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"La credibilità perduta", di Andrea Bonanni

L´Europa non si fida dell´efficacia delle norme anti-evasione previste dal governo Berlusconi nella manovra che andrà in Senato martedì. «Riscontriamo un´eccessiva fiducia in misure la cui efficacia è molto difficile da valutare e da prevedere», dice il portavoce del Commissario agli affari economici Olli Rehn.
L´obiezione è oggettivamente fondata. E non convincono più di tanto le spiegazioni di Tremonti, che per rassicurare la Ue sulla «solidità» dei saldi di boilancio garantiti dal recupero di evasione si basa su quanto è stato già recuperato in questi anni. Le misure fiscali appena adottate dal governo sono di pura dissuasione etico-morale. I comportamenti dei contribuenti cambiano nel tempo. Il quadro del gettito nel prossimo triennio, checchè ne dica il ministro dell´Economia, appare quanto mai incerto.
E in ogni caso, il problema è assai piu grave e più generale. L´Europa non si fida più di questo governo e di questa maggioranza che in pochi giorni hanno fatto e disfatto decine di volte un provvedimento che avrebbe dovuto essere incisivo, lineare e soprattutto trasparente. E, come l´Europa, anche i mercati non nutrono più alcuna fiducia, e lo hanno dimostrato mandando alle stelle il premio di rischio pagato sui titoli del debito italiano.
Più che il taglio di 45 miliardi, più ancora che l´anticipo del pareggio di bilancio al 2013, quello che infatti si chiedeva all´Italia era una prova di credibilità e di serietà. L´attacco all´enorme debito pubblico italiano era stato infatti innescato dai segnali di progressivo disgregamento della maggioranza e dalle notizie sui dissapori tra il capo del governo e il suo ministro dell´economia. La manovra chiesta, anzi, dettata dalla Banca centrale europea come condizione per acquistare i titoli di Stato sul mercato e alleggerire l´onere del debito italiano, avrebbe dunque dovuto essere l´occasione per dare prova di solidità politica e di coerenza programmatica. Anche ammesso che, alla fine, il saldo della correzione di bilancio si riveli all´altezza di quanto richiesto, la maggioranza e il governo hanno invece offerto uno spettacolo miserevole, andando all´assalto delle misure proposte da Tremonti come gli squali che si accanivano sulla preda de «Il vecchio e il mare» con lo scopo neppure tanto nascosto di indebolire ulteriormente il prestigio del ministro dell´Economia.
Il risultato è una totale mancanza di trasparenza, cioè proprio di quel requisito che avrebbe dovuto tranquillizzare i mercati, e un senso di dilagante incertezza politica. Mentre Spagna e Portogallo, varate le manovre, mettono nell´agenda del rientro parlamentare le riforme necessarie a iscrivere il pareggio di bilancio come vincolo costituzionale, noi siamo ancora a discutere su come tagliare i 45 miliardi e ad affidare a un fantomatico recupero dell´evasione il raggiungimento di un saldo che dovrebbe essere garantito a priori.
E c´è di peggio: da giorni la Commissione va ripetendo che nella manovra manca qualsiasi provvedimento di stimolo alla crescita. In altri termini, che mancano quelle riforme strutturali di liberalizzazione che sole possono garantire di fermare l´emorragia di competitività che affligge il Paese. Siamo al paradosso che Bruxelles, da sempre accusata di essere un cerbero attento solo ai saldi di bilancio, un ragioniere senz´anima e senza sensibilità politica, si fa carico di ricordare al governo italiano quelli che dovrebbero essere i suoi elementari doveri nei confronti dei cittadini e del Paese.
A questo punto rimane comunque difficile capire se la manovra (ma quale?) sarà in grado di garantire il pareggio di bilancio nel 2013. Quel che però è certo e che non servirà a restituire al Paese e al suo governo la credibilità perduta. E senza credibilità, qualsiasi misura di bilancio rischia di rivelarsi soltanto un costoso quanto inutile palliativo.

La Repubblica 03.09.11

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“Incerte le norme contro l´evasione” Duello Ue-Tremonti sulla manovra, di Elena Polidori

In serata telefonata di chiarimento, ma il commissario europeo resta sulle sue posizioni. Botta e risposta tra la Ue e il ministro dell´economia sulla manovra. La Commissione esprime dubbi sulle norme anti-evasione e sul loro gettito; invita il governo a non fare «un eccessivo affidamento» su questi introiti che sono incerti, vaghi. Giulio Tremonti ribatte: «La manovra è totalmente solida nei saldi di copertura». Spiega: in Italia l´evasione fiscale e contributiva «è enorme». Negli ultimi tre anni sono stati già recuperati 25 miliardi. Ora, grazie ad un «radicale cambiamento nella strategia di contrasto all´evasione fiscale» è previsto un recupero di circa 700 milioni nel 2012 e di 1,6 miliardi nel 2013». A tarda sera da Bruxelles filtra una replica: «Una decisa lotta all´evasione è una importante componente di un pacchetto credibile ed è la chiave per l´accettabilità sociale di misure correttive. L´esperienza fatta in molti stati membri mostra comunque chiaramente che è difficile quantificare con precisione l´impatto delle misure anti-evasione sul gettito fiscale». Comunque, Bruxelles accoglie positivamente «la riaffermazione di Tremonti» sul rispetto degli impegni di bilancio.
Ed è un «caso». Il commissario Olli Rehn e il ministro italiano si parlano al telefono, cercano di chiarirsi, concordano una impostazione. Nella cronaca, fin dal mattino, la Commissione fa trapelare un giudizio cauto sulla manovra e in particolare proprio sul gettito della lotta all´evasione «molto difficile da quantificare». Le autorità europee annunciano anche che stanno «monitorando da vicino» la situazione, che seguono «il dibattito in corso al Parlamento» e che una valutazione complessiva ci sarà solo davanti al testo finale «quando sarà pronto». Visti i mille cambiamenti delle ultime ore, meglio aspettare.
Scritta è la risposta di Tremonti con un comunicato che suona così: «Negli ultimi tre anni per effetto della lotta all´evasione è già stata effettivamente incassata una cifra pari a circa 25 miliardi di euro». Altri 2,3 miliardi arriveranno appunto nel biennio perché d´ora in avanti il contrasto «non si svolgerà più solo dal lato della repressione ma anche dal lato della prevenzione: dal coinvolgimento sul territorio dei Comuni, alla trasparenza bancaria fino alla riforma delle sanzioni penali». Il ministro spera che altri denari arriveranno in futuro. Perciò l´obiettivo «non solo sarà centrato ma ampiamente superato».
Alle perplessità della Ue fa da contraltare Berlino che gioca la carta della speranza. Un portavoce del Cancelliere Angela Merkel fa sapere che la signora ha «piena fiducia» sul buon esito della manovra. «Il paese centrerà gli obiettivi».
In Italia, fioccano le critiche. Gli enti locali protestano mentre la Confindustria rende pubblico il suo «sconcerto», bollando i provvedimenti contro gli evasori come risultato «della fretta e dell´approssimazione con cui è stato predisposto l´emendamento». Oltretutto sarebbero anche «non coerenti» sul piano tecnico e dunque «dovranno essere rivisti». Per gli industriali i provvedimenti rischiano perfino di penalizzare le imprese che col fisco sono corrette. Due esempi per tutti: non va la misura che considera presuntivamente società di comodo le imprese in perdita per tre anni consecutivi; non funzionano i provvedimenti sui reati tributari, specie quelli previsti per l´infedele dichiarazione. Per contrastare il fenomeno dell´evasione, meglio abbassare la soglia per l´uso del contante a 500 euro.

La Repubblica 03.09.11