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Serravalle, Penati accusa: «Ricostruzioni false e parziali», di Pino Stoppon

Sulla vicenda Serravalle continuano le ricostruzioni parziali e false da parte dei miei accusatori».È quanto sostiene l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, accusato di concussione e corruzione. «Ricostruzioni parziali e false da parte dei miei accusatori». Filippo Penati torna di nuovo all’attacco. E lo fa con un comunicato stampa affidato alle agenzie dopo che, nei giorni scorsi, erano state riportate da diversi quotidiani le accuse dell’imprenditore Di Caterina che aveva parlato di incontri segreti per determinare il prezzo dell’acquisto del 15% di azioni dell’autostrada Serravalle appartenenti al gruppo Gavio. «All’interno di queste ricostruzioni – sostiene Penati, accusato dall’imprenditore Di Caterina – ci sa- rebbero riunioni convocate nell’ aprile del 2005 per stabilire il sovra-prezzo delle quote azionarie acquistate dalla Provincia. Di queste riunioni non ho mai saputo e non so nulla, anche perché in quei giorni era ancora lontana anche la sola ipotesi di acquisto delle azioni». Penati – già accusato dai pm di Monza di concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti per un presunto giro di mazzette per le ex aree Falck, e indagato per concorso in corruzione anche per il filone dell’inchiesta che riguarda l’ acquisto della Milano-Serravalle – ri- corda che i fatti raccontati, che accadevano tra il marzo e l’aprile del 2005, «sono altri e facilmente riscontrabili». Ad esempio: «Il 21 marzo ci fu una riunione a palazzo Marino, presenti io, Albertini (l’allora sindaco di Milano, ndr) e i rispet- tivi collaboratori, riunione in cui, come si può leggere in un comunicato
stampa congiunto di Provincia e Comune di Milano di quello stesso giorno, si giudicava interessante per entrambi l’ipotesi di cessione/acquisto di una quota delle azioni possedute dall’ amministrazione milanese (18%)». «Contestualmente, come dichiarato pubblicamente dal gruppo Gavio – aggiunge ancora Penati -, fu aperta una trattativa con la Camera di Commercio di Milano e il5maggio il gruppo Gavio steso formalizzò l’offerta di 7,5 euro ad azione per la quota della Camera di commercio (4%) in Serravalle, una cifra maggiore di quella da lì a pochi mesi pagata dalla Provincia al gruppo Gavio stesso per il15%delle quote, se si esclude il premio di maggioranza». «Ancora una volta – conclude l’ex presidente della Provincia di Milano – i fatti smentiscono clamorosamente i miei accusatori».
INCHIESTA
Intanto l’inchiesta va avanti. Oggi l’imprenditore Luigi Zunino sarà sentito dai PM di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia, titolari delle indagini sulle presunte mazzette al centro del cosiddetto «sistema Sesto». Il fronte delle indagini è vasto. Si va dalle tangenti «a favoredi politici del Comune di Sesto San Giovanni» in cambio di «benefici ed agevolazioni» per realizzare il progetto di riqualificazione dell’area ex Falck che puntava al raddoppio, ottenuto in parte, alla vicenda della sede di Sky nonpiù costruita sui terreni dove una volta si sorgeva il polo siderurgico maa Milano, a Santa Giulia. Fino a questo momento le indagini hanno portato in carcere l’ex assessore all’edilizia privata Pasqualino di Leva e l’architetto Marco Magni, e hanno iscritto nel registro degli indagati oltre venti persone. Tra queste,come ricordato, anche Filippo Penati e il suo ex «braccio destro» ed ex capo di gabinetto a palazzo Isimbardi, Giordano Vimercati. Per l’ex presidente della Provincia di Milano i pm avevano chiesto l’arresto, respinto dal gip Anna Magelli.
Richiesta che il prossimo 21 ottobre verrà discussa davanti al Tribunale del Riesame. Zunino in qualità di ex presidente di Risanamento – la società proprietaria anche del quartiere milanese Santa Giulia che nel 2005 aveva acquistato l’area ex Falck dall’imprenditore Giuseppe Pasini – dovrà rispondere, a meno che non si avvalga,nonsolo alle domande su un presunto accordo per oliare i politici locali, in particolare Di Leva, con un milione e mezzo di euro (effettivamente versati 710 mila tra il 2006 e il 2007) ma su un’altra vicenda: il trasferimento della sede di Sky da Sesto a Santa Giulia consentito dall’amministrazione a Grossi e a Zunino, procurando così, come ha messo a verbale Di Caterina «un altro danno (…) a Pasini», perché avrebbe dovuto costruire i palazzi per la tv sull’area ex Marelli di sua proprietà, al posto degli uffici di Banca Intesa il cui progetto era evaporato. Di questo cambiamento di «programma», ne parla anche Paolo Fondrini, concessionario d’auto anch’egli indagato, al telefono con un amico.

L’Unità 12.09.11