Giorno: 3 Gennaio 2010

"Perché si riabilita Craxi", di Alessandro Gilioli

Si è sottratto alla giustizia. Voleva una riforma della Costituzione. E si considerava un perseguitato. Così, nel decennale della scomparsa, il fantasma di Bettino viene usato per gli interessi del Cavaliere. Il 19 gennaio prossimo, si sa, ricorre il decennale della morte di Bettino Craxi: ma, già nelle settimane precedenti l’anniversario, il fantasma del leader socialista ha iniziato a circolare parecchio nei palazzi della politica. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha proposto di onorarne la memoria con una via o un parco. Una cerimonia si svolgerà al Senato, presenti le alte cariche dello Stato. Un’altra commemorazione si terrà a Hammamet, dove Craxi è scomparso. Il regista Marco Bellocchio ha annunciato un film su di lui. I figli Bobo e Stefania, seppur divisi da rancori personali e contrapposizioni poitiche (lui sta con il centrosinistra, lei con il Pdl) appaiono su giornali e in tivù a ricordare a tutti la “modernità” del pensiero “lib-lab” del padre. Il giudizio su Craxi politico, naturalmente, dovrebbe appartenere ormai più agli storici che ai politici: ed è materia semiaccademica capire …

Giuseppe Graviano: i segreti, le bugie e le trattative di "Madre Natura", di Nicola Biondo

A Giuseppe Graviano è sempre piaciuto mandare messaggi. Lo ha fatto nei modi consoni ad una capomafia: minacciando e blandendo. L’ultima sua apparizione pubblica dell’11 dicembre scorso al processo dell’Utri è emblematica: parlerà quando starà meglio. Nè una conferma nè una smentita a Gaspare Spatuzza che ha fatto i nomi di Berlusconi e dell’Utri come garanti di un patto con la mafia. Ma Giuseppe Graviano, condannato per le stragi del ‘92-’93, uscito da poco dall’isolamento, nell’estate del 2002 è stato tra i protagonisti di un fitto carteggio, forse di una vera e propria trattativa, che oggi secondo alcuni ha ripreso quota. Il 14 luglio 2002 Graviano scrive una lettera a Fifetto Cannella, anche lui al 41bis per le stragi. «Ma è più importante la Cappella Sistina o il museo Egizio di Torino?», chiede il boss. Cosa ha in mente Madre natura? (Come viene chiamato dai picciotti a lui più fedeli). La risposta degli apparati di sicurezza è immediata: l’8 agosto, vengono rafforzate le misure di controllo in Vaticano. In quella stessa estate del 2002 sono …

“Cambiamo l’articolo 1 della costituzione!”. Anno nuovo, Brunetta vecchio. Alt dal PD

Prima intervista del 2009 per il ministro. Per lui repubblica democratica fondata sul lavoro non significa nulla! Migliavacca e Letta rispondono : “No. Dal centrodestra proposte confuse, maggioranza e governo si chiariscano”. Chiti: “La modifica della prima parte della Carta non è all’ordine del giorno. Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla”. Intervistato da Libero il 2 gennaio 2009 il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha cominciato l’anno con un’intervista che conferma la sobrietà del suo stile e la profondità delle sue affermazioni, mostrando di aver compreso a fondo il messaggio del Capo dello Stato di fine anno che invitava tutti a collaborare per riformare la seconda parte della Costituzione. Sostiene Brunetta che la parte valoriale della Costituzione ignora “temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito, è figlia del clima del dopoguerra. Adesso siamo in un’altra Italia. Fermi restando i principi fondamentali, nei quali tutti ci riconosciamo, bisogna avere allora il coraggio di parlare anche della prima parte della Costituzione. E …

"Berlusconi deve dare una risposta a Napolitano", di Eugenio Scalfari

Come tutti i discorsi chiari e complessi, quello indirizzato agli italiani la sera dell’ultimo giorno dell’anno dal presidente Napolitano è facile e al tempo stesso molto difficile da commentare. Ha parlato per poco più di venti minuti. Non ha tralasciato alcuno dei temi che interessano i cittadini. Tutti i cittadini, da lui esplicitamente nominati: gli uomini e le donne, i vecchi e i giovani, i lavoratori e gli imprenditori, i volontari, i militari, le forze di polizia, gli studenti, i docenti, i magistrati, i liberi professionisti, i residenti all’estero, gli immigrati. Insomma tutti, ma soprattutto i giovani, i lavoratori e il Mezzogiorno. Queste sono dunque le priorità scelte da Napolitano e sulle quali egli ha richiamato l’attenzione della pubblica opinione; è stato lui stesso a dircelo con il suo messaggio alla nazione. Ma questa è soltanto la prima segnalazione che emerge dalle sue parole. La seconda segnalazione emerge dall’ordine in cui sono disposti gli argomenti; ordine non casuale perché quel discorso è calibrato fin nelle virgole anche se è intriso di passione civica e intellettuale. …

"Statali, donne in pensione più tardi. In 3.500 restano in servizio", di Mariolina Iossa

Scattano i nuovi requisiti: a riposo con 61 anni. Entro il 2018 il tetto a 65. Risparmi per 2,5 miliardi destinati alle politiche sociali. Sono 3.500 le dipendenti statali che non potranno andare in pensione nel 2010 e dovranno restare al lavoro per un altro anno. Sono 3.500, secondo i nuovi conti fatti dall’Inpdap, sulle 6 mila che avrebbero raggiunto i requisiti a fine dicembre 2009 secondo la vecchia normativa. Da ieri sono entrate in vigore le nuove norme, che portano l’età pensionabile delle dipendenti della pubblica amministrazione da 60 a 61 anni fino ad arrivare nel 2018 a 65 anni al pari degli uomini, con l’aumento di un anno ogni due. La legge è stata approvata prima dell’estate per adeguare l’Italia, ha sempre sostenuto il governo e in particolare il ministro Brunetta, a una direttiva europea che parifica i criteri pensionistici tra uomini e donne, e dopo il pronunciamento della Corte di giustizia europea. Ma sono state molte le polemiche che hanno preceduto quel provvedimento e durante il dibattito che ne è seguito si …

"Una tassa sul privilegio", di Tito Boeri

Nell´attesa di conoscere il progetto del Ministro, vorrei proporre un criterio molto semplice cui ispirare la riforma: bisogna tassare di più i più ricchi e meno chi lavora a bassi salari. Proviamo a crederci: il 2010 sarà “l´anno delle riforme”, come annunciato solennemente dal nostro Presidente del Consiglio. Ma quali? Uscendo dalla crisi più dura del Dopoguerra non si può che pensare prioritariamente all´economia. Sin qui le uniche misure economiche calendarizzate dall´esecutivo sono quelle rimaste fuori dalla Finanziaria, gli incentivi per i consumi e i bonus per la rottamazione di automobili, elettrodomestici e cucine. Per chiamarle riforme ci vuole, Ninetta mia, tanto, troppo coraggio. Prima della pausa natalizia, il ministro Tremonti ha tuttavia annunciato che «è arrivato il tempo di pensare alla riforma fiscale». Evviva. Vuol dire che non è più tempo di interventi estemporanei e fra di loro contraddittori sul nostro sistema tributario, è finita l´era in cui si cambiano solo i nomi delle imposte (dall´Irpef all´Ire, dall´Irpeg all´Ires) e in cui le tasse si moltiplicano, di legislatura in legislatura. Nell´attesa di conoscere il …

Class action: Codacons contro colossi bancari

Sarà il Codacons a presentare la prima class action italiana, che riguarderà il settore bancario. «Proprio oggi, data di entrata in vigore dell’azione collettiva nel nostro paese, il Codacons ha notificato due citazioni in Tribunale contro due colossi bancari: Unicredit e Intesa Sanpaolo». In una nota il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi annuncia di essere il firmatario della prima class action italiana. «L’azione poggia sulle rilevazioni dell’Antitrust secondo le quali le banche avrebbero compensato l’eliminazione della commissione di massimo scoperto introducendo nuove e più costose commissioni a carico degli utenti, anche 15 volte più care rispetto al massimo scoperto» spiega il Codacons. Un comportamento che l’associazione definisce «illegittimo che produce un danno economico ingente ai consumatori, come dimostrato anche dall’Autorità della concorrenza e del mercato». Di qui la class action notificata al Tribunale di Torino (per Intesa SanPaolo) e a quello di Roma (per Unicredit) contro le due maggiori banche italiane. «Se i giudici dovessero accogliere le istanze dell’associazione – conclude il Codacons – migliaia di correntisti dei due istituti potranno aderire alla class …