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“Taranto, il Tar boccia la Provincia ‘Niente donne, assessori da rifare'”, di Lello Parise

Una giunta provinciale azzerata “in nome della legge” tre mesi dopo avere vinto le elezioni. In Italia non capitava da mai. Non ci sono donne tra i dieci assessori dell’amministrazione di Taranto ed ecco perché i giudici del Tar di Lecce decidono il rientro ai box della squadra di centrosinistra guidata da Gianni Florido, a cui danno un mese di tempo per rimediare all’errore. L’ex leader della Cisl nella capitale dell’acciaio dovrà «assicurare la presenza di entrambi i sessi» come prevede, del resto, lo statuto della stessa Provincia: si tratta di «una tipica obbligazione» che «non può essere derogata dagli accordi politici».

«La verità è che la donna nasce precaria» s’increspa, per la rabbia, la voce di Franca Rame. La moglie di Dario Fo è amareggiata: «Non basta scegliere una donna in più o in meno. Il guaio è che, a differenza del resto d’Europa, non riusciamo a concepire l’importanza della presenza femminile e non solo nella politica».

Il Pd, partito di Florido, è in subbuglio. Nel frattempo è il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna ad alzare la voce: «Un buon amministratore, un politico attento, dovrebbe mostrare sensibilità nei confronti delle donne e garantire un’adeguata rappresentanza della componente femminile in ciascun organismo a prescindere dalle quote rosa, che a me non sono mai piaciute». A scuotere la testa è il capogruppo dei senatori democratici, Anna Finocchiaro: «Mi sembra chiaro che ci sia ancora da lavorare per garantire nella politica le pari opportunità». Il fatto è che così come vanno le cose, «lo strumento delle quote continua ad avere una stringente utilità» conclude la Finocchiaro.

Già, come vanno le cose? Un anno fa, sempre in Puglia, era stato il Tar di Bari ad “ammonire” il sindaco di Molfetta: Antonio Azzollini, restio evidentemente ad avere donne nell’esecutivo comunale. Al senatore del Pdl i magistrati avevano imposto nel giro di otto giorni di correre ai ripari: adesso una donna c’è. Un anno più tardi, il caso Taranto. Ma non c’è traccia di donne nemmeno alla Provincia di Ascoli Piceno targata centrodestra. «Insomma se Taranto piange, Ascoli Piceno non ride» spiega Emma Bonino, vicepresidente del Senato, che aggiunge: «Questa la dice lunga sull’arretratezza culturale, oltre che politica, che ancora domina i partiti, di destra o di sinistra, nel centro-nord come nel centro-sud».

La qual cosa non appare consolante. Né per l’ex ministro pd delle Pari opportunità, Barbara Pollastrini: «Finalmente un po’ di giustizia». Né per il deputato Paola Concia, che maledice «il Paese misogino, in cui le donne per vedersi riconosciuti i propri diritti ormai sono costrette a ricorrere al tribunale». Il senatore Patrizia Bugnano, coordinatrice delle donne dell’Italia dei valori, taglia corto: «A volte la politica si distrae». Alla fine è il segretario dei riformisti Dario Franceschini a non girare attorno alle parole: «La sentenza è giusta ed è anche un monito per la politica perché non ci dovrebbe essere bisogno di sentenze».

Il Tar accoglie il ricorso presentato dall’avvocato Nicola Russo, presidente del comitato Taranto Futura (duemila simpatizzanti): «Con Florido ce ne vorrebbero almeno tre di donne, non una. Purché alla fine non se ne escano con nomi di escort o veline…».

La Repubblica, 25 settembre 2009

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“Giunta tutta al maschile. E il Tar la annulla”, di Claudia Terracina

ROMA. Non ci sono donne nella giunta provinciale di centrosinistra di Taranto, ma solo dieci assessori maschi, e il Tar di Lecce la bolla come «illegittima» perché non rispetta le quote rosa così come dispone il regolamento dell’ente Provincia. La decisione del Tribunale amministrativo è arrivata dopo il ricorso del comitato “Taranto Futura”. I giudici, scrive il “Corriere del Mezzogiorno”, hanno accolto l’istanza proposta con il ricorso e ordinato al presidente della Provincia «di procedere alla modificazione della giunta in modo tale – si legge nel dispositivo – da assicurare la presenza di entrambi i sessi».
Ora il presidente dell’amministrazione provinciale, Gianni Florido, del Pd, ha trenta giorni per obbedire ai giudici e adeguarsi allo statuto stesso dell’ente, che all’articolo 48 recita: «Il presidente nomina i componenti della giunta, tra cui il vicepresidente, secondo le modalità previste per legge e nel rispetto del principio delle pari opportunità, sì da assicurare la presenza di entrambi i sessi».
«Mi adeguerò a una norma che peraltro condivido e che ho fatto cambiare io nello Statuto. Farò in modo di rappresentare il genere femminile nella giunta, mi sono sempre battuto per i diritti civili. Non sono certo un maschilista, sono stati i partiti a ritirare all’ultimo momento le donne che dovevano diventare assessori», promette Florido, che comunque sa bene che, in caso di inadempienza, la giunta decadrebbe.
Grande lo scandalo nel Parlamento e nel governo, nella maggioranza e nell’opposizione. A cominciare dal leader del Pd, Dario Franceschini, che loda «la giusta sentenza, perché è anche un monito alla politica».
Plaude alla decisione del Tar anche il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, secondo la quale «un buon amministratore, un politico attento, dovrebbe mostrare sensibilità nei confronti delle donne e garantire una adeguata rappresentanza della componente femminile in ciascun organismo, a prescindere dalle quote rosa alle quali sono sempre stata contraria». Pare però che l’esclusione delle donne dalle amministrazioni sia un vizio bipartisan. La verde Loredana De Petris e la vice presidente del Senato, Emma Bonino, infatti rivelano «che anche la giunta provinciale di Ascoli Piceno, retta dal centrodestra, è composta da soli uomini».
«La situazione di Taranto è solo la punta dell’iceberg», accusa la Bonino, la quale si dice certa che «se solo i presidenti di giunta facessero un po’ di outing si scoprirebbe che si tratta di una realtà molto più estesa in tutto il Paese. La situazione nelle Province di Ascoli Piceno e di Taranto la dicono lunga sull’arretratezza culturale, oltre che politica, che ancora domina i partiti, di destra o di sinistra che siano, nel Centro-Nord come nel Centro-Sud».
E la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, si duole «che tutto questo sia avvenuto nell’ambito del centrosinistra. Il Pd ha principi solidi e regole su questo che dovrebbero valere anche quando si tratta di costruire Giunte o amministrazioni», assicura, constatando che «lo strumento delle quote, che io mi sono sempre augurata potesse essere transitorio, continua ad avere una stringete utilità».

Il Messaggero, 25 settembre 2009

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