cultura

“L’arte è morta, perciò ci hanno dato un posto al cimitero”, di Ascanio Celestini

Io vivo in una tomba perché io sono un intellettuale. Non sono l’unico e non sono stato il primo a scegliere una tomba come abitazione. Prima di me ci sono andati i depressi. Mi fanno una rabbia! Sono stati profetici. Sono stati i primi a capire che non aveva senso. Che niente lo aveva. Io invece a quel tempo era anche sporadicamente felice. Mi succedeva quando andavo al mare. Non d’estate. D’estate non ci sono mai andato, nemmeno ai bei tempi. Non sono mai stato così tanto «felice». (…) Che precursori i depressi! Appena è stato possibile se ne sono andati a vivere nelle tombe. E adesso anche io un intellettuale vivo in una tomba! E ho fatto bene perché al cimitero sono circondato dalle cose che mi sono più care. Teatro, danza, cinema.. la cultura, il teatro è morto.
Gli attori… ridicoli imbecilli sempre pronti a sfilarsi i pantaloni per mostrare la calzamaglia perché gli attori sono così! La calzamaglia da guitti è sempre pronta sotto i jeans come i vecchi che non si sfilano mai i pantaloni del pigiama neanche sotto il vestito buono il giorno della comunione del nipote, come i maniaci che girano nudi sotto all’impermeabile, patetici attori col teschio nella ventiquattrore col monologo sempre pronto. Morto il teatro e morta la danza, le ballerine anoressiche coi piedi deformi. i ballerini froci col cazzo sempre in mostra davanti a sgallettate in pelliccia che li applaudono alle prime nazionali. Morto il teatro, la danza e morto il cinema.
Chi può dire il contrario? La maggior parte degli attori nella maggior parte delle pellicole girate dai Lumière a oggi stanno tutti qui al camposanto tutti sotto terra… a fa’ la terra pei ceci, come si dice a Roma.
È morta anche la cultura che infatti viene proprio dal latino còlere, cioè coltivare, una robba che non può che finire sotto terra. Io sono un intellettuale e nel disastro generale della cultura salvo solo la televisione.
Che meraviglia la televisione. È l’unica attività in cui gli esseri umani non si vergognano di presentarsi per quello che sono ovvero: una merda! E non una merda fascista o una merda comunista, una merda cattolica o musulmana, atea, ebraica, buddista, animista, dentista o dantista ma una merda semplice su cui puoi attaccare un’etichetta qualunque come sul barattolo per le analisi delle feci puoi scriverci quello che vuoi: il tuo nome e cognome, Capo della Mafia, Papa e presidente del consiglio, imperatore di Capri o Faraone d’Egitto, ma dentro c’è solo un po’ di merda che nel migliore dei casi può diventare concime, còlere-cultura appunto, o un balocco per scarabei stercorari.

LA TELEVISIONE
Io sono un intellettuale e nella tomba in cui vivo guardo solo la televisione e non parlo solo di quei programmi in cui la gente si incazza, si sputa e si scoreggia addosso vicendevolmente, i programmi sono tutti uguali cambia solo l’etichetta, ma il contenuto è un escremento caldo appena infilato in un barattolo. Ecco il telegiornale! «Una donna francese nella periferia di Marsiglia partorisce due figli e li uccide infilandoli nella ghiacciaia condominiale». E ora il consiglio della settimana: «come scongelare il polpettone col microonde»… lo fanno davvero. «The show must go on» dicono, è come quelli che dicono che però ai tempi del nazifascismo i treni arrivavano in orario… ma arrivavano a Auschwitz! …e vabbè, ma in «orario»! Sei milioni di clienti e nemmeno una protesta. «The show must go on» dicono, come quelli che scrivevano «Arbeit macht frei» all’entrata di Auschwitz, Dachau, Flossenburg, Gross-Rosen, Sachsenhausen o Terezin.
«The show must go on» dicono in televisione. (…) Come per dire che l’arte sta sempre dalla parte sbagliata della vita, che la vita è sempre un’altra cosa. E se ne sono resi conto anche i nostri governanti che l’arte è morta, morta… che è morta! Per questo ci hanno dato un posto al cimitero. Eppure noi, gli attori abbiamo sempre parlato di voi governanti. I nostri migliori personaggi da sempre sono stati i voltagabbana, i traditori, magnaufo a tradimento, mignotte e puttanieri, noi abbiamo parlato di voi, sempre di voi. Noi come voi siamo col razzismo ci abbiamo campato: come avremmo potuto scrivere l’Otello se non ci fosse stato l’odio razziale? Se Otello era un idraulico di Centocelle ci mancherebbe uno dei momenti più alti del teatro mondiale.
Noi abbiamo trattato Dio come ora fate voi, alla stessa maniera. Perché anche da noi, quando la situazione si incasinava… deus ex machina! E lo tiravamo in ballo pure se non c’entrava niente.
Noi siamo artisti, viviamo nelle tombe e con la morte ci lavoriamo da sempre. Sarà che per la tournée ci facciamo un sacco di chilometri in autostrada e si vedono più incidenti che autogrill… Ma per anche noi come per voi la morte è uno strumento del mestiere. Voi governanti approfittate di ogni tragedia… proprio come abbiamo sempre fatto noi! Anche per noi come per voi la morte è un business! E siamo d’accordo con voi: che vogliono ’sti medici relativisti? che significa che il cervello ormai è spappolato? Non basta morire per essere morti davvero! Io ero Amleto e morivo sei giorni a settimana e il giovedì che facevo pure la pomeridiana, morivo due volte al giorno e alla fine dello spettacolo ero ancora vivo. E dopo magnavo a quattro ganasce, altro che sondino endogastrico. E siamo d’accordo con voi anche noi coi morti ci lavoravamo. Molière, Shakespeare, Pirandello, per non parlare di Sofocle e Euripide …tutti morti che lavoravano con noi!
Ma almeno noi i morti li portavamo in scena! Voi rottamate una Panda di dieci anni che ha fatto centomila chilometri o un motorino smarmittato che cammina ancora, ma una donna morta da anni… che solo per caso gli batte ancora un po’ il cuore magari solo perché gli avevate appena cambiato le pile al pace maker, voi quella la tenete attaccata a un tubo, dite che è in vita! Pure se è meno meno viva di una Panda rottamata!E impedite che venga messa sottoterra. Noi… i morti li portavamo in scena, ma voi che ci fate co ’sti morti? Li fate votare? Ci fate i sondaggi (altro che sondini), ecco perché aumentate i vostri consensi e arriverete al 200 per cento. Il presidente del consiglio dissotterrerà anche gli etruschi e gli antichi romani e dirà «Tarquinio Prisco vota per me!»
Io vivo in una tomba perché io sono un intellettuale. Io vivo in una tomba e alla fine sono morto perché m’avete tolto il gusto di lavorare coi miei morti preferiti perché fate vivere un embrione e una donna in coma,ma fate morire per sempre Amleto e Alceste, Medea e Pulcinella. Sono morto per non essere più un contemporaneo vostro.
Io sono morto perché a stare tra voi viventi mi rodeva troppo il culo e adesso il mio culo che se lo mangiano i vermi, esso è diventato una preoccupazione loro rosicate spaghetti striscianti! (…) Perciò noi siamo morti. Siamo morti perché non siamo come voi, perché se voi siete vivi è evidente che noi siamo un’altra cosa!

L’Unità, 1 aprile 2009