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"Parigi e Roma mai così lontane", di Cesare Martinetti

Due leader in crisi di consensi e di identità si incontrano oggi a Roma per fingere di trovare un accordo che non ci può essere e battezzare insieme il capro espiatorio su cui dirottare il malessere di un’opinione pubblica percorsa da uguale disagio. Quest’ultimo si chiama Europa e riceverà domani una lettera firmata da Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy. I due sorrideranno per le telecamere, fingeranno di aver ritrovato un’amicizia che si dirà «antica», si daranno – forse – appuntamento a Tunisi per un vertice trilaterale con gli eredi di Ben Ali. Poi si lasceranno, tornando ognuno al suo rompicapo politico.

Il vertice Berlusconi-Sarkozy che si svolge stamane a Roma è forse il più difficile degli ultimi anni, Le Monde lo definisce un «summit sotto tensione». Le ragioni sono molteplici, la più evidente e mediatica l’immigrazione o meglio quei venticinquemila tunisini sbarcati a Lampedusa che vogliono raggiungere la Francia e che la Francia respinge. Parigi ha di fatto già sospeso Schengen ripristinando i controlli alla frontiera di Ventimiglia. L’Italia si appella proprio a quel trattato per legittimare i permessi provvisori assegnati ai clandestini dei barconi. La lettera che Berlusconi e Sarkozy invieranno a Bruxelles chiederà alla Commissione di trovare la mediazione che i due non sanno e non vogliono trovare. Un deficit di politica attraversa l’Europa. I leader d’oggi – ha detto il presidente Ciampi ad Arrigo Levi nel colloquio che abbiamo pubblicato venerdì – mancano di visione. Il soffio europeo è perduto non solo a Roma ma anche a Parigi e Berlino. E non si tratta di retorica.

Berlusconi ha i suoi guai. Sarkozy – già in piena campagna per le presidenziali 2012 – ha uno spettro in carne ed ossa che si chiama Marine Le Pen, che dal padre Jean-Marie ha ereditato la leadership dell’estrema destra e che tutti i sondaggi danno vincente nel confronto con l’attuale Presidente. È nella competizione con il Front National che Sarkò si è costruito come leader e ad essa non può rinunciare. E quindi i tunisini non saranno mai accettati dalla Francia. Come ha detto ieri a Parigi il ministro per gli Affari europei Laurent Wauquiez, «l’Europa non significa libera circolazione degli immigrati illegali».

L’Italia avrebbe un buon argomento da far valere ricordando che i tunisini non sono estranei alla storia di Francia, parlano francese, tutti quelli sbarcati a Lampedusa vogliono guadagnare il territorio francese dove hanno parenti, amici, la ragionevole speranza di trovare una sistemazione. Sarkozy che si è inventato «protettore» delle rivolte arabe, il primo a riconoscere i ribelli di Bengasi, il primo a lanciare i suoi Mirage contro il colonnello Gheddafi, dovrebbe avvertire una certa responsabilità nei confronti di quei tunisini che per primi si sono ribellati contro un governo fino a pochi mesi fa amicissimo della Francia (il ministro degli Esteri ha dovuto dimettersi per la sua troppa vicinanza con il dittatore deposto). Il governo italiano, invece di lamentarsi alla conclusione dei vertici europei nei quali risulta quasi sempre silenzioso, dovrebbe far valere anche questi argomenti. Ma è stato proprio Sarkò a escludere Berlusconi come interlocutore e come partner, politico e militare. La decisioni italiana di partecipare ai bombardamenti in Libia annunciata ieri sera arriva su pressione americana e dopo un mese di frizione italo-francese in sede Nato.

D’altra parte la destra francese ha sempre guardato con sospetto l’impresario di un tempo che fece la televisione dell’odiato socialista Mitterrand (La Cinq) con la raccomandazione di Bettino Craxi ora diventato capo di un governo con gli ex fascisti e gli xenofobi della Lega. La destra italiana, dopo aver letteralmente perso la testa per Sarkò in un evidente transfert che li portava a vedere in lui il leader che avrebbero voluto fosse Berlusconi, ora lo deride come un neo-colonialista che ha indossato il «képi blanc» per ridorare la grandeur perduta (Giuliano Ferrara dixit).

È per questo che il summit di oggi assomiglia più a una foto-opportunity che a un vero punto di incontro. Ognuno resterà della sua idea, il prefetto delle Alpi Marittime bloccherà i tunisini provenienti dall’Italia, l’Italia rilascerà inutili permessi, Bruxelles prometterà di rafforzare l’attività di Frontex nel Canale di Sicilia, Berlusconi e Sarkozy tenteranno di superare il momentaccio. Fino alla prossima crisi.

La Stampa 26.04.11