza. Abbiamo lamentato finora che a questa scuola sia stato imposto un regime di tagli tali da avvilire in tutte le forme la figura dell´insegnante e da far sbiadire l´offerta della scuola pubblica come luogo germinale della coscienza civile. Ma oggi per la prima volta è stata data una sterzata netta immettendo tra i modelli di testi su cui da oggi in poi si eserciteranno preventivamente i candidati all´esame di maturità il più ignobile tra tutti i documenti della nostra storia.
Nelle tracce di storia si accosta un brano di Primo Levi a una domanda di riflessione storica sulla vicenda delle foibe. Si tratta di una proposta che si presenta sotto il segno di una complicata bilancia politica: su di un piatto la violenza dei lager nazisti, sull´altro la violenza dei partigiani comunisti. Che poi si possa fare un ottimo lavoro seguendo sul serio la traccia delle foibe è un altro discorso: sappiamo infatti quanto lavoro sia stato fatto dagli esperti su questo tema, seguendo sui tempi lunghi il filo conduttore della tragica storia dei nazionalismi scatenati al confine orientale d´Italia con la fine dell´Austria imperiale.
La letteratura sull´argomento è ricchissima: ma i nomi di studiosi come Enzo Collotti, Gianni Oliva, Joze Pirjevec (a sua cura il recentissimo Foibe, Einaudi 2009) sono rimasti al di fuori del mondo della scuola per la povertà delle biblioteche scolastiche e per la cancellazione di ogni forma di aggiornamento dei docenti: e forse sono ignorati dagli esperti anche perché sospetti di essere di sinistra. Di fatto la ricerca di un velo bi-partigiano e ambidestro qual è quello che copre le due tracce non è certo un «rappresentare tutta l´Italia». Misera Italia quella a cui si dà in pasto alla sinistra una pagina purchessia col nome del grandissimo, asciutto e severo testimone della Shoah; e si dà alla destra un colpo di grancassa sul tema che da tempo è il cavallo della propaganda contro gli eterni «comunisti» della maniacale ossessione berlusconiana.

La Repubblica 23.06.10

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Dal CIDI (Centro di iniziatiova democratica degli insegnanti)

Maturità 2010, le prove di italiano. Preoccupazione e sconcerto

Alcune cose lasciano sconcertati in queste prove di maturità.Anzitutto l’ormai definiva trasformazione di una prova nata dieci anni fa per innovare le pratiche di scrittura, irrevocabilmente ridotta a presuntuoso vaniloquio su tematiche complesse, talvolta
semplicemente inarrivabili, condotte a partire da documenti la cui scelta è governata da improbabili regole di par condicio temporale, di genere e ora anche politica. I testi proposti quest’anno per la stesura del saggio breve e dell’articolo di giornale trattano tematiche importanti e impegnative ma, ancora una volta, l’estrema eterogeneità delle fonti, la vastità e l’indeterminatezza delle collocazioni spazio-temporali e culturali ne impongono una trattazione superficiale, accostamenti impropri se non inopportuni. E’ un modo altamente diseducativo di suggerire una cultura da chiacchiera da bar o, se si preferisce, da talk show, dove ciascuno dice la sua possibilmente su argomenti importanti di cui non sa nulla. Che dire, infatti, del mettere insieme Dick, Kant e Hawking per parlare di alieni? Anche questa è la pseudoscienza da bar, dove si discute di angeli e ufo dopo aver visto certe trasmissioni televisive. Tipicamente “televisiva” è infatti anche la regola della par condicio che governa da tempo la scelta degli ospiti. Il problema allora non è, come ad alcuni è parso, il tema sulla foibe, che chiede di affrontare una pagina controversa della storia nazionale che da anni è al centro di nuove attenzioni e di recenti normative. Se mai, in tal senso, è risibile il sospetto che a far da bilancino sia stato scelto Primo Levi per l’analisi del testo, per altro con un passo di difficile collocazione tematica (Di che cosa parla quel testo? Qual è il suo fuoco tematico?) e vagamente irritante in un paese dove il 43% dei giovani fra i 15 e i 29 anni (1,2 milioni) non ha letto nemmeno un libro nel corso del 2009. Ma la percentuale dei figli di laureati con libri in casa(come Levi) che hanno letto almeno un libro è di circa il 73%. Poi, a corredo, qualche domanda inevitabilmente banale non essendo un testo da “analizzare”.
Il problema vero è il discorso di Mussolini del 3 gennaio del 1925 usato come documento per
parlare del “ruolo dei giovani nella storia e nella politica” e non perché sia di Mussolini. Anche qui
in nome della par condicio sta con Togliatti, Moro e Giovanni Paolo II (“una sorta di teleologia dal male al bene con Moro mediatore”!). Il problema è che quel discorso, una delle pagine più
agghiaccianti e tragiche della storia di questo paese, è quello con cui Mussolini assume la
responsabilità politica e morale dell’omicidio Matteotti, assolve il fascismo “passione superba della migliore gioventù italiana” e ufficialmente apre la fase di fascistizzazione dello Stato. Quel
documento implica due apologie di reato: di fascismo e di istigazione alla violenza. E’ in tale senso e per quest’uso che è stato proposto? Allora non è proponibile perché se ne può solo parlar male, non può essere come gli altri oggetto di trattazione dialettica. E se qualche allievo ne ha tessuto le lodi? Se qualche allievo si è dichiarato favorevole? Quali perplessità apriranno la correzione e la valutazione di quella prova, dichiaratamente politica. E, tra l’altro, è curioso che un Ministro che ha proibito ai docenti di parlare del governo in carica perché a scuola non si fa politica suggerisca ai giovani la trattazione di un tema così apertamente politico.
Infine un’ultima osservazione: si tratta di tracce “difficili” (soprattutto per gli studenti dei tecnici e professionali) se affrontate seriamente e contestualmente; banali se affrontate in modo superficiale: argomenti e documenti – se fossero presi sul serio- da tesi di laurea specialistica. Si tratta dell’ennesimo modo del ministro Gelmini di invitare a quella che per Lei è la serietà degli studi oppure di far capire che questa è la maturità dei licei, mentre per i tecnici e i professionali sarà il caso di pensare a qualcos’altro!?
Si tratta della definitiva conferma che ormai la scuola non è pensata a misura di allievi ma terreno per operazioni di battaglia politica e ideologica. Se n’era già avuto sentore, ma forse questa volta si è passato il segno. Infatti non sono tracce lineari e serene rivolte agli studenti, parlano alla scuola perché la politica – una certa politica di destra – intenda. Non hanno l’obiettivo di valutare la capacità espositiva, il senso critico, le conoscenze degli allievi in Italiano, hanno altri obiettivi. Di natura simbolica: la sostanza è già in atto da tempo.

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“Siamo soli nell’universo?” , di Alessandro Robecchi
Tema: siamo soli nell’universo? Svolgimento. Magari! E invece, porca miseria, c’è pure la Gelmini che ci dà ‘sti temi del menga. Cos’avranno pensato mezzo milione di giovani seduti ai banchi della maturità una volta lette le tracce? Come minimo che qualcuno ha sciolto dell’acido nei rubinetti del ministero. Prima, un’annata di bocciature senza precedenti, i cinque in condotta, gli scrutini severi. Poi, per i sopravvissuti, tracce al limite della follia. Prendete quella su Primo Levi. Interessante, per carità: se hai già fatto la tesi di laurea su Primo Levi potresti persino affrontare il tema di maturità con un certo successo. Ma andarsi a infilare nell’analisi delle letture di Levi senza aver letto quell’antologia (di cui la traccia è una prefazione) vuol dire rischiare di non uscirne vivi. Analisi del testo? Ibridismo? Ecco un modo interessante e ben congegnato per fingere di parlare di Primo Levi senza parlare di Primo Levi. Astuti come faine, eh! Meno male che ci sono le foibe. Inteso come tema. Lì sì che si può far bene: un po’ di patriottismo, un po’ di nazionalismo, un po’ di comunisti cattivi, e il tema lo saprebbe fare pure Gasparri, se non fosse che va scritto in italiano. In ogni caso, mica semplice, perché dal trattato di Londra a quello di Osimo passano più o meno sessant’anni. Che nei manuali di storia della quinta liceo (anche se non sono ancora quelli rielaborati da Dell’Utri) saranno sì e no undici righe. Uno dice: va bene, mi butto sulla ricerca della felicità. Bell’idea: nella traccia ci sono pezzi di Costituzione, quella americana, e addirittura quella italiana. E per la precisione l’articolo tre, quello con la faccenduola del tutti sono uguali davanti alla legge, ecc. ecc.. Svolgimento: marazza di imbecilli, siete gli stessi che hanno votato il Lodo Alfano e ci date un tema sull’articolo 3 della Costituzione? Volete prenderci per il culo? Svolgimento: sì. Passiamo oltre. Il tema sui piaceri può intrigare un bel po’, devo dire che non è niente male. E poi, permette al candidato di sbizzarrirsi. D’Annunzio e Matisse, Picasso e Botticelli. Bello, c’è davvero tutto, anzi no. E Palazzo Grazioli? E Tarantini? E il più edonista di tutti, Silvietto nostro nel lettone di Putin? E le trecento professioniste del piacere al servizio della cricca degli appalti ce le vogliamo dimenticare? E i massaggi al Salaria Sport Village? Insomma, anche qui la traccia è insufficiente. I piaceri da Botticelli a D’Annunzio non è male.Ma i piaceri da Tarantini a Bertolaso (passando per i bagni di Palazzo Grazioli) sarebbe stato meglio. Insomma, sembra che ai giovani non ci pensi nessuno. Anzi sì, ci pensa la traccia quattro, quella che si intitola «Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica, parlano i leader». Il primo leader che parla, questa è grossa, è Mussolini. Alquanto bizzarro che il più feroce dittatore della nostra storia finisca in una traccia della maturità sottoforma di «leader». Le sue parole sono riportate nella traccia: «Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda», diceva quel buontempone nel ’25. Profetico, perché il palo e la corda arrivarono vent’anni dopo, piazzale Loreto, Milano. La traccia riporta anche frasi di Togliatti, Moro eWojtila,ma resta il fatto: su giovani e politica non si è trovato niente di meglio del duce? Date retta, meglio buttarsi sulla musica, con tanto di citazione di Aristotele, uno che ha gli stessi anni dei Rolling Stones e quindi se ne intende. Oppure, per non rischiare, meglio affrontare il tema fantascientifico: siamo soli nell’universo? No, ma cazzo, era meglio di sì. Perché qui c’è la Gelmini, povera stella, una che teorizza la scuola selettiva e poi per passare un esame di stato ha dovuto emigrare da Brescia alla Calabria. Bei temini, comunque. Con il duce, le foibe e – per gradire – imarziani. Magari arrivassero loro a liberarci da questi dilettanti, che se aspettiamo i partigiani – stavolta – altro che vent’anni!

Il Manifesto 23.06.10