Giorno: 11 Novembre 2011

"La verginità della Lega", di Gad Larner

Se l’astuto Di Pietro cerca spazio mascherandosi da improbabile succedaneo dell´anticapitalismo indignado, mentre il trio Ferrara-Feltri-Sallusti strattona il suo Oligarca di riferimento affinché guidi un´improbabile rivolta contro la tecnocrazia europea, tocca invece alla Lega vivere il risveglio più amaro. Contro il governo Monti «ci rifacciamo la verginità», è scappato detto a Umberto Bossi. Una metafora che si presta a fin troppo facili controdeduzioni. Perché quella metafora riconosce la perdita dell´innocenza; e il rimpianto in politica è sinonimo d´impotenza. Non è un caso se la forza più accreditata a guidare l´opposizione sociale contro le ricette amare del risanamento, cioè la sinistra critica di Vendola, fornisce una prudente apertura di credito a Monti e preserva l´alleanza col Pd: la sfida globale al monetarismo e alla grande finanza nulla hanno a che spartire con la goffa convergenza populista Di Pietro-Bossi-Ferrara, destinata al flop. Benché ostenti sollievo, l´uscita dal governo nazionale rappresenta per la Lega una grave sconfitta; difficilmente rimediabile asserragliandosi nelle tre grandi regioni del Nord. Rifarsi una verginità non è dato in natura. E neanche in politica. …

"Monti, più di un tecnico", di Pierluigi Castagnetti

Nei prossimi giorni, dunque, si chiuderà anche formalmente la stagione di Silvio Berlusconi e del berlusconismo, e inizierà una nuova fase in cui si dovrà ricostruire sulle macerie accumulate negli anni che sono alle nostre spalle. Il dilemma che stanno dividendo in queste ore le forze politiche di maggioranza e di opposizione riguarda il modo più appropriato per voltare pagina. Alcune hanno già deciso di optare per un rapido scioglimento del parlamento e passare, attraverso le elezioni, a un’altra legislatura. Altre invece ritengono responsabilmente di dovere mettere avanti rispetto alla proprie convenienze elettorali l’interesse del paese. «Prima l’Italia» ha detto Bersani, «il Pd deve innanzitutto preoccuparsi del fatto che l’Italia è in pericolo, che viviamo il momento più difficile del dopoguerra, che sono in gioco posti di lavoro, redditi, risparmi». Così ragiona una forza politica nazionale quando è in ballo il destino del paese. La responsabilità di chi invece ragiona in modo diverso è molto grave. L’ipotesi di nuove elezioni deve infatti necessariamente essere scartata dopo le reazioni che i mercati hanno manifestato solo due …

"Irresponsabili il partito trasversale", di Michele Brambilla

È nato un nuovo gruppo in Parlamento: quello degli Irresponsabili. È purtroppo molto numeroso. Lo compongono quei deputati e senatori che in queste ore non pensano agli italiani che temono di veder svanire i risparmi di una vita, o di perdere il lavoro: pensano a quale soluzione sarebbe più conveniente per la propria bottega. Gli Irresponsabili stanno sia a destra sia a sinistra, sia fra i berlusconiani doc sia fra coloro che dell’antiberlusconismo hanno fatto la propria unica ragione sociale. Di Pietro, per esempio. Ha tuonato contro Berlusconi per anni. E ora che Berlusconi cade, lui a che cosa pensa? Pensa che un governo Monti sarebbe una pacchia. Ma non per il Paese: Di Pietro pensa che sarebbe una pacchia per lui, che se ne starebbe fuori, facendo fare ad altri la partaccia di chiedere sacrifici agli italiani. Tra un anno e mezzo, il suo partito raccoglierebbe alle urne i frutti del malcontento. Il caso della Lega è ancora più grave. Perché è più grave? Perché la Lega fa lo stesso ragionamento di Di Pietro …

"Così tramonta un regime", di Guido Crainz

Negli anni trionfali di Berlusconi era possibile sostenere con molti argomenti che non si trattava comunque di un regime: ma come definire il crollare per disfacimento che è sotto i nostri occhi, l´assenza totale di ricambio all´interno del centrodestra, le fughe accelerate e talora sorprendenti, dopo gli “irresponsabili” afflussi dei mesi scorsi (talora con protagonisti non dissimili)? “Muore ignominiosamente la Repubblica” scriveva il poeta Mario Luzi alla fine degli anni settanta: allora la tragedia investiva per intero il Paese e il ceto politico, oggi il centrodestra è in gran parte approdato alla farsa. Ad una dissoluzione senza nobiltà. All´indomani del 25 luglio del 1943 fra i tanti fedelissimi di Mussolini vi fu un solo caso drammatico, il suicidio per coerenza estrema di Manlio Morgagni, presidente dell´agenzia giornalistica di regime: “Il Duce non c´è più, la mia vita non ha più scopo”, lasciò scritto. Le cronache di questi giorni ci danno, fortunatamente, una tranquilla sicurezza: Morgagni non corre proprio il rischio di avere degli imitatori, neppure incruenti, anche se la paura del suicidio (con riferimento solo …