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PRIN: bene i tempi del bando ma necessarie modifiche

Marco Meloni: “Finalmente tempi rapidi, ma c’è qualche profilo critico: la decisione di introdurre, a monte della selezione nazionale, una preselezione a livello di ateneo, unitamente alla definizione di criteri quantitativi per la loro presentazione, rischia di non corrispondere agli obiettivi di promuovere il merito dei proponenti e la validità dei progetti”. Lo scorso 27 dicembre il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha pubblicato il nuovo bando per i progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN). Riteniamo molto positivo il fatto che uno dei primi atti del nuovo Ministro, ad appena un mese e mezzo dalla sua nomina, sia stata la pubblicazione di un provvedimento che negli anni precedenti è stato sistematicamente oggetto di incredibili ritardi (si pensi che quello appena pubblicato si riferisce al biennio 2010-2011!). Assieme al bando FIRB, pubblicato contestualmente, il nuovo PRIN costituisce un’autentica boccata d’ossigeno per il settore della ricerca scientifica, che da tempo vive in uno stato di drammatica sofferenza a causa delle scelte politiche di disinvestimento strutturale degli anni passati.
Accanto all’apprezzamento per questo positivo approccio, riteniamo che il merito del provvedimento mostri qualche profilo critico: in particolare, la decisione di introdurre, a monte della selezione nazionale, una preselezione a livello di ateneo, unitamente alla definizione di criteri quantitativi per la loro presentazione, rischia di non corrispondere agli obiettivi di promuovere il merito dei proponenti e la validità dei progetti.
Infatti, nell’attuale contesto, e con un così breve termine per la presentazione dei progetti, tali scelte possono anzitutto sembrare fondate principalmente sulla necessità di fare dei finanziamenti PRIN un’integrazione delle risorse ordinarie destinate a ciascun ateneo (obiettivo che, qualora perseguito, dovrebbe essere quantomeno affermato in modo più esplicito). Inoltre, il meccanismo individuato finirà inevitabilmente per premiare o penalizzare le idee in base non al loro valore intrinseco, bensì alla sede di appartenenza del proponente, e costituirà un forte incentivo alla formazione di cordate fittizie nelle quali chi è consapevole di avere poche chance di superare la propria preselezione locale si aggregherà in base a criteri meramente opportunistici ad altri gruppi forti negli atenei di appartenenza. Esiste effettivamente il rischio che, considerati i tempi stretti lasciati a disposizione degli atenei per organizzare la fase preselettiva, finiscano per affermarsi metodi e criteri legati più a rapporti di potere accademico locale che al reale valore scientifico, e che tutto ciò finisca per penalizzare i ricercatori più giovani e le idee più creative.
Anche con riferimento alla proiezione delle priorità di ricerca verso gli obiettivi di Horizon 2020, rivolta al condivisibile obiettivo di rafforzare la partecipazione italiana ad importanti progetti europei (che tradizionalmente vedono i nostri contributi economici superare di gran lunga i finanziamenti raccolti), crediamo sia necessario introdurre dei correttivi, così da assicurare che siano tenute nella dovuta considerazione la ricerca di base e quella in campo umanistico e sociale, come affermato di recente dallo stesso ministro Profumo.
A nostro avviso, mentre non si può che concordare con gli obiettivi enunciati dal ministro (responsabilizzare gli Atenei, favorire il gioco di squadra e “l’allenamento” per competere in Europa), le modalità individuate non consentono un loro efficace conseguimento. D’altro canto, le valutazioni della comunità scientifica e delle più diverse rappresentanze del mondo universitario e della ricerca convergono nella direzione di richiedere un significativo ripensamento del bando in questione. Si tratta di valutazioni che il Partito democratico si sente di condividere, e che ci inducono a chiedere che esse siano considerate un utile apporto in tale direzione. Siamo fiduciosi circa il fatto che il nuovo e positivo approccio mostrato dal ministro Profumo possa estendersi anche in questa capacità di dialogo e positiva cooperazione con gli attori del sistema della ricerca e in una sempre più fattiva e armonica cooperazione con le forze politiche e parlamentari.

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