attualità, politica italiana

"Berlusconi contro Napolitano. Il veleno dei dossier e il ruolo del Copasir", di Gianni Rossi

C’è odore di marcio e naftalina in questa guerriglia a suon di dossier avvelenati contro il Presidente della Camera, Fini, e le minacce di ulteriori attacchi ai principali oppositori istituzionali al volere del “sommo capo”, Berlusconi. Oggi Fini, domani Napolitano! Ovvero i due esponenti che per via politica o per compiti di “guardiano della Costituzione” stanno erigendo una diga democratica alla deriva torrenziale del regime berlusconiano in crescente agonia.
Il sentore di marcio viene dall’olfatto avvezzo alle inchieste su depistaggi, stragi di stato, servizi segreti deviati e consorterie massoniche varie. Gli “scoop” giornalistici di queste settimane puzzano proprio di “pacchetti” preparati da settori deviati dei servizi segreti ad uso e consumo di parti affaristico-politiche che intendono liquidare gli oppositori all’attuale regime.
Puzza di naftalina perché questi dossier preparati alla male e peggio, con il corollario di testimonianze semianonime e contraddittorie, fanno risalire la memoria ai tanti dossier elaborati dalle forze dell’ordine e dagli apparati riservati dei vecchi servizi segreti, quando raccoglievano notizie sugli oppositori politici e sui rivali della stessa area di maggioranza a cavallo degli anni Sessanta-Ottanta. Erano gli anni dei servizi deviati, inquisiti e sciolti più volte, anche per le infiltrazioni piduiste.
Quei dossier restavano per lo più chiusi in armadi o in cassetti (non c’erano ancora i computer e i CD!), ma all’occorrenza se ne appalesava la loro pubblicazione come forma di ricatto politico, per premere su alcuni avversari o su alcuni leader “amici” che avrebbero potuto mettere in difficoltà le alleanze del tempo (parliamo del centrosinistra storico con l’asse formato da DC e PSI). Qualche volta uscivano dalla naftalina per essere pubblicati, ma poi venivano prontamente rimessi in cassetti, perché troppo infanganti e ricchi di “dicerie” e veline prefabbricate.
C’era soprattutto un’altra etica di come fare i giornalisti!
Oggi tutto è merce: anche le “bufale” mediatiche. Purchè le “bufale” reggano per qualche giorno sul proscenio mediatico, spesso amplificate dalle televisioni, guarda caso tutte in mano, più o meno direttamente, al Presidente del consiglio.
Nessuno si salva dal dossieraggio illegale e mefitico. Dal caso Boffo, l’ex-direttore de L’Avvenire agli attuali attacchi a Fini, noi conosciamo solo la punta dell’iceberg di questa attività antinazionale e antidemocratica.
Siamo come sempre nella storia recente italiana al limite del “golpe bianco”, come già capitò negli anni Sessanta e Settanta e come in parte si tentò agli inizi degli anni Ottanta con lo scandalo P2. E l’estate è il periodo migliore scelto da chi intende scardinare le regole del gioco democratico.
La vistosa differenza dal passato è la potenza di fuoco mediatica, amplificata dai mezzi più penetranti rispetto alla carta stampata: Tv e Internet.
Insieme possono ottenere un effetto devastante sulla tenuta della coesistenza civile e sulle regole dettate dalla Costituzione. Per questo ha agito con profonda saggezza e tempestività il Capo dello Stato, Napolitano, nel controbattere alle accuse strumentali lanciategli contro dal vicepresidente del gruppo PDL alla Camera, Bianconi.
Chi sa o ha documenti, prove concrete, sull’attività antinazionale del Presidente della Repubblica le presenti nella sede appropriata, il Parlamento e non i media, e avvii la procedura per mettere sotto accusa il Capo dello Stato, come fu per il defunto presidente Cossiga.
Altrimenti, siamo solo all’estensione del “Big game”, del grande gioco spionistico e della “disinformazia” di sovietica memoria (ma Putin, amico stretto di Berlusconi, ex-capo dei servizi segreti russi ne è un maestro!), dei depistaggi: appunto del dossieraggio per screditare gli oppositori al regime.
Ecco, allora, che ci viene il sospetto che a brevissimo avremo documenti “prefabbricati” che potrebbero attaccare il Presidente Napolitano per le sue passate stagioni di impegno politico, prima come “ministro degli esteri” del PCI e poi come europarlamentare tra il 1999 e il 2004. Ancora risuona nelle memoria l’invettiva di Craxi, leader del PSI e grande amico-sponsor di Berlusconi, rivolta proprio all’allora presidente della Camera Napolitano, durante il processo Cusani, il 17 dicembre 1993: “Come credere che il presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del PCI ed aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell’Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui, tra i vari rappresentanti e amministratori del PCI e i paesi dell’Est? Non se n’è mai accorto?”.
Tutto per discreditare l’arbitro delle regole costituzionali, mentre l’alleanza di governo di centrodestra va in frantumi e dalle scuderie di Berlusconi molti cavalli cominciano a fuggire oltre lo steccato.
E’, quindi, più che mai indispensabile che si riunisca nei prossimi giorni il Copasir, il Comitato parlamentare che controlla l’attività dei servizi segreti, appena riformati, presieduto da D’Alema, affinchè si faccia luce sulla fedeltà degli apparati “sensibili” dello Stato, si chiariscano con i responsabili gli ambiti delle attività del Servizio segreto interno e dei Reparti “operativi” speciali di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, anche loro impegnati in operazioni di intelligence.
Si proceda contemporaneamente all’audizione del sottosegretario Gianni Letta, delegato ai servizi segreti, o meglio ancora del suo “capo” Berlusconi.

Da www.articolo21.org