partito democratico, politica italiana

«Il film di Berlusconi sta finendo», di Andrea Draghetti

È stata una lunga chiacchierata quella tra il segretario Pier Luigi Bersani e il direttore del Tg2, Mario Orfeo alla Festa dell’Unità di Roma. Dalla crisi economica alla manovra finanziaria del governo, dall’attualità politica fino alle ultime vicissitudini sullo scandalo eolico, Bersani ha evidenziato come il Pd sia pronto alla battaglia parlamentare e pronto a garantire al Paese una valida alternativa di governo.

“Trenta giorni sono lunghi, ci vuole il fisico!”, così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha salutato i volontari della festa romana dell’Unità, terza Festa Democratica, commentando lo sforzo e la passione che ci vuole per rendere un successo la kermesse estiva. “Nel mondo di Internet, dove noi siamo i meglio – ha continuato il leader democratico – è bello guardare la gente all’altezza degli occhi. Questo è un partito popolare”.

La crisi e la manovra finanziaria. Rispondendo alla domanda di Orfeo “cosa avrebbe fatto” il Pd se fosse stato al governo nel momento della crisi economica, Bersani ha ribadito che nella storia recente, il centrosinistra è stato già capace di risolvere situazioni molto difficili. “Quando due anni fa, la crisi era alle porte e tutti i dati dell’economia erano già con il segno meno, il governo si affrettò a dire che sarebbe stata una crisi passeggera senza ricadute sull’economia reale. Quello è stato il periodo dei 3 miliardi buttati per l’Alitalia, in cui venne tolto l’ICI anche ai più ricchi, in cui venne cancellata la tracciabilità dei pagamenti e vennero finanziati gli straordinari. In totale uno spreco tra i 10 e 12 miliardi. Già allora chiedemmo solo due azioni al governo: intervenire sul fisco dei redditi medio bassi per garantire quei soldi nelle tasche degli italiani e ridare slancio ai consumi; un piano generale di piccole opere da far partire in 6 mesi. Nessun Ponte sullo Stretto. Ora c’è da chiedersi, chi aveva ragione? Dove siamo arrivati? Ci propinano una manovra da 24 miliardi fatta con un criterio micidiale. Siamo arrivati a questo punto perché Tremonti non ha governato la spesa corrente, ha favorito l’evasione fiscale e dato nessun stimolo all’economia”.

“La manovra è stata fatta con il righello. Hanno tirato una riga sopra i servizi e una sopra gli enti locali. Le Regioni si ritrovano con 14 miliardi in meno. I trasporti pubblici, gli ammortizzatori sociali, le scuole e gli asili l’anno prossimo chi li paga? Occorreva mettere cacciavite nella macchina! I tagli lineari li fanno gli sfaticati o i bambini. Allora prendiamo un bambino di 10 anni e lo facciamo ministro del Tesoro”.

“Berlusconi mette la fiducia sulla manovra e dice che un atto di coraggio? Bel coraggio ci vuole, siamo alla 33sima fiducia con 100 voti in più! Non è coraggio ma paura della propria maggioranza. Noi garantiamo i tempi del decreto e garantiamo i 24 miliardi, ma ci vuoi permettere di discutere su come e dove migliorare la manovra? Siamo uscendo fuori dal regime parlamentare ed entrando in un altro regime. Il regime delle telefonate”. Così Bersani ha criticato la telefonata tra Berlusconi, Tremonti e la presidente di Confindustria Marcegaglia, in cui è stato deciso di modificare due punti della manovra.

“Quella cosa lì – ha detto Bersani – non mi è mica piaciuta. Non posso sentire che con una telefonata hai tolto due miliardi dalla manovra, mentre impedisci la discussione in Parlamento. E i disabili e i terremotati aquilani dove li metti?”

Intercettazioni e la Giornata del silenzio. Bersani ha ribadito che la battaglia contro il ddl intercettazioni è viva più che mai. “Berlusconi dice che è una legge sacrosanta? Dietro queste parole roboanti ci leggo difficoltà invece. Non dobbiamo dare per scontato l’esito della vicenda delle intercettazioni. Se il testo arriva in Parlamento a Ferragosto noi ci saremo e chiediamo a quelli che nella maggioranza hanno espresso dubbi di essere coerenti là dove si decide perché sulla legalità non può esserci un vincolo di maggioranza”.

Il problema è l’uso improprio delle intercettazioni che violano la privacy delle persone estranee. Per questo occorre trovare un meccanismo di “distruzione” di tutto ciò che esula dal processo. Ma è altrettanto vero che lo scandalo della “cricca esce fuori dalle intercettazioni”.

Il film berlusconiano. “La narrazione berlusconiana prevede solo cieli azzurri” ha dichiarato Bersani. “Non può parlare di crisi e di difficoltà perché Apicella non gli ha dato quell’accordo lì. Non ce l’ha! Parla al telefono di favori a Confindustria ma non riceve i terremotati aquilani”.

“Nel suo film – ha continuato il leader democratico – con il populismo cerca solo il consenso. Ora è possibile che stringerà ancora di più con il populismo con frasi del tipo non ho abbastanza poteri, ne voglio di più. Ma siamo ormai al secondo tempo del film e arriva il compito nostro di dare l’alternativa con un messaggio positivo. Io non so quanto durerà questo secondo tempo ma noi dobbiamo essere pronti e presenti”.

Come sta il Pd?. Per poter rispondere ad una domanda simile Bersani ha voluto guardare il contesto generale in cui il Pd è collocato. “Siamo il secondo partito progressista europeo e insieme a quello tedesco, i primi gruppi parlamentari europei. Tutto questo in una fase di difficoltà enorme del progressismo. Con la crisi mondiale il centrosinistra si fatto trovare impreparato, sulle gambe. Le destre sono stati capaci di cavalcare le paure che portavano a chiusure in comunità sempre più piccole”. Le cose stanno cambiando nel resto del mondo tranne in Europa, perché non è ancora forte un pensiero progressista unitario. In Italia abbiamo i nostri punti di battaglia come la lotta al precariato (costo maggiore del lavoro a tempo rispetto a quello indeterminato), un fisco che sfavorisca le rendite, la scuola, la legalità, l’integrazione e la cittadinanza. “Il 10% dei neonati è figlio di immigrati in Italia. 850mila bambini che non sono né stranieri, né italiani cosa sono?” ha tuonato Bersani.

Anche il Pd ha avuto le sue difficoltà. “Siamo l’unico partito – ha ricordato Bersani – che non è personale e finché ci sono io non lo sarà. Nei partiti non personali ci saranno sempre delle discussioni ma su problemi e non non su scandali”.

Carboni e scandalo eolico. Per Bersani “è allucinante anche il fatto che rispunti un personaggio come Carboni, che stava nel sottoscala della prima repubblica. “Questo è il frutto del ghe pensi mì, delle leggi speciali del fare tutto allo scopo. Sotto l’imperatore si muovono vassalli e valvassori che cercano di far andare le cose come vogliono loro. C’è un problema enorme di trasparenza. Carboni non è stato chiamato e nominato dall’imperatore ma da un feudatario (Denis Verdini ndr). Poi si vede perché in Sardegna abbiamo vinto nelle scorse elezioni amministrative”.

La ricostruzione de L’Aquila. La disperazione dei terremotati abruzzesi ha raggiunto dei livelli impensabili. Dopo che si sono spenti i riflettori, sono tornati, tutti i una volta, i problemi che non erano stati affrontati. Per Bersani è necessario, “attraverso una legge nazionale o regionale, collegare l’emergenza alla ricostruzione: un percorso completo per fare per bene”.

“Qui – ha continuato il segretario del Pd – si è voluto fare il record. Emergenza risolta in tempi record con la Protezione civile. Ma ai locali non è stata dato nessun strumento, leva o responsabilità. E quando la carovana è andata via, i sindaci si sono trovati senza nulla. Dei capipopolo di disperati a richiedere interventi e aiuti per ricostruire. Il Pd non vuole lasciare l’Aquila nel silenzio. I problemi delle tasse da pagare, il lavoro, le macerie, la ricostruzione, fino agli alberghi non saldati, vanno risolti. E questa manovra finanziaria potrebbe intervenire su questi punti”.

da www.partitodemocratico.it