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Bersani: «Pensano di far pagare alla povera gente Se la vedranno con noi», di Maria Zegarelli

La linea del Pd: Tremonti chiarisca i contenuti della lettera inviata all’Italia dalla Bce e quali misure vuole adottare. Ma saranno barricate se l’intenzione è quella di tartassare ancora una volta le fasce più deboli. Su chi si abbatterà la manovra a cui sta lavorando il ministro Giulio Tremonti? Chi pagherà stavolta? Il tamtam è andato avanti per tutto il giorno: pensioni, welfare, articolo 18, lavoro dipendente, ticket… Niente di certo. «Apprendo di anticipazioni sconcertanti di misuren che il governo si appresterebbe a varare. Se pensano di far pagare la manovra alla povera gente, dovranno vedersela con noi», commenta verso sera il segretario Pd Pier Luigi Bersani. Apprende indirettamente perché, altra singolarità tutta italiana, c’è un premier «che chiede collaborazione ma non fa neanche una telefonata al leader del maggiore partito di opposizione per metterlo al corrente delle misure che intende intraprendere per affrontare una crisi così grave» annota con i suoi il segretario che anche ieri ha ribadito la preoccupazionen per gli effetti che potrebbe avere sul Paese una manovra iniqua che si scaricherebbe ancora una volta sulle fasce già duramente colpite.
LA CHIAREZZA
Il ministro Tremonti, questa la linea, deve chiarire i contenuti della lettera inviata all’Italia dalla Bce e indicare quali misure intende adottare ma troverà una ferma opposizione se ancora una volta saranno i soliti di sempre ad essere tartassati. Il pacchetto di controproposte al Nazareno è pronto: tutela dei redditi più bassi alla lotta all’evasione, passando per un piano di liberalizzazioni e tassazione dei patrimoni. L’Udc spiega: «Le nostre proposte le abbiamo in testa, ma non cadiamo nella trappola di farle prima di sapere cosa prepara l’esecutivo». Sfumature diverse nelle opposizioni, ma «sostanziale convergenza» assicurano tutti, anche perché a due giorni dalla convocazione delleCommissioni Affari Costituzionali e Bilancio dove si presenteranno gli stati maggiori del governo le consultazioni sono costanti. Il Terzo Polo farà il punto giovedì, l’Idv di Antonio Di Pietro si dice pronta a fare la propria parte in Parlamento ma resta ferma (come il Pd) nella richiesta di dimissioni del premier, mentre Bersani nel primo pomeriggio incontrerà i capigruppo delle due Camere e delle Commissioni, il responsabile Lavoro del partito Stefano Fassina in vista della riapertura del Parlamento di domani, quando il leader Pd incontrerà i parlamentari convocati prima dell’inizio della seduta. «Chiederemo aTremonti di dire la verità, di smetterla di fare
soltanto chiacchiere: non lo deve soltanto all’opposizione ma a tutta l’opinione pubblica – dice Fassina in ritorno dall’estero -. Dovrà dirci quali sono i contenuti della delega fiscale e assistenziale, visto che ancora non l’ha presentata in Parlamento». Costanti anche i contatti con le parti sociali (che oggi incontreranno il governo) «continuiamo a lavorare alle proposte avanzate al tavolo aperto una settimana fa», spiega Fassina, ma la preoccupazione resta altissima soprattutto perché «é evidente che Berlusconi non ha la credibilità necessaria per chiedere ai suoi referenti sociali di dare il contributo necessario al Paese. È lo stesso motivo per cui non farà mai vere liberalizzazioni: toccherebbe gli interessi economici della sua stessa base elettorale». Molto probabilmente domani in Aula davanti alle Commissioni convocate ad hoc il governo punterà a parlare soprattutto delle modifiche agli articoli 41 e 81 della Costituzione sul pareggio di Bilancio obbligatorio e la libertà d’impresa, in attesa del Consiglio dei ministri che dovrebbe riunirsi nei prossimi giorni. «Diciamo le cose come stanno – dice il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro – il governo sta preparando proprio in queste ore quella manovra bis che sino all’altro ieri escludeva di dover fare. L’inerzia colpevole di Berlusconi e Tremonti ha fatto precipitare la situazione e ci ha reso un Paese commissariato a cui l’Europa delle banche ordina cosa deve fare». E se Idv e Pd restano entrambi convinti che il vero punto di svolta sarebbero le dimissioni del premier, Pierferdinando Casini ormai da giorni ha archiviato la pratica, facendo suonare di nuovo le sirene del Pdl. Nessun abboccamento, assicura il leader Udc dalla sua pagina Facebook: «Siamo e rimaniamo all’opposizione di Berlusconi, e continuiamo ad operare solo per l’Italia e gli italiani».
Apprezzamenti dalla maggioranza arrivano attraverso Adolfo Urso: posizione responsabile che «va apprezzata e incoraggiata perché può consentirci di ampliare e rafforzare il fronte delle riforme». Un commento al veleno arriva da Felice Belisario, Idv: «La politica dei due forni non paga e non pagherà mai. Da un lato, il terzo polo continua con ad aprire e chiudere le porte a giorni alterni in
nome di un’opposizione responsabile, dall’altro, il governo è talmente affannato nella ricerca dinumeri parlamentari che appena vede uno spiraglio ci si butta a capofitto». Ma sarebbero solo schermaglie. Meglio aspettare di conoscere le mosse della maggioranza.

L’Unità 10.08.11