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"In Italia il record di trentenni disoccupati", di Lorenzo Salvia

È un record, ma c’è poco da vantarsi. In Europa è l’Italia ad avere il più alto livello di disoccupazione giovanile. Considerando la fascia d’età al di sotto dei 35 anni, sono senza lavoro un milione e 183 mila persone. Il 15,9% del totale contro una media del 15,1% nella zona euro. Una differenza che diventa clamorosa se abbassiamo la lente di ingrandimento e concentriamo l’analisi sulla categoria degli under 24: qui il tasso di disoccupazione italiano è del 29,6%, è a spasso un ragazzo su tre. Il triplo della Germania, una volta e mezzo rispetto all’Eurozona.
A raccontare tutto è una ricerca dell’ufficio studi di Confartigianato che ha elaborato i dati del primo trimestre 2011 di Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione Europea. Come spesso accade, la situazione si fa più nera se scorriamo la cartina dell’Italia da Nord verso Sud. Le regioni messe peggio sono la Sicilia e la Campania, dove al di sotto dei 24 anni i senza lavoro sono quasi uno su due. Mentre Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, per non parlare di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige sono su livelli paragonabili se non addirittura migliori a quelli tedeschi. Per misurare la distanza basta confrontare le due province in cima e in fondo alla classifica: a Carbonia—Iglesias, Sardegna, gli under 35 in cerca di occupazione sono il 38%, mentre a Bolzano scendono al 3,9%. Naturalmente la crisi ha peggiorato le cose: dal 2008 l’Italia ha perso quasi un milione di posti di lavoro per i giovani. Ma il guaio è che le cose non vanno meglio nemmeno per gli adulti: sempre dal 2008 i disoccupati italiani tra i 25 e i 54 anni sono cresciuti dell’1,4% mentre in Europa sono diminuiti dello 0,2%. Non c’è neanche un numero, in sostanza, che riesca a strappare un mezzo sorriso. Anzi, il rapporto di Confartigianato sottolinea il «paradosso tutto italiano» del nostro sistema di istruzione.
Per l’anno scolastico ormai alle porte, gli iscritti ai licei sono in aumento del 3%, una tendenza al rialzo che sembra inarrestabile, mentre quelli agli istituti professionali sono crollati del 3,4%. E tutto questo mentre le imprese italiane, nonostante la crisi, non riescono a trovare il 17,2% della manodopera necessaria. Una contraddizione non nuova, purtroppo, ma proprio per questo ancora più grave perché strutturale, quasi fosse ineluttabile. L’unico segnale positivo, secondo il rapporto di Confartigianato, arriva dalle nuove regole sull’apprendistato, il contratto che favorisce l’ingresso nel mondo del lavoro garantendo la formazione in cambio di condizioni iniziali meno vantaggiose: «La riforma voluta dal ministro Sacconi — dice il segretario generale Cesare Fumagalli — potrà contribuire a ridurre la distanza tra i giovani e il mondo del lavoro. Da un lato i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall’altro le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui hanno necessità». Secondo lo stesso ministro del Welfare Maurizio Sacconi «l’apprendistato deve diventare il modo tipico per transitare dalla scuola al lavoro», mentre la sua collega all’Istruzione Mariastella Gelmini sottolinea come «questa integrazione sarà realizzata per la prima volta in Italia dagli istituti tecnici superiori che partiranno a settembre». L’Italia dei valori ribatte con Antonio Borghesi che «la riforma dell’apprendistato non porterà benefici perché la disoccupazione giovanile è soprattutto intellettuale» mentre secondo Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, i numeri di Confartigianato «confermano il fallimento del governo».

Il Corriere della Sera 25.08.11

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“Giovani senza lavoro Italia prima in Europa. Emergenza al Sud”, di Marco Ventimiglia

Ormai è un tipo di rilevazione cheprende spessore mese dopo mese,m senza più alcun segnale di un’inversione di tendenza. Numeri statistici dietro i quali c’è una drammatica realtà quotidiana, quella dei giovani italiani che, come e più dei loro coetanei europei, si trovano nel tunnel della disoccupazione senza una via d’uscita praticabile. L’ultima indagine che fotografa una situazione intollerabile per un Paese che vuole avere un futuro normale l’ha condotta Confartigianato. L’esito? Assolutamente sconfortante se è vero che l’Italia detiene il record negativo dell’Eurozona: sono infatti 1 milione e 138.000 gli under 35 disoccupati. Ed ancora peggio va ai ragazzi fino a 24 anni: in questa fascia uno su 3 è senza lavoro, con un tasso di disoccupazione al 29,6% contro il 21% della media Ue. Un problema cronico che però negli ultimi tre anni si è ingigantito, un periodo nel quale gli effetti della crisi internazionale si sono sommati all’inazione del governo, con risultati
da primato nel Vecchio continente. In particolare, l’Ufficio studi della Confederazione dell’artigianato rileva che, tra il 2008 e il 2011, gli under 35 con un lavoro sono diminuiti di ben 926.000 unità.
PEGGIO IL MERIDIONE
In questo contesto emerge un’altra poco invidiabile peculiarità nazionale, ovvero l’enorme squilibrio
geografico del fenomeno. Se a livello nazionale la disoccupazione fino a 35 anni si attesta al 15,9%, va
molto peggio nel Mezzogiorno dove il tasso sale a 25,1%, pari a 538.000 giovani senza lavoro, uno su 4. Valutando regione per regione, la maglia nera va alla Sicilia con la maggior quota di disoccupati, pari al 28,1%. Seguono la Campania (27,6%), Basilicata con il 26,7%, la Sardegna (25,2%), Calabria (23,4%) e Puglia (23%). Le cifre del Nord, invece, spiegano come non accenni a fermarsi il fenomeno dell’emigrazione giovanile. Ad esempio in Trentino Alto Adige, dove il tasso di disoccupazione tra 15 e 34 anni si ferma al 5,7%. O in Valle d’Aosta con il 7,8%, piuttosto che nelle più industrializzate Lombardia (9,3%) e Veneto (9,9%). Un’indagine ad ampio raggio, quella di Confartigianato, che ha preso in considerazione anche le caratteristiche dei percorsi formativi che dovrebbero accompagnare il giovane nel mondodel lavoro. Ebbene, nonostante le difficoltà crescente a trovare un impiego, i ragazzi privilegiano sempre più scuole di tipo “generalista” rispetto ad istituti più indirizzati verso specifiche attività professionali. E così anche per il prossimo anno scolastico è previsto un aumento del 3% degli iscritti ai licei e una diminuzione del 3,4% degli iscritti agli istituti professionali. Il tutto mentre le imprese italiane, nonostante la crisi, continuano ad avere difficoltà a completare gli organici, non riuscendo a reperire il 17,2% della manodopera necessaria. In quest’ambito, secondo Confartigianato, una strada per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro è rappresentata dall’ apprendistato. «Gli apprendisti in Italia sono 592.029 ed è l’artigianato il settore con la maggiore vocazione all’utilizzo di questo contratto: il 12,5% delle assunzioni nelle imprese artigiane avvengono attraverso l’apprendistato, a fronte del 7,2% nelle altre aziende».
POSTO A RISCHIO
Ma l’argomento lavoro giovanile è spesso dolente anche per coloro che un posto lo hanno trovato. «Siamo in
presenza – afferma Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil – della peggiore condizione di occupazione dei giovani di tutta Europa: quasi un milione di giovani occupati in meno dal 2008 e, per le poche assunzioni avvenute, si tratta almeno per l’80% di contratti precari». Secondo
un recente rapporto del Cnel, la recessione ha inciso anche sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: prima della crisi quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passava l’anno successivo ad un lavoro permanente, mentre adesso si è scesi al 22%. E se consolidare la propria occupazione per molti diventa un miraggio, è purtroppo più facile seguire il percorso inverso. Uno studio di
Datagiovani evidenzia come nel 2010 quasi 2 giovani disoccupati su 10 lavoravano nell’anno precedente. In cifre, 210mila giovani che hanno perso un posto di lavoro a cui però vanno aggiunti altri 218mila ragazzi che sono passati dalla condizione di occupato a quella di “inattivo”, o perché si sono rimessi a studiare o perché scoraggiati nella possibilità di trovare un altro impiego.

L’Unità 25.08.11