Giorno: 8 Luglio 2010

«Uno sciopero costituzionale», di Federico Orlando

La restaurazione degli anni Trenta si spegne oggi, nella giornata del silenzio, come l’armata di Cambise nel deserto. Quello che fu il più potente esercito del parlamento, con 100 seggi di maggioranza alla camera e 50 al senato, è arrivato in frantumi sugli scogli della Finanziaria e delle intercettazioni. Costretta dal Quirinale a stare nelle regole e votare la manovra entro i termini prescritti (a giudicarla, penseranno gli elettori), la destra eversiva, che ora rinvierebbe il bavaglio sine die, appare in tutta la sua estraneità strutturale alla democrazia. E ne amplia la crisi di struttura: la convocazione dei giornalisti da parte dei sindacati dei militari è figlia non di un’ideologia sudamericana, ma di una esasperazione. L’America latina non c’entra, salvo che per il presidente del consiglio, in cui Bersani riconosce crescenti caratteri alla Chavez. Davanti allo scoglio del federalismo fiscale, spetterà per primo a Bossi spiegare ai suoi talebani e mullah chi abbia sbagliato a misurare la lunghezza del salto: se lui stesso, o il premier o il ministro dell’economia che ha scritto la Finanziaria. …

«Non parlare al manovratore», di Lietta Tornabuoni

La manovra economica e il suo manovratore, il governo, hanno offerto e offrono uno spettacolo molto interessante. Si poteva pensare che per una nazione rimediare 24 miliardi non fosse poi una «mission impossible»: se no cosa dovrebbe fare la Francia, che di miliardi deve tirarne fuori cento? Ma non è così: intorno a quei 24 miliardi è montato un disordine imprevedibile. Il governo manovratore è riuscito a scontentare tutti, a provocare forti reazioni promettendo tagli alle categorie più diverse e inopportune: poliziotti, disabili, professori, che già guadagnano meno di un gatto. Le reazioni sono risultate tanto vive che quei tagli sono stati subito ritirati e si è andati a tagliare altrove. Il primo manovratore, il presidente del Consiglio, non ha voluto ricevere i rappresentanti degli enti locali, che se ne sono assai impermaliti. E perché, poi? Timore, fastidio, paura di lasciarsi convincere? Ma non sarebbe il suo lavoro? Altre idee luminose: far pagare i ticket autostradali anche a chi fa il raccordo anulare romano per andare a casa a mangiare, tagliare le pensioni di invalidità …

«L'entropia dei conti», di Massimo Giannini

L’eroica settimana del “ghe pensi mi” precipita nella prosaica entropia della manovra economica. Berlusconi ha disinnescato la mina Brancher, al prezzo di una penosa rinuncia che ha svelato il patto diabolico tentato sulla pelle delle istituzioni: un ministero ad personam in cambio di un’impunità personale. Ma non riesce a disinnescare la bomba del decretone da 25 miliardi, sul quale si concentrano le tensioni della maggioranza e le pressioni della società. La ragione è semplice. Per un governo non c’è atto politico più costitutivo di una legge finanziaria. E poiché questo governo non ha una proposta politica, non può sperare nel consenso del Paese sulla sua manovra economica. C’è un’evidente confusione “tecnica”, che in queste ore supera i limiti della decenza. In una manovra già nata male, perché iniqua nella distribuzione dei tagli di spesa e incerta nella quantificazione delle voci di entrata, si stanno moltiplicando emendamenti sulle materie più astruse e disparate. A colpi di “refuso” quotidiano, e di blitz notturni di fugaci peones e audaci relatori, si aggiungono e si sottraggono impreviste stangate sulle …

Manovra. Inaccettabile fiducia preventiva

Il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, ha invitato il presidente della Camera Fini a stigmatizzare il comportamento del governo che oggi ha annunciato una doppia fiducia sulla finanziaria. “La manovra -ha dichiarato nel corso della seduta a Montecitorio- non è ancora arrivata in aula al Senato e arriverà tra diverso tempo qui alla Camera e il governo già avverte il bisogno di farci sapere che verrà posta la questione di fiducia. Oggi -ha aggiunto Franceschini- abbiamo avuto la prova di quanto sia difficile la situazione sociale che e sarebbe un errore sottovalutare. Quando in piazza, senza nessuna organizzazione nazionale, ne’ partiti ne’ sindacati, manifestano i disabili, i terremotati dell’Aquila, i lavoratori dell’Eutelia e l’unica risposta è ignorare o occultare attraverso i mezzi di comunicazione, non gestire i problemi diventa una scelta irresponsabile. Fare finta che i problemi non esistano è il modo migliore per far esplodere le tensioni sociali ed è questa esattamente la linea che il governo sta seguendo, un governo che pretende di mostrare i muscoli senza più averli. L’annuncio della fiducia, prima …

Il 9 luglio silenzio della rete, per evitare che possa essere un silenzio definitivo

Questo sito aderisce alla “Giornata del silenzio della rete” Dopo l’esperienza comune fra Lettera 22, Reporter Senza Rete e Articolo 21 per la campagna di comunicazione della manifestazione del 1 luglio a Piazza Navona, le tre associazioni unite hanno lanciato, in collaborazione con la FNSI “La giornata del silenzio della rete”. La protesta contro il ddl Alfano, dopo la manifestazione, si protrarrà in forme e modi diversi: giornali e testate web listate a lutto, il giorno 9 – appunto – la giornata del silenzio. Infine il 29 protesta davanti alla Camera per l’inizio della discussione sul decreto intercettazioni. “Pensiamo che sia importante anche l’adesione di quelle redazioni “sommerse”, spesso informali, che costituiscono l’informazione diffusa nel nostro Paese e che in gran parte viaggia sul web. Un mondo però che, proprio per questa sua specificità, spesso si astiene da queste forme di protesta. – recita l’appello dei promotori lanciato sul web – “Questa volta non sarà così. Non pubblicheremo nulla il giorno 9 se non le nostre considerazioni sulla legge bavaglio. In questo modo sarà chiaro …

«Giorgia rimandata a ottobre», di Mario Lavia

La pessima figura del ministro per la gioventù, la rissa alla camera con i sodali del sindaco di Roma come protagonisti. In questi primi due anni di legislatura di Giorgia Meloni, giovane ministro per la gioventù, non si era parlato molto. Ma ieri si è rifatta, anche se in negativo: il suo provvedimento che stanziava un mare di milioni per “i giovani” è stato rimandato indietro, dall’Aula torna in commissione. Una giornata no, una brutta figura. Eppure la Meloni si era caratterizzata, da vicepresidente della camera nella precedente legislatura, per grinta e astuzia politica, nessun timore reverenziale dallo scranno più alto di Montecitorio nel bacchettare con pesante accento romanesco deputati ben più noti e importanti di lei. Tanto che se ne parlò come di una nuova stella della destra: una destra popolare, legata alla società, frutto di un’antica attitudine militante “di base” eppure in sintonia con i tempi. Troppo in sintonia, forse. Al punto – par capirci – di inserirsi (magari senza tanto entusiasmo) nel corteo dei nuovi fedeli del Cavaliere, a costo di rescindere …

«Le ragioni di un silenzio a malincuore», di Mario Calabresi

La Stampa domani mattina non sarà in edicola, come la maggior parte dei quotidiani italiani, nel tentativo estremo di protestare contro la cosiddetta legge sulle intercettazioni, una legge che consideriamo sbagliata perché non sembra scritta per garantire una maggiore privacy agli italiani (diritto sacrosanto) ma per rendere più problematiche e difficili indagini e inchieste e per diminuire le possibilità dei cittadini di sapere cosa accade. Così abbiamo deciso di aderire a questo sciopero, ma non posso nascondere che lo abbiamo fatto a malincuore, dopo aver proposto e indicato per settimane possibili strade alternative secondo noi più efficaci e valide. Strade che abbiamo sperimentato sulle pagine di questo giornale spiegando con chiarezza ai lettori come la legge in discussione in Parlamento diminuirebbe la loro possibilità di essere informati e di poter giudicare consapevolmente. Siamo convinti che nel momento in cui si denuncia il tentativo di imbavagliare l’informazione, nel momento in cui il presidente del Consiglio invita i cittadini a scioperare contro i giornali lasciandoli invenduti in edicola, la scelta migliore da fare fosse quella di continuare …