economia, lavoro

Telecom, 3700 licenziamenti nel giorno dello sciopero

Aprire la procedura di mobilità per 3700 lavoratori, nel giorno stesso in cui i tuoi dipendenti scioperano per 4 ore contro un piano che prevede 6.800 esuberi, è un’iniziativa che ha una duplice ed incredibile valenza, unendo alla sua assoluta gravità l’inconfondibile timbro della provocazione. È quello che è riuscita a fare ieri Telecom, in una giornata resa ancor più surreale dallo sciopero delle agenzie di stampa, che ha trasformato le indiscrezioni in una notizia ufficiale soltanto in serata, quando l’azienda ha dato conferma della sua iniziativa, con l’invio dei telegrammi alle organizzazioni sindacali contenenti la comunicazione dell’avvio della procedura di mobilità. «Mentre ci giungevano i dati sulla riuscita dello sciopero nazionale indetto in tutto il gruppo Telecom Italia – ha raccontato Alessandro Geneovesi, segretario nazionale di Slc-Cgil -, con un’adesione media intorno al 70%, l’azienda ci ha informati che nelle prossime ore saranno aperte le procedure per 3.700 licenziamenti, oltre la metà degli esuberi dichiarati dal recente piano triennale 2010-2012».

TRATTATIVA DI 75 GIORNI
Per il dirigente sindacale si tratta di «un comportamento vergognoso da parte di un’azienda che ha registrato più di 1,5 miliardi di euro di guadagni netti, che ha già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà (quindi con stipendi integrati da risorse pubbliche) e che continua a remunerare a peso d’oro dirigenti e manager». Le modalità “carbonare” scelte da Telecom comportano fra l’altro una momentanea difficoltà a delineare del tutto le intenzioni dell’azienda. «Essendo stato inviato nell’ultimo giorno lavorativo della settimana – ha spiegato Genovesi – il contenuto del telegramma sarà noto ai più soltanto nella giornata di lunedì. In particolare, la lista dei siti produttivi interessati dagli esuberi ed il loro numero specifico. Resta il fatto che questo gesto inqualificabile fa decorrere i 75 giorni entro i quali va condotta la trattativa fra l’azienda ed i sindacati, alla scadenza dei quali 3700 famiglie potrebbero ritrovarsi di fronte allo spettro della disoccupazione. Insomma, vogliono metterci nelle condizioni di trattare con la pistola puntata alla tempia, ed a questo punto mi chiedo che cosa intenda fare il governo di fronte a questa escalation». Ed a proposito dell’esecutivo, il ministro del Lavoro è stato autore di un’improbabile dichiarazione a metà giornata, proprio mentre gli eventi stavano precipitando: «Il governo – ha detto Maurizio Sacconi – auspica che dopo questo sciopero le parti possano avviare un autentico confronto su un concreto piano industriale del principale gruppo di telecomunicazioni del Paese». Peccato che intanto alle Poste avevano il loro bel daffare a smistare telegrammi…

da www.unita.it