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Istruzione, Napolitano chiede risorse I rettori: "Con i tagli gli atenei chiudono", di Manuel Massimo

Il capo dello Stato: “Una scuola moderna ha bisogno di fondi adeguati”. Crui sul piede di guerra: dal 2009, finanziamenti calati di oltre il 7%, e l’anno prossimo sarà peggio : “Danni incalcolabili per gli studenti e la ricerca”. Il sistema universitario italiano, in stato di sottofinanziamento cronico, non può sopportare ulteriori tagli. Lo sottolinea la Crui (Conferenza Rettori delle Università Italiane) che il 22 settembre ha approvato un parere sullo schema di decreto sul Fondo di Finanziamento Ordinario 2011 messo a punto dal Miur. Un corposo documento, tecnico e accorato, in cui i rettori mettono nero su bianco tutte le criticità ancora sul piatto.

L’allarme della Crui arriva nel giorno in cui il Presidente della Repubblica torna a chiedere risorse adeguate per l’istruzione: Napolitano ha sottolineato la necessità che “non sia riservata alla scuola una collocazione riduttiva, attribuendo una quota chiaramente insufficiente alle risorse per l’istruzione, l’alta formazione, la ricerca”. Secondo il capo dello Stato, “proprio nell’affermare criteri di massimo rigore e di effettiva produttività della spesa pubblica, nel mettere mano a una sua profonda revisione e selezione, è possibile e necessario stabilire un nuovo ordine di priorità”, in cui la scuola non figuri all’ultimo posto.

Marco Mancini, presidente della Crui, evidenzia il momento delicato e “finanziariamente difficile” in cui versa il mondo accademico tutto: “Il 2012 è ormai alle porte e gli atenei italiani non sono
in condizione di poter sopportare altri tagli: si stanno già facendo grandi sacrifici, un’ulteriore diminuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario rappresenterebbe un duro colpo al sistema dell’alta formazione del Paese”. Una visione condivisa in toto anche dagli altri rettori, visto che il parere è stato approvato all’unanimità.

“La Crui – si legge nella nota – sottolinea innanzitutto la vivissima preoccupazione dell’intero sistema universitario italiano per i drammatici tagli progressivamente operati sul finanziamento ordinario”. Il conto è presto fatto: rispetto al 2009, in termini nominali, le sottrazioni a questo punto sono pari a – 7,48 punti percentuali e, per il 2012, è previsto un ulteriore decremento del – 5,53 per cento. “Questo – sottolineano i rettori – comporterà il blocco di alcuni fondamentali servizi strategici forniti dalle università, con danni incalcolabili per l’utenza studentesca, per l’offerta di istruzione pubblica e per la ricerca”.

Il cahier de doléances dei rettori è lungo e molto dettagliato: si osserva come l’impianto del nuovo decreto “non tenga ancora conto di alcuni parametri ai fini di una più equa ripartizione del Fondo” (come finanziamento ordinario per studente e costo-standard); si segnala “il grave ritardo con cui il Miur ha provveduto a rendere disponibile lo schema di decreto e i disagi che ne conseguono sul piano della programmazione”; si chiede, inoltre, un impegno maggiore nei confronti di quegli atenei che stanno lavorando per risalire la china e sanare le passività finanziarie pregresse.

Entrando nel merito del provvedimento ministeriale, i rettori passano in rassegna i punti “critici”: gli effetti del turn-over dei docenti nelle singole università ai fini del calcolo della quota-base; la ponderazione dei pesi per determinare la quota-premiale del Fondo; l’esiguità della somma messa a disposizione per favorire la mobilità; e, ancora, un sistema di finanziamento dei consorzi interuniversitari che preveda somme da attribuire mediante bandi sui progetti di ricerca presentati.

I rettori chiedono, inoltre, che il fondo straordinario per incentivare le assunzioni dei ricercatori – attraverso concorsi per associato – sia esteso a tutti gli atenei, mentre invece lo schema di decreto ministeriale attualmente lo limita soltanto ai ricercatori incardinati in quelle università che non sforano il tetto del 90 per cento Ffo/stipendi. Un intervento di buon senso, per estendere la platea dei possibili fruitori ed evitare antipatiche disparità “accademiche”. Infine, tenuto conto del blocco degli scatti stipendiali, secondo la Crui i 18 milioni di euro previsti per l’incentivazione premiale dei docenti appaiono assolutamente insufficienti.

Intanto il Miur, proprio ieri, ha incassato il via libera definitivo dal Consiglio dei ministri sul decreto legislativo relativo al commissariamento degli atenei “in rosso”. Il provvedimento prevede un monitoraggio costante della situazione economico-patrimoniale degli atenei e definisce i parametri per individuare le situazioni “a rischio default”. Il testo definitivo, rispetto alla prima versione, appare meno drastico grazie al sistema dei “cartellini”: il commissariamento di un ateneo in dissesto finanziario avverrà per gradi e solo dopo un “giallo” di avvertimento. Il “rosso”, cioè il commissariamento vero e proprio, scatterà per quelle università in disequilibrio economico-patrimoniale temporaneo che non metteranno i conti in ordine dopo un percorso di risanamento vigilato dal Miur; o che, in caso di dissesto finanziario acclarato, non rispetteranno il piano di rientro concordato in tempi certi.

La Repubblica 24.09.11

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Ancora tagli al sistema universitario

Il Ministro Gelmini presenta la bozza di decreto sul Fondo di Finanziamento Ordinario per il 2011. Con il solito ritardo di questi ultimi anni il Ministro Gelmini presenta alla CRUI al CUN ed al CNSU la bozza di decreto sul FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) per il 2011. Pesantissimi i tagli previsti per il sistema universitario:

– 3,3% rispetto al FFO 2010

– 7,4% rispetto al FFO 2009

A ciò si aggiunge il già preventivato taglio di un ulteriore 5,5% nel 2012.

Il Ministro certifica di fatto la fine del sistema di istruzione universitario così come l’abbiamo conosciuto sino ad oggi, ipotecando con cecità e furore ideologico il futuro stesso del Paese. Privi di un vero e competitivo sistema nazionale di istruzione universitaria siamo destinati al declino ineluttabile ed ad una devastante prospettiva di impoverimento culturale scientifico ed economico.

La bozza di decreto prevede che tutti gli adempimenti della Legge 240/2010 siano dentro l’FFO deprivando ulteriormente le Università delle risorse per poter “sopravvivere”. Per poter sbandierare l’incentivo al “merito” le risorse a questo dedicate crescono di oltre 100 milioni rispetto al 2010. Ma poiché le Università sono già allo stremo, l’ineffabile Ministro prevede che non si potrà scendere sotto il 5% di tagli rispetto al finanziamento del 2010, né crescere di un euro. Quindi da un lato si incrementano le quote soggette al “merito”, dall’altro si mettono paletti.

Inaccettabile tutto ciò mentre le risorse non bastano neppure per pagare il riscaldamento, aprire le aule, pagare gli stessi stipendi. Il merito si può incentivare ma se e solo se se ci sono risorse adeguate, non quando tutti sono ormai alla canna del gas. Le risorse per favorire la mobilità dei docenti, invece di essere incrementate, vengono per il secondo anno consecutivo, drasticamente ridimensionate, contraddicendo gli impegni del Ministero.

Ma questo Ministro è interessato agli “annunci”, poco o niente alla soluzione dei problemi.

Al di là di qualsiasi proclama mediatico, le politiche di questo Governo smantellano coscientemente il sistema universitario pubblico:

il personale è ai livelli degli anni 90 mentre gli studenti sono raddoppiati
non c’è nessuna prospettiva di nuovo reclutamento, stante le risorse disponibili e si brucia così un’ intera generazione di giovani studiosi con il precariato che cresce invece di diminuire
si dimezzano i corsi di studio rispetto a quelli previsti prima dell’introduzione del 3+2
il personale tecnico-amministrativo è costretto a sopperire con sempre maggiori carichi di lavoro ai tagli di organico
gli stipendi di tutto il personale subiscono una perdita del potere d’acquisto che nei prossimi anni raggiungerà livelli insopportabili e che ci allontanerà ulteriormente dall’Europa
il finanziamento alla ricerca è al suo minimo storico
il diritto allo studio delle classi meno abbienti è sempre più una chimera
il governo democratico degli atenei, dopo l’emanazione della cosiddetta riforma, è sempre più nelle mani di pochi
le università vendono i propri immobili, si indebitano con gli affitti e campano alla giornata in attesa del “default”

Questo Ministro, questo Governo se ne devono andare e subito perchè ogni giorno che passa ci avvicina sempre di più ad un punto di non ritorno

da www.flcgil.it

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Napolitano: Ognuno faccia la sua parte. Lo dobbiamo ai giovani, di Marcella Ciarnelli

Il richiamo all’inaugurazione dell’anno scolastico al Quirinale con Gelmini. Agli studenti: «Abbiamo il dovere di darvi speranza, motivi di fiducia nel domani». La sua inquietudine, il suo «assillo » davanti alla situazione di crisi che rischia di portare al collasso l’economia del Paese, il presidente della Repubblica l’ha ancora una volta resa esplicita parlando ai ragazzi arrivati al Quirinale da ogni parte d’Italia per l’inaugurazione ufficiale dell’anno scolastico. Nei giorni scorsi il premier è salito al Colle ed ha sostenuto, in preda ad un fin qui ingiustificato ottimismo, che la situazione è migliore di quella che appare, che gli speculatori tengono nel mirino l’Italia che un rinnovato impegno del governo porterà fuori dallo tsunami. In attesa di verifiche concrete resta il fatto che la crisi morde e che, lo ha ribadito il presidente, «il nostro Paese è chiamato a prove difficili e quindi a un nuovo grande sforzo comune negli anni che ci stanno davanti, dopo questo già pesante 2011. L’Italia si sta cimentando con precisi impegni di riequilibrio finanziario e deve ora affrontare senza indugio la sfida del tornare a crescere, del crescere di più e meglio, del crescere unita». Ma qualunque obiettivo, a cominciare da quello «ineludibile dell’abbattimento del debito pubblico, guai se non ce ne facessimo carico » non potrà essere raggiunto se non facendo «ognuno la propria parte». Solo così, si è augurato Napolitano «l’anno prossimo il nostro incontro potrà svolgersi in un’atmosfera nazionale e internazionale più serena». IL DOVERE DELLA SPERANZA Ma l’imperativo è quello di un impegno serio da parte di tutti coloro che sono chiamati a decisioni anche difficili, impegnative, da parte di chi «ha il dovere di dare speranza » ai giovani che sono «portatori di speranza». Che sono il futuro ma che «dai meravigliosi piccolini ai più grandi» avvertono certamente nelle loro case, nelle loro famiglie «il peso delle gravi difficoltà che stiamo affrontando». Al ministro Gelmini, ai ragazzi, ai protagonisti con docenti e altri addetti, «della cerimonia più bella e gioiosa che ospitiamo al Quirinale» bisogna dare certezze avvertendoli, però, che «la serenità, il benessere, non solo in seno alla famiglia ma anche nella società e nel Paese, sono solo in piccola parte un regalo della buona sorte o qualcosa di acquisito per sempre, ma sono invece soprattutto il frutto di una conquista quotidiana che premia l’impegno ». Occorre un lavoro comune, un’unità d’intenti come quella che ha caratterizzato la celebrazione dei 150 anni dato che stiamo vivendo un altro di quei momenti in cui bisogna fare un grande sforzo per garantirci un degno futuro, per garantirlo alle generazioni più giovani ». Ma chi ha il dovere e l’obbligo di prendere decisioni, «noi che abbiamo responsabilità nella guida del Paese, abbiamo il dovere di darvi speranza, di darvi seriamente motivi di fiducia nel domani», e lo dobbiamo fare tenendo ben presente che «non possiamo lasciare sulle spalle delle generazioni più giovani quellamontagna di debito, che bisogna affrontare la sfida con l’assillo di dare una scossa al muro della disoccupazione giovanile che è quello di tante famiglie ed è anche il mio». La scuola ha un ruolo fondamentale. Ma bisogna procedere «a ritmo più celere e costante». Quindi «nell’affermare criteri di massimo rigore e di effettiva produttività nella spesa pubblica, nel mettere mano ad una profonda revisione e selezione, è possibile e necessario stabilire un nuovo ordine di priorità, nel quale non sia riservata alla scuola una collocazione riduttiva, attribuendo una quota chiaramente insufficiente alle risorse per l’istruzione, l’alta formazione, la ricerca. Una scuola moderna richiede una quota adeguata di risorse nell’ambito del bilancio dello Stato» pur in presenza di tagli dolorosi ma necessari che però non devono impedire di dare «a tutti i talenti l’occasione di esprimersi. Sempre più giovani devono ricevere una formazione che regga il confronto internazionale». I CERVELLI IN FUGA Una scuola migliore, quindi, e la possibilità di occupazione effettiva e qualificata una volta conclusi gli studi. Ancora una volta Napolitano, nel giorno in cui da Ginevra giungevano straordinarie novità,non ha dimenticato di rimarcare «il dato davvero preoccupante dei troppi nostri bravi laureati che per necessità lasciano ogni anno il nostro Paese, non trovando lavoro qui e che, nonostante recenti provvidenze di legge, difficilmente poi rientrano».

L’Unità 24.09.11