attualità, politica italiana

"Il processo non è breve", di Gabriella Monteleone

Troppi pasticci del Pdl, e il blitz sull’ennesima legge ad personam fallisce: ecco il film della giornata a Montecitorio.
Si doveva chiudere ieri sera, ora di processo breve se ne riparlerà la prossima settimana, ma non si sa quando. Non si può escludere un’altra clamorosa forzatura della maggioranza.
Si vedrà. Intanto l’inversione dell’ordine dei lavori di mercoledì è già fallita su tutti i fronti, complice quello che la rude saggezza di Bossi chiama «l’errore strategico» di La Russa con il suo «vaffa» a Fini che ne ha fatto slittare l’esame. Senza l’accordo in capigruppo infatti, si è tornati al calendario precedente: martedì si voterà prima sul conflitto di attribuzione per il caso Ruby, poi su altri tre provvedimenti solo dopo arriverà il processo breve.
Per due giorni l’esame “forzato” di quel testo ha messo in fibrillazione parlamento e istituzioni, scatenando insulti, lanci di giornali, gesti plateali di stizza di ministri – costretti pure a “correre” da palazzo Chigi per votare – mentre fuori da Montecitorio continua la protesta dell’opposizione e del Popolo viola contro l’ennesima legge ad hoc che mette in salvo Berlusconi dai processi Mills e Mediatrade e ne butta al macero altre decine di migliaia. Il blitz della maggioranza era pure congegnato bene – con la contemporanea missione di Berlusconi a Lampedusa e tv al seguito – ma non è bastato.
A mettere a nudo divisioni, incertezza e confusione nella maggioranza, soprattutto sulla sua tenuta, è bastato il gesto inconsulto («vaffa») del ministro La Russa nei confronti di Fini con la frenata conseguente del dibattito. Troppi errori. Uno dei tanti, che mette bene a fuoco il punto di degrado raggiunto, è stata l’esortazione di Polledri (Lega) e Napoli (Pdl) all’assistente della deputata del Pd, Ileana Argentin, di non permettersi di battere le mani: peccato che lei sia disabile e non può applaudire da sola.
Alla fine Pdl e Lega, ieri, si sono resi conto di doversi fermare. «Se hanno problemi vengano in aula a chiedere di rinviare quello stesso provvedimento che hanno voluto anticipare a tutti i costi» intimava Franceschini, (che chiedeva il rinvio ma in commissione).
Così è stato: la maggioranza con il Pdl Baldelli voleva tentare, però, di prendere giusto il tempo (fino a martedì) per far decantare la tensione salita ormai ad un livello intollerabile dopo l’altro duro scontro consumatosi ad avvio di seduta, con la maggioranza battuta nella mancata approvazione del processo verbale perché non conteneva il duro scambio di battute della sera precedente tra La Russa e Fini. Alla ripresa, Pdl e Lega riuscivano a far votare sì il rinvio a martedì del processo breve senza tener conto, però, che sarebbe stata poi la conferenza dei capigruppo a decidere l’ordine dell’esame dei provvedimenti. E qui il presidente Fini ha deciso per il ripristino del calendario precedente.
Se la parola d’ordine era di liberare il campo da tutto il resto, la débâcle è su tutti i fronti.
Forse non a caso Giancarlo Lehner, l’ex falco di Forza Italia ora tra i Responsabili, chiedeva al governo di rompere gli indugi: «Uccida le sue colombe bianche e chieda la fiducia sul processo breve». Facile, ma solo a dirsi. Napolitano storcerebbe certo il naso e non solo per la frequenza con cui il governo ricorre a questo strumento, ma anche perché su un tema come la giustizia non smette di chiedere il confronto. E poi regna l’incertezza anche sul numero delle votazioni necessarie: cinque? Una per ogni articolo? Rischiosissimo per una maggioranza così precaria con i ministri costretti a restare inchiodati al pulsante. Oppure un solo voto su un maxiemendamento del governo? Sarebbe anomalo per una legge d’iniziativa parlamentare. Con Berlusconi, però, mai dire mai.

da Europa Quotidiano 01.04.11