cose che scrivo, interventi

“La Chiesa e le sue tante fratture. Un malessere profondo e il doppio allarme su moralità e Lega”, di Alberto Melloni*

«C’è chi pensa di avere il diritto all’indulgenza». L’imboscata di Vittorio Feltri alla Chiesa italiana ha suscitato dentro il cattolicesi­mo un ventaglio di reazioni: il cardinal Ba­gnasco è disgustato; l’editore di Avvenire arrocca; l’accusato irride l’accusatore; il di­rettore de L’Osservatore Romano ha depre­cato l’attacco ma non meno l’imprudenza di certi articoli in difesa dei povericristi an­negati; qualche prelato parla di mafia, l’ar­civescovo di Palermo Romeo non trovereb­be strano un «passo indietro»; Cossiga — uno fra i tanti cattolici che con l’ Avvenire fu duro — mostra magnanimità. Sono sfu­mature dietro le quali c’è il giudizio su un cambio di direzione della politica della Chiesa, ritenuto causa, ma in senso diver­so, di questa vicenda. Durante la sua presi­denza il cardinal Ruini ha avuto una linea politica precisa: non tanto favorire un buongoverno (conservatore o progressista che fosse), ma essere temuto dai partiti. Per questo Prodi, di cui era amico fraterno, diventava un avversario e Berlusconi, no­nostante uno stile di vita agli antipodi dai suoi, è stato preferito: per una incolmabile differenza di «timore». Per questo i temi «non negoziabili» (pericolosissimi: perché basta che anche l’altro li dichiari tali e si precipita nello zapaterismo) erano la prio­rità: perché distruggevano la mediazione e rendevano visibile la soggezione.

Questa strategia è stata archiviata nel 2007, quando il cardinal Bertone ha avoca­to a sé il rapporto con il governo. Egli ha abbandonato la linea Ruini sulla base d’una constatazione: essa era sempre pre­vedibile e finiva per far della Chiesa la ruo­ta di scorta del più spregiudicato. Così ha usato cordialità dovuta al capo del gover­no di un Paese «straniero» sia con Prodi sia con Berlusconi rendendo i rapporti con l’Italia «eccellenti» per definizione. Il che ha permesso alle diocesi, a relazioni inva­riate, di avvertire — spesso senza capirne l’origine — un doppio allarme.

Il primo lo ha fatto suonare la Lega: il dio Po faceva ridere; l’alleanza col tradizio­nalismo islamofobico pure. Ma quando a dicembre scorso la Lega ha volantinato contro l’arcivescovo di Milano, colpevole di credere al comandamento della carità e alla teologia delle religioni del concilio, s’è intuito che la Lega rivendicava per sé la ca­pacità di rappresentare il «territorio» in Parlamento, ma che era a un passo dal far valere la stessa pretesa dentro le diocesi, in barba al Vangelo e alla sacra potestas.

Alcuni dettagli della Legge Maroni — le ronde come momento di formazione dei diciottenni, il divieto ai preti di celebrare le nozze dei clandestini, la criminalizzazio­ne dei loro bambini, gli esiti effettivi dei respingimenti — hanno creato un disagio: le ingiurie leghiste a mons. Vegliò e l’ambi­zione di Bossi di presentarsi in Vaticano co­me padrone del Lombardo-Veneto lo ha convalidato. Il secondo allarme l’ha fatto suonare l’entourage del presidente nelle te­se settimane di polemiche sulla vita priva­ta del premier. Il segretario della Cei, mons. Crociata, ha predicato a luglio su santa Maria Goretti spiegando che il liberti­naggio non è affare privato: ed è stato con­siderato un attacco. Il cardinal Bagnasco ha predicato ad agosto che la maggioranza non fa la morale: ed è stato considerato un attacco. Il silenzio sulle prodezze del pre­mier di cui il direttore de L’Osservatore Ro­mano si vanta, porta la stessa cifra: nel se­gno pericolosamente contrario. Anche qui l’imboscata del Giornale ha fatto capire che per ragioni non inspiegabili c’è chi pensa d’aver diritto all’indulgenza mediati­ca ovvero il diritto di procurarsela con ogni mezzo. La oscura vicenda svoltasi fra la Pasqua e l’oggi s’inserisce qui: in un al­larme di cui non si riesce a giudicare la por­tata, in episodi che si possono sdrammatiz­zare solo con una lucidità che manca a tut­ti. E in un momento così drammatico da far pensare che ancora una volta la Chiesa avrebbe potuto rendere il servizio che ha reso nei momenti topici della storia italia­na — fornire coscienze formate, tirar fuori dalle proprie riserve uomini miti e rigorosi — questo orizzonte si sfilaccia prima anco­ra di diventare futuro.

*Professore Ordinario di storia del cristianesimo Università di Modena e Reggio Emilia
Il Corriere della Sera 02.09.09