Italia ha 12 anni ed è la più brava della sua classe. Ma di molto più brava. Da grande vuole fare il Presidente della Repubblica e studia come una matta. Persino nei momenti di massima popolarità del “velinapensiero” lei niente: “Da grande farò il Primo Presidente della Repubblica Donna, del resto mi chiamo Italia, e studio”. Glielo abbiamo ripetuto fino alla nausea: se non studi non vai da nessuna parte. Le mento spesso quando la rassicuro e le nascondo la verità. Ma è furba, la verità la conosce perfettamente. Perché, anche se studi, non vai mica chissà dove, contano le conoscenze più deicurricula. Se poi sei donna oltre un certo punto non puoi andare. O no? A meno che non ti accontenti di fare il vicesindaco a Salemi. In quel caso devi essere “anche” carina. Italia è normale. Una bimba normale a vederla che è anormalmente brava. Basterà?
Quelli che fanno finta di sconoscerla la realtà sono proprio coloro che dovrebbero mutarla. Donne e posizioni apicali. Di questo sto parlando.
Nel nostro Paese le donne costituiscono:
solo il 27 % dei dirigenti;
solo il 21% dei parlamentari;
solo il 21% dei prefetti;
solo il 19% degli imprenditori;
solo il 18% dei professori ordinari;
solo il 12% dei direttori di ricerca;
solo il 6,8% dei consiglieri nei CdA di aziende quotate;
solo il 5% dei direttori d’orchestra;
solo il 10% dei primari in ospedale;
solo l’8% dei sindaci;
solo il 4% degli ambasciatori
0% Presidente della Repubblica
0% Presidente del Consiglio dei Ministri.
….
Le donne sono il 51% della nostra popolazione ma rappresentano il 60% del totale dei laureati italiani.
In questo dato l’Italia precede Stati Uniti e Regno Unito (!!lo sapevate? Io lo vedo tra i banchi che sono le migliori)
però:
il 22% delle laureate non lavora, contro il 9% degli uomini e sono pagate meno dei loro colleghi maschi.
Il differenziale salariale di genere è in Italia più alto tra laureati (34%) che tra le persone con titoli di studio di media inferiore (29%) e media superiore (28%).
In Italia la fase critica della carriera lavorativa coincide molto spesso con una fase critica anche della vita personale, la recente formazione della famiglia, i bambini ancora piccoli. L’Italia ha la fecondità più tardiva del mondo, con un’età media al primo parto pari a 31 anni. Noto è il fenomeno delle “dimissioni in bianco”, la firma di un foglio di dimissioni all’atto dell’assunzione in cui ci si “autolicenzia” nel caso di maternità.
La maternità si associa a una caduta dell’occupazione femminile e il numero di bambini amplifica l’effetto, in Italia più che altrove: il tasso d’occupazione delle donne senza figli è pari al 66% e scende al 60% per le madri con un figlio e al 53% in presenza di due figli.
Molte donne lasciano il lavoro alla nascita dei figli. Per quelle che rimangono la carriera è spesso rallentata o bloccata. Quando i bambini diventano grandi le difficoltà di conciliazione diminuiscono e le donne potrebbero tornare in corsa, ma spesso è troppo tardi, soprattutto se l’età è avanzata. Il sottosegretario al Welfare Guerra ci assicura che stanno cercando di agire sul versante degli aiuti alla conciliazione e alla cura. Ma l’abbattimento delle iniquità nel merito delle posizioni apicali e nel merito delle discriminazioni si tanno valutando?
Sono dati che mostrano l’ iniquità come anche l’ottusità e la mediocrità che hanno guidato la vita politica degli ultimi decenni nella visione economica complessiva del paese Italia. Capace di escludere scientificamente dalle posizioni decisionali donne nonostante le maggiori competenze. Visione determinata dai ritardi culturali di una società in larga misura immatura e maschilista. Si direbbe “poco male” se non che oggi tali sprechi di capitale umano qualificato non possono più consentirsi e dunque CresciItalia anche nella mentalità.
Il freno al lavoro qualificato delle donne italiane, quelle “studiose” come la mia Italia, che con sforzi non indifferenti per tutto il paese portiamo alle lauree e ai dottorati, è oggi uno dei freni alla crescita complessiva (là dove si è agito in tal senso si è avuta una crescita del Pil di qualche punto percentuale). In momenti di crisi come quello attuale i limiti ideologici e di discriminazione dovrebbero essere annullati per motivi di “forza maggiore” se non di civiltà. Se non ci riesce la società da sola deve farlo chi governa predisponendo provvedimenti in tal senso per evitare discriminazioni e ritardi culturali che implicano ritardi economici.
Il Financial Times ha lanciato una provocazione all’ Italia: imprese assumete come manager le donne over 50, sono istruite più degli uomini, più capaci e hanno superato la fase critica del lavoro di cura. Io dico: non aspettiamo troppo a fare figli, soprattutto per le istruite, che rimandano pensando di far seguire la nascita dei figli alla fase più critica della carriera professionale.
L’attesa non premia, altrimenti in Italia dovremmo avere molte più donne al vertice che in altri paesi, dove i figli arrivano prima.
Cresci-Italia? La mia Italia cresce e i suoi talenti verranno pesati la metà del suo compagno di banco che sbircia sul suo foglio durante le verifiche in classe. Per quale idiozia?
Un consiglio al Governo attuale, al ministro Fornero, al sottosegretario Guerra, come ai futuri: innalzare le percentuali di cui sopra con una legge di parità vera, di riconoscimento e valutazione di merito e competenze reali. Basterebbe un provvedimento ben studiato e a costo economico zero anche se, ne siamo consapevoli, a massima “resistenza parlamentare” in maggioranza maschile, o meglio, maschilista, a partire dalla legge Mosca sulle quote rosa nei CDA. Accompagnarlo agli altri provvedimenti di promozione della maternità di cui si parla da anni (punire le dimissioni in bianco, realizzare asili e assistenza) che sono la priorità, certo. Ma agire sulle discriminazioni nei meriti sarebbe un passo indispensabile per innestare diversi tipi di crescita e sviluppo. Elsa Fornero, che di merito e competenze ne sa qualcosa, potrebbe agire in tal senso senza le lacrime o il sangue di nessuno.
Intanto io ripeto a Italia di non smettere di studiare e le assicuro la migliore qualità di istruzione possibile. Pur nei limiti del sistema scolastico attuale.
Vive in un mondo assolutamente paritario, la scuola, anzi, rosa al contrario. Si fa delle strane idee: che le donne siano “maggioranza decisionale” anche fuori dalle mura scolastiche.
Non dico la maggioranza, quale noi siamo: numerica e di livello d’istruzione, ma almeno la pari opportunità decisionale e la possibilità di diventare Presidente a Italia assicuriamogliela, magari prima che raggiunga gli 80 anni, magari con figli e nipoti. O no? O anche lei si deve rassegnare ad andare via dal suo paese? Facciamo che rimanga e si meriti una chance? E’ il mio augurio per il 2012.
da unita.it