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“Franceschini: «Accoglienza e fermezza»”, di F. Bagozzi

Che il cattivismo non porti lontano lo dimostra lo stillicidio della cronaca quotidiana con l’amaro computo di tragedie del mare, barconi abbandonati alla deriva, respingimenti inquadrabili in un contesto di legalità internazionale solo con uno sforzo di fantasia (oltre che alcune torsioni giuridiche). E lo rendono evidente gli sbarchi, che dopo una pausa seguita alla firma dell’accordo con Gheddafi, sono ripresi con una certa frequenza.
Al cattivismo meramente propagandistico di un governo a chiara trazione leghista, il segretario del Pd Dario Franceschini contrappone una gestione del fenomeno migratorio basata sul doppio binario dell’accoglienza e della fermezza.
Lo ribadisce a Padova, dove è giunto alla festa provinciale del Partito democratico e dove ha festeggiato, insieme a Flavio Zanonato (appena rieletto sindaco, quarto mandato, mozione Bersani) e al segretario del Pd veneto Paolo Giaretta (mozione Franceschini) il primo compleanno del circolo del Pd intitolato all’intellettuale e politico romeno Nicolae Iorga.
Circolo a maggioranza straniera, fondato da due cittadini romeni – e frequentato anche da iscritti congolesi e moldavi, oltre che da italiani – che ha eletto consigliere comunale la romena Nona Evghenie, impiegata di banca con doppia cittadinanza, che con 330 preferenze risulta la donna più votata nella lista del Pd.
A dimostrazione del fatto che l’integrazione esiste (soprattutto se la si pratica e la si persegue) e che gli immigrati sono una risorsa, anche di dialettica democratica, del nostro paese. «Si deve seguire un modello che prevede l’accoglienza e il rispetto della diversità», sottolinea Franceschini.
Allo stesso tempo «serve la massima fermezza verso ciò che di criminale è legato all’immigrazione clandestina. Ma è ingiusto trasformare dei disperati che attraversano il mare per cercare asilo politico in spot elettorali». Come molte voci autorevoli hanno fatto notare – dalll’Onu al’Ue, dalla chiesa alle organizzazioni per i rifugiati – «il governo sta sbagliando».
Anche perché, nota Giaretta, «bisogna finirla di mettere l’accento solo sugli aspetti problematici dell’immigrazione, che pure ci sono e sono pesanti». Non più stranieri, «ma nuovi italiani, perché vengono in Italia per avere un futuro migliore, ma allo stesso tempo sono risorse importantissime per le nostre comunità », commenta Paolo Giacon, membro dell’esecutivo regionale del Partito.
Alcuni di loro fanno impresa, altri sono impegnati nel mondo del volontariato, altri ancora in politica: è l’immigrazione positiva che fa dell’Italia un paese più ricco da ogni punto di vista». Per ricordarla, e (per una volta) celebrarla, ieri il segretario dem ha voluto incontrare alcuni stranieri la cui storia parla di integrazione riuscita. Un modo per rispondere all’intolleranza e alla demagogia che alimentano episodi come quello della famosa pagina Facebook che invitava alla tortura dei clandestini da cui la Lega si è dissociata ufficialemente.

Europa, 8 settembre 2009

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Sull’argomento segnaliamo questo articolo da L’Unità

“Respingimenti, ecco ciò che si deve sapere”, di Pietro Soldini

In molti si chiedono se i “respingimenti” dei migranti che arrivano nel Mediterraneo sono legittimi o no? Secondo la Convenzione di Ginevra 1951non sono legittimi. Il tratto distintivo di quella convenzione, il suo titolo è esattamente: «no refoulemente », «no respingimento». Se arriva una barca carica di persone inermi che chiedono aiuto tu non puoi respingerla, la devi accogliere, devi identificare le persone, verificare se hanno diritto a chiedere asilo politico o protezione umanitaria, per quelli che eventualmente non avessero questo diritto, tu hai la possibilità di rimpatriarli nel loro paese d’origine e se non è possibile in un «paese terzo sicuro » dove non siano a rischio di incolumità. Ma, si dice, noi «li abbiamo respinti mentre erano in acque internazionali». E dove sta scritto che si possano respingere se stanno in acque internazionali? Non è affatto previsto. Se incroci una barca in acque internazionali, di persone inermi che chiedono aiuto, tu la devi soccorrere e se li prendi a bordo di una nave che batte bandiera italiana, sono nel tuo territorio e devi tutelare il loro diritto d’asilo. Queste sono le norme internazionali che hanno evitato genocidi, persecuzioni, deportazioni e schiavismi che si sono verificati prima dell’entrata in vigore di queste norme e che hanno reso più civile questo mondo contemporaneo. Allora si dice, noi «non possiamo accogliere tutti i disperati e rifugiati del mondo». Infatti non li accogliamo… Nel mondo ci sono 42 milioni di profughi, l’80% di essi si trova nei paesi in via di sviluppo (Asia, Africa ecc…). Solo il 20% – 8 milioni e mezzo circa -, si trovano nei paesi ricchi sviluppati e solo 4 milioni e mezzo stanno in Europa. E però «noi siamo una frontiera europea e quindi l’Europa ci deve aiutare a gestire questo problema perché noi non possiamo essere il paese colabrodo rifugio di tutti i profughi che arrivano in Europa». Non è così perché attualmente in Italia ci sono 47.000 rifugiati (0,7 ogni 1000 abitanti. In Germania ce ne sono 580.000 più di 7 ogni 1000 abitanti). Nel Regno Unito ce ne sono 290.000 (quasi 5 ogni 1000 abitanti) in Francia ce ne sono 160.000, nei Paesi Bassi 80.000 ecc. Quindi noi siamo il Paese che accoglie di gran lungamenoe quei pochi li assistiamo male, che si arrangino abbandonati a se stessi e forse è proprio per questo che sono mal visti dall’opinione pubblica. Se l’Europa, così come si è impegnata, farà un piano per distribuire equamente il carico dei rifugiati fra tutti i paesi europei, non potrà che chiedere all’Italia di accoglierne un numero più alto. Se fossero confutati questi dati sarei disponibile a cambiare idea, invece il Governo insiste, nonostante i richiami, sulla strada della violazione del diritto internazionale, parte integrante della nostra Costituzione democratica

L’Unità, 8 settembre 2009