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“Per una scuola di qualità. Riparte la protesta in Italia”, di Maristella Iervasi

Alessandra dal palco della Flc-Cigl di piazza Sant’Apostoli a Roma ha cercato il dialogo con la Gelmini maestra unica. Ha spiegato che alle elementari nelle ore di compresenza che il ministro dell’Istruzione considera spreco – «con le mie colleghe svolgiamo attività di recupero per i bambini che ne hanno bisogno. Altre volte, grazie alle compresenze – ha precisato -, riusciamo a fare attività di rinforzo linguistico con i bambini stranieri. E sempre nelle ore di compresenza ci capita addirittura di riuscire a far recuperare le lezioni agli alunni assenti per malattia». Ma la Gelmini l’accorato appello della maestra di Acilia non l’ha voluto sentire: ha preferito mettersi al riparo dalle 100 piazze d’Italia del sindacato di Guglielmo Epifani. Ha scelto l’inaugurazione di Mediolanum Corporate University di Basiglio (Milano 3) per manager finanziari. Altro che scuola pubblica.
Palloncini colorati come il 30 ottobre scorso. Il santino della «Beata Ignoranza» stampato su magliette e adesivi. Slogan e calcoli più che espliciti: «Più tagli, meno precari, meno ricerca. Uguale zero futuro». Già, perchè allo sciopero della Conoscenza c’erano anche loro: i ricercatori degli enti di ricerca, come Luigi Improta, sismologo presso l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) che nonostante presenti lavori ai congressi internazionali e reperisce fondi per progetti è un precario a tempo, come altri 400 colleghi. Esattamente com’è la «vita» di di Francesca Assennato, ingegnere ambientale all’Ispra, in scadenza.
Il balletto dei numeri Dal Nord al Sud il trio Tremonti-Gelmini-Brunetta ha tenuto banco. Ogni piazza della Flc-Cgil è stata riempita. Nessun corteo disertato. Sulla carta ha aderito anche il Gilda degli insegnanti, ma sui blog sono in molti a scrivere: «Chi ha visto Rino Di Meglio? Nella mia città non c’era…». Secondo il ministero di Viale Trastere, l’operazione «cattedre deserte» non è andata a buon fine: «lo sciopero nella scuola – si legge in un comunicato su un dato parziale – registra l’9,56% delle adesioni». Eppure sono state molti gli istituti scolastici in sofferenza per le assenze per sciopero di docenti, personale amministrativo e collaboratori scolastici. Per la Flc-Cgil l’adesione allo sciopero è stata del 45% con punte del 60/70% nella scuola di base. A Bologna è stata chiusa la facoltà di Scienze della formazione. Idem ad Ancona per l’istuto musicale «Pergolesi». E ad Urbino c’è stata la «serrata» dell’Accademia delle Belle Arti.

Scuola al centro della politica
Epifani l’ha detto da Palermo. «Mi sembra che oggi si discuta di cose che non sono il cuore del problema, come il grembiulino o il 5 in condotta», ha precisato il leader della Cgil. «La nostra scuola ha tante magagne, va sicuramente riformata ma non cancellata. Senza formazione di qualità e il contrasto alla dispersione scolastica perderemo molte battaglie. In primo luogo quella della legalità. Sono troppe le cose che non vanno nella scuola – ha osservato Epifani -, a partire dalla riduzione degli spazi formativi, meno tempo per stare in aula, la riduzione delle risorse e il grande problema dei precari. È una emergenza molto importante che con la crisi andrebbe affrontata diversamente». Ecco spiegato il perchè dello sciopero: protestare contro le scelte del governo per «rivendicare una scuola di qualità».

L’Unità, 19 marzo 2009

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