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"Passione e amore così tutti possiamo essere campioni" di Josefa Idem

Sono felicissima. Felicissima e stremata. Per l’ottava volta avrò il privilegio di andare alle Olimpiadi e vivere quella fantastica esperienza di competere con le migliori atlete del mondo. Oggi per la millesima volta nella mia carriera ho sbagliato la partenza e nel finale è arrivata lastanchezza e l’emozione per giocarsi in poco più di un minuto un anno di allenamenti e sacrifici. Ma ancora una volta
ce l’ho fatta. È stato un anno durissimo, non per la pressione di dover conquistare la qualificazione a Londra 2012 ma per i tanti infortuni che mi sono capitati. Ad aprile tre settimane di febbre e tre
settimane fa un’infiammazione al tendine della spalla destra che mi dava dolore anche quando dovevo mettere la freccia mentre guidavo. Ad un certo punto mi ero detta: è il destino che mi vuol dire di lasciare… Ma poi ho trovato la forza di reagire, mi sono detta: «O la va, o la spacca». L’infortunio non si poteva curare in meno di un mese, così ho sfidato il destino: o mi rompo la spalla o ce la faccio. Per fortuna la spalla mi faceva male sempre tranne
quando ero in canoa: un segno del destino. Ora sono qua a festeggiare con i miei Janek e Jonas e con mio marito Guglielmo che come al solito mi ha preparato benissimo. Andrò a Londra, alla mia ottava olimpiade. Se penso alla mia prima esperienza, a Los Angeles 1984, mi vengono i brividi. È passata una vita. Mi ero detta che non volevo diventare una nonna in canoa, e invece…. Se potessi tornare indietro mi piacerebbe andare da quella ragazza incosciente di nome Josefa che canoava per la Germania Ovest e dirle che la vita è molto più leggera di quello che lei pensa! Che le
soddisfazioni più grandi arrivano continuando con passione a fare quello che si ama fare. Senza vivere spasmodicamente la
competizione, ma concentrandosi sugli allenamenti e su se stessi per fare il meglio possibile: così ci si gode la vita!
L’ottava olimpiade. Mi dicono che anche i fratelli D’Inzeo ci arrivarono nell’equitazione. Faccio i complimenti e mi tolgo il cappello davanti al loro esempio, ma io mi raffronto con le donne, anche perché sono sempre stato io il mio cavallo. Non so se sono un modello, lo devono dire gli altri. So che mi piace condividere quello che lo sport mi ha insegnato con le giovani canoiste e con i ragazzi girando, come faccio spesso, nelle scuole. Il messaggio più
importante che cerco di dare è che ognuno di noi in realtà abbiamo molto più potenziale di quanto immaginiamo, che possiamo andare molto oltre alla nostra pigrizia e agli aspetti leggeri della vita: tutti abbiamo la possibilità di diventare campioni e protagonisti della
nostra vita. L’importante è scegliere lo sport, o la passione, a noi più adatta. Negli ultimi anni noi donne abbiamo trascinato lo sport in Italia. Questo è un fatto. Una spiegazione io me la sono data.
Anche oggi, come quasi sempre, prima della gara volevo scappare, andare a nascondermi per paura. Ma chi come me è madre, quando era incinta ha superato una prova così grande da infondere una forza incredibile. Quando stai per partorire non puoi scappare, non
puoi dire è troppo impegnativo, io lascio. Quel dolore ce lo portiamo dentro, noi donne siamo nate per essere atlete.

L’Unità 21.08.11

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