Giorno: 15 Aprile 2012

Meloni e Ghizzoni (PD): Tassare le borse di studio è un errore, abrogare norma Senato

L’emendamento, approvato dal Senato, che sottopone a tassazione le borse di studio per la quota superiore agli 11.500 euro è irragionevole: sottopone tutti i dottorandi e gli specializzandi all’obbligo di presentare la denuncia dei redditi, anche qualora rientrino nelle fasce di esenzione; decurterebbe di fatto i compensi – già molto limitati – di giovani ricercatori che non hanno un contratto di lavoro dipendente, e che in questo modo ne subirebbero solo le conseguenze negative; produrrebbe un impatto in termini di introiti per lo Stato di misura assai esigua. È certamente auspicabile che si proceda rapidamente a una revisione dei contratti dei ricercatori nella fase post-dottorato e pre-ruolo, che razionalizzi le diverse tipologie di rapporto attualmente possibili, e giunga alla tendenziale identificazione di un contratto unico per i giovani ricercatori, che verrebbero così considerati dei lavoratori dipendenti a tempo determinato, differenziando queste figure dai titolari di borse di studio, i quali dovrebbero continuare ad essere esenti da tassazione: il Partito Democratico presenterà nei prossimi giorni una sua proposta in materia. Riteniamo quindi inopportuno affrontare il tema …

«L’Europa si muova. Il rigore è necessario ma non è la soluzione», intervista a Lucrezia Reichlin di Bianca Di Giovanni

«I cittadini Ue non vogliono condividere il rischio, nessun partito se la sente di sfidare questo sentimento. Così, addio euro». Dall’Europa continuano a giungere segnali inquietanti. L’ultimo allarme della Bce ha riguardato il lavoro. Quanto ai mercati, le tensioni restano alte. Cosa si è sbagliato? Ne parliamo con Lucrezia Reichlin, docente di economia alla London Business School. L’Europa non esce dal tunnel della crisi. Quali errori sono stati fatti? «L’Europa ha difficoltà ad uscire dalla crisi per errori passati e recenti. Per il passato si è sottovalutato l’effetto sulla stabilità della zona euro della combinazione di tre fattori: integrazione finanziaria, un sistema bancario mal regolato e una mancanza di coordinamento tra le politiche macroeconomiche dei paesi dell’Unione. La crisi internazionale è arrivata dall’esterno ma ha reso palese la fragilità di un sistema in cui le banche del nord favorivano flussi di capitale verso il sud che andavano ad alimentare bolle speculative. La crisi ha inoltre dimostrato che le istituzioni europee non avevano gli strumenti per fronteggiare lo stress finanziario date le restrizioni sul mandato della …

"L'araba fenice e le misure per la crescita", di Giuliano Amato

Ha ragione il Capo dello Stato quando osserva che il continuo richiamo alla crescita, fatto troppo spesso con la sola enunciazione della parola, la trasforma in una sorta di araba fenice, che nessuno sa come sia e che il governo avrebbe però il torto di non catturare. Sia chiaro, il problema della crescita esiste e su questo giornale siamo stati in diversi a sollevarlo più volte. Ma quando se ne parla, è bene essere consapevoli di chi e di che cosa può fare al riguardo, giacché ci sono dei limiti oggettivi a ciò che può essere fatto dal nostro governo (come dal governo di ogni altro Stato dell’eurozona), mentre c’è molto, anzi moltissimo che può e deve essere fatto a livello europeo. Tocca di sicuro ai governi nazionali cimentarsi con le cosiddette riforme di struttura – le pensioni, le liberalizzazioni, il mercato del lavoro- e il nostro lo ha fatto da subito. Ma le riforme di strutture producono i loro effetti a una qualche distanza di tempo e ad un’economia in affanno non possono dare …

"La politica può rinascere se combatte con le idee il dominio della finanza", di Nadia Urbinati

La fine del compromesso tra capitalismo e democrazia ha aperto la strada a un liberismo in cui il mercato è regista e la politica va tenuta nell’angolo. Per questo occorre rilanciare la sfida del governo democratico e della «ragione pubblica». Le ragioni specifiche del declino della sinistra italiana si sono incontrate o hanno coinciso con l’emergere prepotente di un fattore di mutamento ancora più profondo e che attraversa tutte le democrazie consolidate dell’Occidente. Questo mutamento può essere rappresentato come la fine del compromesso tra capitalismo e democrazia in seguito al mutamento del capitalismo da industriale a finanziario. La combinazione di capitalismo e democrazia è stata un compromesso tra proprietà dei mezzi privati di produzione e suffragio universale, per cui chi possedeva i primi ha accettato istituzioni politiche in cui le decisioni prese a maggioranza erano l’aggregato di voti di uguale peso. Il keynesianismo ha dato i fondamenti ideologici e politici di questo compromesso, e lo ha fatto rispondendo alla crisi del 1929 che lasciò sul tappeto una disoccupazione tremenda e regimi totalitari. Il compromesso consistette …

"Bersani a Monti: ora la crescita", di Maria Zegarelli

Intervenendo alla convention di Area Democratica il segretario Pd fissa le priorità in vista del vertice con Monti: misure per sviluppo e occupazione, allentamento del Patto di stabilità per i Comuni, legge sui partiti. Crescita e lavoro, liquidità per i Comuni attraverso un allentamento del Patto di stabilità, pochi ma mirati interventi per la riforma del mercato del lavoro senza stravolgerne l’impianto: sono queste le priorità del Pd in vista del vertice di martedì con il premier Mario Monti e i leader di Pdl e Terzo Polo, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini. Ad annunciare quale sarà la linea è lo stesso segretario Pier Luigi Bersani intervenendo alla convention di Areadem a Cortona, occasione per rispondere anche a quanti, sulla scia degli scandali, chiedono l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. «Siamo disposti anche a spostare la tranche di luglio», spiega. Ma «non andremo a battere cassa alle buonuscite dei supermanager né a bussare alla porta dei palazzinari». Pronti a ridiscutere il quanto, «tenendo ben presente che i finanziamenti sono stati già dimezzati», ad accelerate il …

"Famiglie povere senza difesa perso il 12% del potere d'acquisto", di Filippo Santelli

Per loro il costo più alto della crisi. L’identikit della classe più svantaggiata: donne pensionate residenti al Sud. Di mille euro da usare per spese e bollette, 120 sono andati letteralmente in fumo. C’è un gruppo di famiglie italiane che dalla crisi non è mai uscito. Neanche nel 2010, anno in cui l’economia del Paese era tornata a crescere. Sono quelle più povere, costrette ad arrangiarsi con meno di mille euro al mese. Per lo più pensionati, molte donne, in gran parte residenti al Sud o nelle Isole. Il loro reddito disponibile, negli ultimi anni, non ha fatto che diminuire. Lo rivela un’analisi di tre ricercatori, Monica Montella, Franco Mostacci e Paolo Roberti, basata sui dati della Banca d’Italia e pubblicata sul sito lavoce.info. Nel biennio 2009-2010 il reddito delle famiglie italiane, al netto dell’inflazione, è di poco aumentato. Ma mentre per la classe media il recupero di potere d’acquisto è stato sensibile, il decimo più povero delle famiglie italiane lo ha visto scendere del 4,5%. Una caduta che sommata a quella del biennio precedente, …

"Emorragia di voti per la Lega: è al 6,6% Se ne vanno giovani, operai e pensionati", di Renato Mannheimer

La Lega Nord è nell’occhio del ciclone. E le drammatiche vicende interne del movimento di Umberto Bossi hanno avuto ripercussioni non solo sul partito dei lumbard, ma su tutto lo scenario politico. Naturalmente, la più evidente conseguenza dello scandalo che ha coinvolto la Lega è stato il significativo incremento del trend di erosione dei suoi consensi. Come si sa, il Carroccio aveva ottenuto poco più dell’8% alle ultime elezioni politiche, per crescere ulteriormente sino a più del 10% alle successive europee del giugno 2009. Poi è cominciato il declino. Alla fine del febbraio scorso la Lega raccoglieva nei sondaggi il 9%. Che diveniva l’8,8% alla fine di marzo, il 7,9% il 4 aprile, sino alla perdita di più di un punto percentuale in pochi giorni, che la porta al 6,6% di oggi, il minimo registrato da molti mesi. C’è dunque stato un calo relativamente forte a seguito dello scandalo; ma quest’ultimo non ha fatto che accentuare l’andamento negativo già in atto da un periodo più lungo e originato dalla crisi interna che la Lega vive …