cultura

Fondazioni Liriche: Ventura, “Vi spiego la battaglia del PD”

Il vicepresidente vicario dei deputati PD e parlamentare fiorentino: a fianco della cultura, contro il decreto

“Dal pomeriggio di mercoledì, notti comprese, siamo stati in aula per la seduta fiume per il decreto sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. Il PD ha combattuto e combatte contro il decreto, strumento improprio, che dà una ingiusta delega al governo, su fondazioni diritto privato, che statalizza le fondazioni, precarizza il lavoro e getta nell’incertezza la vita professionale dei lavoratori delle fondazioni e mette un’ipoteca sulla qualità delle produzioni. Per questo il nostro no”. Lo dice Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati del PD e parlamentare fiorentino.
“Avevamo di fronte due scenari – spiega Ventura:accettare l’ennesimo voto di fiducia senza alcuna possibilità di far decadere il decreto fare in modo che la Camera potesse esercitare il suo ruolo fino in fondo e cercare di ridurre il danno inferto alla cultura e ai suoi lavoratori dal decreto.
Il Partito Democratico ha espresso la contrarietà al decreto ed è riuscito a modificarlo in alcune sue parti:

Pur rimanendo tutte le riserve sul provvedimento, tanto da confermare il voto negativo sulla conversione del decreto-legge, tuttavia, grazie a un attento e proficuo lavoro emendativo, siamo riusciti ad introdurre delle modifiche che hanno ridotto il danno per la lirica italiana e per i lavoratori del settore.

Con l’emendamento 1. 36. si è inteso scongiurare che venisse travolto lo spirito della riforma del 1996, che ha trasformato gli enti lirici in Fondazioni di diritto privato, valorizzando il contributo congiunto delle risorse economiche pubbliche e private.

Con l’emendamento 1. 42. abbiamo sancito il principio della responsabilità dei massimi vertici gestionali delle fondazioni, sovrintendente e consiglio di amministrazione, circa il rispetto dei vincoli e dell’equilibrio di bilancio.

Con l’emendamento 1. 43. siamo riusciti ad eliminare una assurda e demagogica disposizione che avrebbe voluto imporre un tetto massimo ai cachet degli artisti ingaggiati dalle fondazioni. Una norma del genere avrebbe impedito di poter avvalersi dei più prestigiosi nomi della lirica e della musica internazionale nelle produzioni nazionali.

Con l’emendamento 3. 65. così come riformulato in Aula, abbiamo scongiurato che si affermasse il principio per cui si potesse decurtare del 25 per cento, a posteriori, il trattamento economico aggiuntivo, derivante dalla contrattazione integrativa aziendale (pari a una decurtazione netta del 12/15% dello stipendio) per i lavoratori della lirica. Un pericoloso precedente, che avrebbe potuto rappresentare il presupposto per ulteriori interventi legislativi volti a mettere in discussione i diritti acquisiti dei lavoratori. Gli stipendi in essere non si toccano e per il futuro si rinvia alla contrattazione nazionale e integrativa.

Infine, con l’emendamento 8. 9. abbiamo evitato che venisse cancellata la legge 800 del 1967, l’unica legge italiana in materia di musica, che al suo articolo 1 sancisce “Lo Stato considera l’attività lirica e concertistica di rilevante interesse generale, in quanto intesa a favorire la formazione musicale, culturale e sociale della collettività nazionale”.

Il provvedimento è stato inoltre modificato in 2 punti, con emendamenti parzialmente accolti, e che riguardano i diritti dei lavoratori:

1) Art. 3 comma 1: slitta di 1 anno, dal 2011 al 2012, il divieto delle prestazioni di lavoro autonomo rese dal personale.

2) Art. 2 comma 1: viene cancellata la norma che prevedeva l’intervento del Ministero dei Beni Culturali nella scelta della rappresentanza datoriale al tavolo per il Contratto Collettivo nazionale”.

Voglio ricordare che il comma 5 e le altre misure che prevedono assunzioni di personale a tempo determinato o indeterminato hanno ricevuto parere negativo dalla Commissione Bilancio ai sensi dell’art. 81 comma 4 della Costituzione, sulla base della relazione della Ragioneria Generale dello Stato”.
Mi sono dilungato – conclude Ventura – perché volevo dare il senso della nostra battaglia a fianco della cultura, vera Cenerentola di questo esecutivo”.

******

Lirica. Pd, abbiamo condotto una battaglia per la difesa dei lavoratori

“È stato approvato un importante emendamento del Pd, riformulato dalla commissione Cultura, che ha impedito la riduzione del 25% del trattamento economico in atto derivante dalla contrattazione aziendale dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche. Originariamente il governo aveva proposto una decurtazione del 50% di questi trattamenti, al fine di perseguire l’obiettivo della sostenibilità finanziaria delle fondazioni. Il Pd ha condotto una battaglia coerente tesa alla difesa e al miglioramento delle condizioni dei lavoratori. La nuova formulazione concordata con tutti i partiti di maggioranza e opposizione fa salvi i livelli retributivi acquisiti dalla contrattazione nazionale e aziendale e prevede, per eventuali trattamenti economici aggiuntivi, la loro erogazione solo in casi di pareggio di bilancio. Quest’ultima norma avrà effetto fra due anni. Si tratta di un risultato importante che corregge positivamente e concordemente la posizione iniziale del governo”.
Lo dicono Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro, e Emilia De Biasi deputata Pd in commissione Cultura.

******
Fondazioni liriche: Soro (Pd), noi privilegiamo il merito, l’Idv la propaganda

“È inaccettabile l’accusa di malafede che ci rivolge Italia dei valori”. Lo ha affermato in Aula il deputato Democratico Antonello Soro durante la discussione sulle Fondazioni liriche.

“Ieri – spiega – c’erano due possibilità: convertire un decreto-legge che a noi non piaceva attraverso un voto di fiducia, o intervenire in un processo emendativo e ridurre il danno, per fare un decreto migliore di quello approvato del Senato. L’Idv ha scelto la strada di un’opposizione frontale finalizzata soltanto a favorire la decisione da parte del Governo di porre la fiducia. È evidente che questa strada noi non l’abbiamo condivisa e non la condividiamo. Alla base della scelta – aggiunge Soro – ci sono due idee di opposizione diverse, non sempre coincidenti. Il Pd non ha assecondato l’interpretazione secondo la quale l’Idv avrebbe sviluppato questa grande opposizione ostruzionistica per coprire altre questioni che la riguardavano ma, se per questo il partito di Di Pietro s’illudeva di dettare l’agenda del Pd spostando in là l’asticella, si è sbagliato di grosso