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"Scuola. La bocciatura dell'OCSE. Sempre meno diplomati e laureati", di S.I.

Disagi e proteste hanno dato il via, ieri, al nuovo anno scolastico. Studenti e professori si sono subito fatti sentire contro i tagli applicati dal governo a suon di sit-in e flash mob, concentrati soprattutto nella Capitale, anche in vista del primo appuntamento di piazza previsto per il 7 ottobre. Le classi, invece, hanno accolto gli alunni fra i disagi: ci sono aule sovraffollate (le prime da 32 alunni del liceo Talete di Roma), le sedie che mancano, gli intonaci che vengono giù (a Pisa, alla primaria Novelli, i bambini sono stati costretti a disertare per motivi di sicurezza), i bagni utilizzabili solo in certe fasce orarie perché mancano i bidelli (succede alla media Levi di Bari).
E oggi l’Ocse si prepara a sfornare un’altra pagella fatta di luci e ombre sul nostro sistema scolastico che, scorrendo i dati, resta sostanzialmente immobile con i problemi di sempre: diplomati in calo, pochi laureati, programmi ingessati, docenti sottopagati, record di ore passate fra i banchi a cui non corrisponde una preparazione degli studenti, mancanza di un sistema di valutazione. Nel dettaglio, secondo il Rapporto che sarà diffuso oggi, in Italia si diploma l’81% dei giovani. Il dato è del 2009 e segna una flessione rispetto all’84% del 2008. La media Ocse è dell’82%. Fino al 2008 eravamo sopra la media. E restiamo sotto anche per quanto concerne i laureati: da noi sono il 33%, la media Ocse è del 38,6%. La laurea comunque continua a pagare in termini di occupazione. In Italia è poi record di ore passate fra i banchi. I nostri studenti fra i 7 e i 14 anni passano 8.316 ore fra i banchi mentre la media Ocse è di 6.732. I programmi sono rigidi e lasciano poco spazio alla flessibilità. Fra i 12 e i 14 anni, poi, i nostri studenti dedicano molto meno spazio allo studio delle scienze rispetto ai colleghi finlandesi, francesi, inglesi. C’è più attenzione alla lettura e alla comprensione del testo. Il che, però, non si traduce in un buon livello di preparazione dei nostri 15enni che, secondo l’Ocse, sono sotto la media. Eppure spendiamo molto per ciascuno studente: fra la primaria e l’università circa 9.200 dollari all’anno, in linea con il dato complessivo Ocse. Le risorse sono distribuite soprattutto sul sistema primario, per gli universitari restano le briciole mentre negli altri paese è il contrario. Anche la quota di Pil spesa per l’Università è bassa: l’1% contro la media Ocse dell’1,5%. La porzione di Pil spesa per l’Educazione è in tutto del 4,8% comprese le scuole dalla primaria alla secondaria di II grado, la media Ocse è del 5,9%. La nostra spesa è stabile dal 1995.
Così come sembra ingessato il sistema in cui gli insegnanti continuano ad essere i meno pagati (ma fanno anche meno ore dei colleghi tedeschi o statunitensi) e ad arrivare al top del salario ad un passo dalla pensione. Infine pochi studenti stranieri scelgono le università italiane: solo l’1,8%. Il ministro Gelmini ieri ha augurato buon anno a tutti e ricordato che la scuola sta cercando di migliorare «con l’aumento del tempo pieno e quello degli insegnanti di sostegno». Ma la strada da fare resta lunga.

Il Messaggero 13.09.11