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"Lettera a Monti sulla nuova tassa, già oltre 6mila le firme raccolte", da unita.it

Il 18 e il 19 ottobre i capi di Stato e di governo della Ue discuteranno, nel Consiglio europeo convocato a Bruxelles, l’istituzione della tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf): un’imposta dello 0,1% da applicare sugli acquisti e le vendite degli strumenti finanziari di carattere speculativo e dello 0,01% da applicare sui cosiddetti derivati, «colpevoli» come si sa di gravissime distorsioni sui mercati. Si tratta di quella che è stata chiamata la «Tobin tax europea», sulla quale si discute da anni senza che si sia potuti arrivare a una conclusione a causa delle opposizioni di alcuni Paesi dell’Unione, capitanati dal Regno Unito. Eppure, più di un anno fa il Parlamento europeo, con una iniziativa partita dal gruppo dei Socialisti e Democratici, ha votato l’istituzione dell’imposta e diversi parlamenti nazionali, tra cui quello italiano, hanno discusso in varie forme la proposta: ma il mancato consenso nelle istituzioni comunitarie ha fin qui impedito di raggiungere il risultato. Il valore economico dell’iniziativa è evidente. L’imposta, secondo i calcoli del Parlamento europeo, frutterebbe circa 60 miliardi di euro l’anno: una formidabile boccata di ossigeno per le esauste casse comunitarie che, per una volta, non verrebbero finanziate ricorrendo a tagli e sacrifici nei Paesi dell’Unione ma facendo pagare una minima parte del dovuto alle istituzioni finanziarie, le quali sono spesso le responsabili delle difficoltà di bilancio che assillano l’Europa. Sarebbe, quindi, un primo segnale importante della volontà e della capacità della politica europea di regolamentare i mercati finanziari. Ma sarebbe anche un chiaro segnale in controtendenza, in un tempo in cui le scelte economiche dei governi e delle grandi tecnostrutture internazionali tendono a scavalcare o a ignorare tout court i poteri delle rappresentanze democratiche e degli stessi parlamenti nazionali. In vista del Consiglio europeo, il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno preso un’iniziativa vòlta a sbloccare l’impasse. In una lettera ai loro colleghi, hanno proposto che, in mancanza di un accordo generale, si proceda all’approvazione della Ttf con il metodo della cooperazione rafforzata, un istituto comunitario previsto dai Trattati che permette ai Paesi che lo vogliono di procedere, purché siano più di nove all’interno dei ventisette dell’Unione, anche senza l’intesa di quelli contrari. Rivolgiamo un appello al governo italiano perché faccia propria l’iniziativa dei leader francese e tedesco aderendo al gruppo di Paesi che ricorrerebbe alla cooperazione rafforzata e perché, intanto, al Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre il presidente Monti ponga fine alle incertezze, ai dubbi e alle opposizioni striscianti che non mancano in Italia, chiarendo che il nostro Paese è favorevole all’istituzione dell’imposta sulle transazioni finanziarie. Invitiamo i lettori e tutti i cittadini a sostenerci firmando l’appello sul sito www.unita.it.