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"Perché non esiste l'opinione pubblica unica", di Ilvo Diamanti

Difficile trovare un´altra epoca nella quale il richiamo al popolo sia risuonato così ossessivo e insistente. Quasi come un rap. Nelle varianti più diverse. La più frequente evoca la “volontà degli elettori”.
Contro cui congiurerebbe la Sinistra, insieme ai suoi complici e alleati. I magistrati, in testa. E, naturalmente, i giornalisti. Le testate della stampa e della tivù che continuano a fare – seriamente – il loro mestiere. Tradotto, nel linguaggio del premier: gettano fango per “ribaltare il voto”. Lo stesso argomento usato dalla Lega contro un´altra Magistratura, il Tar del Piemonte, che ha imposto il riconteggio di 15 mila schede delle ultime elezioni regionali. Che rischiano, così, di essere ripetute. Qui non sono le specifiche vicende, a interessarci. La P3 o la verifica del risultato in Piemonte. Ma, appunto, l´argomento usato. Il tradimento del popolo e degli elettori. Seppure non sia facile capire come potrebbero, la sinistra, i giudici e i giornalisti, impedire al governo di governare. Questione di numeri, visto che nessun governo del dopoguerra ha potuto disporre di una maggioranza tanto ampia. Sulla carta. Perché, alla prova dei fatti, è disomogenea e divisa. Gli alleati poco alleati. Il PdL frazionato e rissoso al suo interno. Ma a questo il premier penserà in agosto. Quando si dedicherà a “rimettere a posto il partito”. Il problema è un altro. Il “fango”, che sporca la credibilità e l´immagine del premier e del governo. Narra una storia diversa da quella ufficiale. Logora il clima d´opinione, come sottolineano i sondaggi. Oggi poco favorevoli al premier, al governo e al suo partito. Il cui gradimento ha toccato i livelli minimi dal 2008. A causa delle pessime condizioni dell´economia e di una finanziaria difficile. Terreno di scontro, anzitutto dentro il governo e la maggioranza. A causa della percezione, diffusa, che questo governo non governi. E che, soprattutto, sia fisiologicamente viziato dal malaffare. Un governo a più livelli. Quello ufficiale non decide, perché le decisioni si prendono altrove, in cerchie segrete, in zone opache. Così, ha osservato Ezio Mauro, il governo appare una sorta di “vascello fantasma”, da cui vengono gettati i corpi dei malati incurabili. I ministri toccati dal male della corruzione. Indifendibili anzitutto perché potrebbero contaminare l´intera nave. Trasmetterle il male oscuro e irrimediabile, per la politica. La “delegittimazione”. In una sola parola: potrebbero modificare l´Opinione Pubblica. Che oggi appare la vera sovrana. Sostituto dell´elettorato. Equivalente del Popolo. In fondo, alla stessa Lega l´inchiesta piemontese dispiace non solo perché ne mette in discussione la vittoria alle regionali. Ma perché rammenta che si è trattato di un successo incerto, avvenuto per pochi voti, pochi decimali. E rende arduo sostenere l´esistenza di “un” Popolo padano, se perfino in Piemonte ha vinto grazie ai voti di due liste ipotetiche.
Il fatto è che l´Opinione Pubblica Sovrana, per essere tale, non può essere “plurale”. È un plebiscito che si celebra ogni giorno, a colpi di sondaggi amplificati dai media, celebrati da giornalisti, certificati da pollster e specialisti. Non uno strumento per capire e orientarsi. Ma una rappresentazione della volontà popolare. Dove la maggioranza (anche molto relativa) di un campione, costituito da 1000 oppure 800 casi, rappresenta “gli italiani”. Tutti. Cioè: il popolo. Così, la diffusa sensazione di un governo che non governa, dove molti, a partire dal premier, si fanno i fatti propri piuttosto che quelli dei cittadini, non compromette solo il clima d´opinione. Ma, soprattutto: ri-disegna l´Opinione Pubblica. Per definizione: unica. Sovrana. Così, per questa sola ragione, potrebbe “cambiare il risultato delle urne”. Senza neppure bisogno di votare. Di fatto. Perché nel nostro tempo si vota una tantum, mentre i sondaggi – che fabbricano l´Opinione Pubblica Sovrana – si realizzano ogni giorno.
Per questo, nonostante una maggioranza parlamentare schiacciante e un esteso controllo sull´economia, sulle istituzioni centrali e locali, oltre che sull´informazione, il governo guidato da Berlusconi appare così debole e vulnerabile. Così insofferente verso gli “altri poteri” che fondano la democrazia. Per quanto costretti in spazi ridotti e limitati. Lui, il depositario principale e, forse, unico dell´Opinione Pubblica Sovrana.
Il che ci spinge a (ri)proporre alcuni avvertimenti, magari scontati, ma che non è inutile ripetere.
L´Opinione Pubblica Unica non esiste. Sicuramente non la misurano i sondaggi (strumenti imperfetti che rilevano “opinioni”). I quali, però, possono essere usati per “costruirla”, soprattutto con l´appoggio dei media.
Per questo, fra i poteri da equilibrare, oggi, Montesquieu inserirebbe sicuramente il sistema dell´opinione pubblica – media, sondaggi, comunicazione. E dubitiamo che apprezzerebbe il grado di concentrazione esercitato in Italia dal Cavaliere. Premier, leader del partito di maggioranza, proprietario del maggiore gruppo mediatico privato e attore influente di quello pubblico.
Tuttavia, il campo dell´opinione pubblica è ampio e diversificato. Gli attori che vi partecipano – e lo possono influenzare – sono molti. Non solo politici e partiti. Ma giornalisti, movimenti, associazioni, comitati, blogger. Intellettuali e specialisti. I magistrati, ovviamente (Pizzorno li definì “garanti della pubblica virtù”). Attraverso vecchi e nuovi media. Giornali, televisioni, internet. Che nessuno è in grado di controllare fino in fondo. È questo il principale anticorpo di cui disponga la democrazia (dell´opinione).
Perché l´opinione pubblica in cui noi crediamo è lo spazio che rende “pubblico” il confronto sulle decisioni di “interesse pubblico”. Uno spazio di partecipazione e di controllo aperto a tutti. Dove nulla è dato per scontato. Dove possibile discutere tutto. E tutti.
A partire da noi stessi.

La Repubblica 18.07.10