Giorno: 8 Luglio 2010

«Il Pd lancia al governo una sfida concreta sulla tv», di Rognoni Carlo*

Corrado Calabrò ha “la facoltà di fare segnalazioni al governo”. E ieri ha confermato il suo impegno di segnalatore. Per esempio «per un assetto diverso della govemance» della Rai, «svincolato dai partiti, che valorizzi la capacità gestionale e decisionale». Non so se il govemo accoglierà l’invito dei presidente dell’Agcom. Quello che è certo è che la proposta di cambiare subito la govemance della Rai è già entrata nell’agenda del Partito Democratico. Proprio Pierluigi Bersani ne ha parlato prima in una lettera al Corriere della Sera e oggi [ieri, n.d.r] ne parlerà in una conferenza stampa. Si tratta di una proposta seria, concreta, realizzabile. Intanto è molto chiara e si muove nella logica di riportare una grande azienda nell’alveo del codice civile: nominare un amministratore delegato indicato dal Tesoro, votato dai due terzi diun Consiglio di amministrazione espresso dalla Vigilanza ma anche dalle regioni e dai comuni. Affidare a questo manager il compito di preparare entro i primi 180 giorni un piano di riorganizzazione del servizio pubblico. A lui e non al Consiglio come è oggi …

"Lavoro, l´Italia evita il tracollo solo con la Cig", di Barbara Ardù

Ocse: nel 2010 disoccupazione all´8,7%, precario un giovane su due. Salari, siamo in coda. Eurostat: nel primo trimestre Pil +0,4%, meglio di Francia, Germania e Gran Bretagna. “La crisi ha distrutto 17 milioni di posti di lavoro nei paesi industrializzati” ROMA – Non ci sono morti né città da ricostruire, ma la crisi economica ha spazzato via posti di lavoro come fosse passata una guerra, in tutto 17 milioni nei paesi industrializzati. E se l´Italia ne è uscita meglio di altri è solo perché la cassa integrazione ha limitato i danni. È un bollettino di perdite il rapporto annuale dell´Ocse presentato ieri a Parigi: il tasso medio di disoccupazione nei 31 paesi monitorati è arrivato al limite minimo dal dopoguerra, l´8,6% (con l´Italia all´8,7). Un vantaggio, quello italiano, che rischia però di rivelarsi effimero: senza il ricorso agli ammortizzatori sociali, le cui domande tra l´altro continuano a salire, la disoccupazione a maggio 2010 sarebbe salita al 12%. Lo dice l´Ocse e lo ricorda la Cgil, che chiede da tempo al governo un prolungamento del sostegno …

«La scuola ha i capelli grigi, in cattedra prof cinquantenni», di Salvo Intravaia

Docenti sempre più anziani. Anche i precari hanno un’età elevata. E solo 13 giovani su cento diventano di ruolo ROMA – Per la prima volta, la scuola italiana è over 50. Il dato emerge rielaborando i numeri relativi all’anno scolastico 2009/2010 del ministero dell’Istruzione. Rispetto all’anno precendente l’età media degli insegnanti è ulteriormente cresciuta superando, probabilmente per la prima volta da quando esiste la scuola pubblica nel nostro Paese, la soglia “psicologica” dei 50 anni. Nel dopoguerra, la penuria di laureati consentiva l’accesso alla cattedra anche ai diplomati. Per le maestre di materna ed elementare è stato così fino a pochi anni fa. Poi sono arrivate le Ssis (le Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario), di durata biennale, e i corsi triennali di Scienze della formazione primaria. E oggi per i quasi 8 milioni di alunni italiani incrociare prof giovani è diventato sempre più difficile: gli under 30 sono ormai una specie rara e i non più giovanissimi under 40 rappresentano una minoranza. I numeri lo confermano. Nel 1998 l’età media degli insegnanti superava appena …

"«Gelmini ripensaci» Cinquecento no al ddl", di Roberto Ciccarelli

Vogliono difendere il ruolo dell’università pubblica contro il disegno di legge Gelmini e i tagli della manovra finanziaria, si schierano al fianco delle migliaia di ricercatori che si asterranno dalla didattica non obbligatoria, protestano contro l’infinito precariato della ricerca in Italia e promettono il rinvio dell’inizio delle lezioni il prossimo anno accademico. Quello firmato da quasi cinquecento docenti è il primo documento dei filosofi e dei giuristi italiani a due anni dall’inizio delle mobilitazioni contro le politiche governative sulla ricerca. «Massimo Cacciari l’ha definito un documento troppo poco autocritico, altri hanno detto il contrario – afferma Mario Dogliani, docente di diritto costituzionale all’università di Torino e vicepresidente del Centro per la riforma dello stato, uno degli autori dell’appello – Noi abbiamo scelto di denunciare il silenzio del mondo accademico che è paralizzato da un senso di colpa collettivo». Da cosa deriva? Dalla consapevolezza che l’università ha utilizzato male la propria autonomia e dalla sistematica denigrazione fatta dalla stampa, e anche dalle forze di sinistra, che l’hanno considerata un luogo del malaffare. Tutti sanno che non …

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"Le tasse, la corruzione e la democrazia", di Guido Crainz

Lo sciopero della stampa pone al paese una domanda ancor più generale: è possibile continuare in questo modo? E´ possibile continuare a subire un deterioramento così accentuato e rapido del rapporto fra potere politico e cittadini? Una violazione così esplicita di regole consolidate, di norme essenziali, di principi costitutivi? Una violazione, va aggiunto, che il governo ha deciso di imporre anche se le sue argomentazioni erano sin dall´inizio poco credibili, spesso intessute di falsificazioni aperte (si pensi alle cifre sul numero degli intercettati). È ben difficile credere che la legge-bavaglio abbia a cuore la privacy dei cittadini: è quasi più facile convincersi che un anonimo benefattore abbia segretamente pagato la casa dell´ex ministro Scajola. O che ci fosse davvero bisogno di un ministero senza nome né ragione per l´imputato Aldo Brancher, la cui condotta ha illuminato bene il senso di impunità di questo ceto di governo. Più ancora, come ha scritto Stefano Rodotà, quella «legalità speciale» (o illegale) che il governo persegue per consolidare l´eversione quotidiana, lo stravolgimento quotidiano delle istituzioni. Libertà di stampa, autonomia …

«Università, per dire no a tagli e manovra arrivano gli esami in notturna», di Alessandro Giuliani

Dal 13 luglio nelle Facoltà umanistiche della Sapienza interrogazioni tra le 21 e le 5 del mattino. Per i docenti la protesta rispecchia l’inversione di senso della politica del Governo e il nuovo profilo di prof ‘ombra’. Polemico il rettore Frati: iniziativa folkloristica, si guardi invece al 10% dei ricercatori che non produce nulla. Piccata risposta dei diretti interessati. Gli studenti sono con loro. Ma non tutti. Sta entrando nel vivo la protesta dei ricercatori, affiancati da docenti e personale amministrativo accademico, contro l’impianto del disegno di legge Gelmini e ai tagli imposti dalla Legge133/08, confermati dall’ultima manovra Finanziaria varata dal Governo ed ora in discussione nella aule parlamentari: dopo le manifestazioni e le occupazioni dei rettorati, a seguito di sentite assemblea d’ateneo alcune delle maggiori Università italiane hanno deciso di adottare delle forme di protesta alternative a quelle cui eravamo abituati. A capitanare la contestazione non poteva che essere il più grande ateneo d’Europa, quello romano della Sapienza, dove nelle Facoltà umanistiche – Lettere e Filosofia, Studi Orientali, Filosofia e Scienze Umanistiche – nel …

Dopo gli spot, le botte

Pubblichiamo alcuni commenti sulla manifestazione dei terremotati d’Abruzzo, che hanno ricevuto botte invece che risposte. «La responsabilità delle promesse», di Francesco Merlo MA PERCHE’ sono stati mobilitati i reparti antisommossa per fermare un corteo di terremotati pacifici, senza black bloc e senza giovani rivoluzionari armati di estintori? Le immagini in diretta della benemerita Sky, che non è certo una riedizione di Telekabul ma soltanto si limita a non applicare il “codice Minzolini”, hanno fatto vedere in maniera inequivocabile che la marcia degli Aquilani a Roma era al tempo stesso popolare e ragionevole. Di sicuro, tra molte donne e tanti anziani non c’erano i professionisti del passamontagna, niente sbarre e bastoni, niente bandiere rosse e neppure ghigni e grugni di facinorosi. In generale si sa che i terremotati sono spesso arrabbiati ma raramente pericolosi, e in particolare gli abruzzesi dell’Aquila sono di natura ben più quieti dei sovversivi siciliani del Belice, non sono agitati dalle turbolenze plebee degli irpini e non hanno neppure le durezze calviniste dei friulani. Insomma, da che mondo è mondo, tutti i …