Giorno: 5 Gennaio 2010

"Ispra, tutto rimandato. I ricercatori non scendono", di Felicia Masocco

Ci sono volute 42 notti sul tetto e la scadenza di altri 230 contratti, ma alla fine il ministro Prestigiacomo ha aperto un tavolo per i precari dell’Ispra. È convocato per lunedì. Nell’attesa loro restano sul tetto. Ha aspettato un mese e mezzo per pronunciarsi, alla fine il ministro Stefania Prestigiacomo ha detto la sua sull’Ispra, l’istituto per la ricerca e la protezione ambientale cui il suo ministero, di concerto con il Tesoro e la Funzione Pubblica, ha tagliato le prospettive e, nel 2009, 480 contratti. Dopo 42 notti passate dormire sul tetto dell’istituto, ieri una delegazione di ricercatori è stata ricevuta dalla titolare dell’Ambiente, la quale si è difesa snocciolando una serie di cifre e smentendo di aver abbandonato la ricerca, accusa che le viene mossa da ogni dove. A riprova della buona volontà, la convocazione per lunedì prossimo di un tavolo tecnico al ministero per tentare una soluzione. Sarà l’occasione per i ricercatori di presentare le loro cifre che differiscono da quelle del governo. Almeno fino ad allora, dal tetto non scenderanno e …

Governo riferisca su Iran e bomba procura Reggio Calabria

Il Gruppo del Partito democratico ha chiesto al governo di riferire al più presto sulla crisi interna iraniana e sulla bomba contro la procura di Reggio Calabria. “Il governo venga il prima possibile a riferire circa quanto sta accadendo in Iran” ha chiesto il deputato democratico Roberto Giachetti. Intervenendo nell’aula di Montecitorio Giachetti ha ricordato che le notizie parlano “di un numero di morti che oscilla tra gli otto e i quindici” e che “sono certamente migliaia gli arrestati” tra i riformisti. Giachetti ha citato “una intervista del ministro degli esteri Frattini in cui lo stesso ministro affermava che era sbagliato chiudere tutte le porte al regime di Teheran ed è necessario tendere la mano. Ci interessa sapere – ha detto Giachetti – quale sarà la linea di condotta del governo, cosa sta facendo il governo e quali sono le iniziative per interrompere il massacro che sta avvenendo a Teheran”. Subito dopo a prendere la parola in aula è stata la deputata democratica Sesa Amici che ha chiesto al governo di riferire al più presto …

"Ronde, tanto rumore per nulla", di Fabio Poletti

Molti gli annunci, ma nelle prefetture da Milano a Trieste non arrivano le domande. L’unica ronda visibile a Milano per ora, è quella di «Porta Volta»: Aldo, Giovanni e Giacomo con basco, gonnellino kilt e carriola, che impazzano alla tv da Fabio Fazio. In Prefettura è arrivata una sola domanda, quella dei poliziotti in pensione riuniti nell’Api, a libro paga di Palazzo Marino per controllare scuole e parchi. Presto ne arriverà un’altra dell’associazione «Milano più sicura», l’ex ronda di militanti leghisti di via Crema e piazza Trento che, smessa la casacca verde come impone la legge firmata dal ministro dell’Interno Maroni, si presenta con nuovi colori ma con la stessa testa. Sarà perchè non se ne parla più, sarà perchè gli indici della criminalità sono in discesa, sarà pure perchè le regole per molti sono troppo restrittive, malgrado mille annunci e mille aspettative le ronde di mezzanotte fanno fatica a decollare. Gli ottomila cittadini delle ronde, di cui parlava dieci anni fa il parlamentare della Lega Mario Borghezio sembrano un miraggio. Se si esclude Bari …

"L'articolo che non piace a Brunetta", di Ernesto Maria Ruffini*

Dice Brunetta: «Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla». Dispiace che un ministro della Repubblica, ma prima ancora un nostro concittadino, non sia riuscito a comprendere il significato, l’importanza ed anche la bellezza dell’art. 1 della nostra Costituzione. Proviamo ad aiutarlo, allora, magari con le parole dei Padri costituenti. Il primo articolo della Costituzione rappresenta il nostro biglietto da visita: l’Italia è una Repubblica e una democrazia. «Vuol dire semplicemente che, se domani l’Assemblea nazionale nella sua maggioranza, magari nella sua unanimità, abolisse la forma repubblicana, la Costituzione non sarebbe modificata, ma distrutta» (Piero Calamandrei, 4 marzo 1947). Non solo una Repubblica democratica, ma una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il lavoro inteso in tutte le sue forme e non solo «nelle sue forme materiali, ma anche in quelle spirituali e morali che contribuiscono allo sviluppo della società» (Meuccio Ruini, 6 febbraio 1947). «Questo il senso della disposizione: un impegno del nuovo Stato italiano a immettere nell’organizzazione sociale, economica e politica del Paese quelle classi lavoratrici che furono …

"Italia 2020: la ricetta del governo è il familismo", di Marco Albertini

Il modello che il governo propone per l’Italia del prossimo futuro è ancora quello di una famiglia in cui la generazione dei nonni aiuta ad accudire i nipoti, per permettere ai neogenitori di rimanere sul mercato del lavoro. In cambio, figlie e nuore si prenderanno cura degli anziani quando diventeranno non autosufficienti. Per le famiglie si prevedono dunque obblighi formali di assistenza, senza però dare loro un adeguato sostegno economico e di servizi. E quindi senza raggiungere l’obiettivo primario: accrescere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. “Sempre più numerose sono le famiglie nelle quali gli anziani, coabitanti o meno, offrono il loro aiuto nelle azioni di accompagnamento e di assistenza dei minori, assicurando così alla donna la possibilità di partecipare al mercato del lavoro, oppure mettono a disposizione la loro pensione nella vita familiare. E nello stesso tempo trovano nelle famiglie la risposta ai loro bisogni e alle loro paure. È questo il patto intergenerazionale che vogliamo promuovere”. Così sostiene a pagina 15 il recente documento congiunto del ministero del Lavoro e delle …

"L'insana giugla dei saldi", di Marco Deaglio

Code per entrare nei negozi; code alle casse per pagare; code sulle autostrade che portano agli outlet, i nuovi centri commerciali. Telegiornali zeppi di immagini di consumatori affannati ma contenti che dichiarano di aver fatto un «buon affare» aspettando, per acquisti importanti, che passasse il Natale e pagando così borse, scarpe e vestiti a prezzo di saldo, ossia sensibilmente di meno di una settimana fa; e di negozianti che non nascondono la soddisfazione per aver allontanato la temibile prospettiva di un magazzino rigonfio di oggetti non venduti. Di fronte a un simile spettacolo ci sono due motivi di perplessità. Il primo, di carattere generale deriva dalla constatazione che le code sono quasi sempre indizio di disfunzioni del mercato e che quelle dei saldi segnalano distorsioni nel meccanismo delle vendite e non sono certo il sintomo di un consumo equilibrato. Il secondo motivo di perplessità assume la forma di una domanda ingenua: invece dei saldi sempre più frequenti, che oggi si svolgono in svariati periodi dell’anno, non si potrebbe procedere a un permanente, sia pur più …

"Sos ricerca, lo Stato taglia i fondi e le imprese corrono in soccorso", di Valentina Arcovio ed Emanuele Perugini

Con solo l’1% del Pil siamo tra gli ultimi in Europa, ma qualche speranzaarriva ora dalle aziende che hanno speso 9.545 milioni sui 18.231 totali. Lo Stato taglia e le imprese tamponano. Fino a qualche tempo fa era davvero impensabile immaginare che i privati investissero in Ricerca & Sviluppo molto più di quanto facessero le istituzioni pubbliche. Eppure, si deve proprio a loro la piccola fiammella che brilla, seppur debolmente, in quel tunnel buio in cui è stata relegata la ricerca in Italia. Si deve a quei 9.545 milioni di euro, sui 18.231 milioni totali, che le imprese investono in R&S se oggi c’è ancora la speranza di poter risalire lentamente nella classifica dei paesi più virtuosi. «Le imprese italiane – commenta Nicoletta Amodio, dirigente Ricerca e innovazione di Confindustria – credono di più nella ricerca. Lo dimostrano i recenti dati Istat. Negli ultimi anni i loro investimenti sono cresciuti significativamente, merito degli sgravi fiscali ma anche di una maggiore maturità del settore». Tant’è che il 90 per cento della spesa delle imprese in R&S …