attualità, politica italiana

"Il talento di Tonino nello scegliere le persone sbagliate", di Mattia Feltri

Ah, quando si dice la sfortuna. Litigò con Elio Veltri. Con la Freccia del Sud, Pietruzzo Mennea. Con Giulietto Chiesa. Gira e rigira erano questioni di soldi a dividere Antonio Di Pietro dai prestigiosi seguaci. Valerio Carrara, unico senatore eletto dall’Italia dei Valori nel 2001, dopo venti minuti di legislatura passò con Silvio Berlusconi. Domenico Scilipoti (ex docente del Departamento de Anatomía Humana all’Università Federale del Paraná, ex vicesindaco socialdemocratico di Terme Vigliatore e acclamato frontman della legislatura in corso, di cui è deputato con qualche guaietto giudiziario per debiti e calunnie), il celeberrimo 14 dicembre 2010 si iscrisse al Gruppo Misto e salvò il governo del Pdl. Lo aiutò Antonio Razzi (ex presidente degli immigrati abruzzesi in Svizzera, associazione che gli ha intentato causa per sottrazione di fondi) che il medesimo giorno abbandonò Idv per tuffarsi in NoiSud; nessun denaro mi è stato promesso, disse Razzi, al massimo la rielezione.

Ah che sfortuna. Anche Cristo – disse Tonino – sbagliò uno dei tredici apostoli. E’ che qui di apostolo non se ne salva uno. Sergio de Gregorio, già intervistatore scuppettaro di Tommaso Buscetta, già compagno di merende e coindagato di Valter Lavitola (scampò gli arresti per voto del Senato), già direttore editoriale di Italia dei Valori , il dipetresco giornale, nel 2006 entrò giulivo al Senato con Idv che abbandonò quando il centrodestra gli offrì la presidenza della commissione Difesa.

Aiutateci a fare le candidature on line – implora oggi uno sbigottito Di Pietro a veder tanti mariuoli nel suo palingenetico movimento – ché quattro occhi vedono meglio di due. Altro che quattro: quattromila ne servono. Ad Americo Porfidia pochi hanno fatto caso, ma si iscrisse a Noi Sud due mesi prima di Razzi, e anche lui il 14 dicembre baciò in fronte il Cavaliere. A Manfredonia è assessore Annalisa Prencipe, a cui trovarono in casa reperti archeologici fatto per cui è ancora sotto inchiesta, e ora è pure coinvolta, ma con l’intera amministrazione, in un’indagine su piani di recupero delle periferie.

Ecco, valli a prendere tutti i ceffi. Come Paolo Nanni, consigliere provinciale a Bologna, che si inventava (dice la procura) cene e convegni per mettersi in tasca i denari. Vai a prendere tutti quei politici di periferia che sotto lo stemma alato dell’Idv falsificavano firme, favorivano amici, si imbattevano in mafiosi di vario lignaggio.

Però, ecco, la sfortuna s’accanisce. Fa centro con regolarità malandrina e centra il cuore del partito.

Perché questo Vincenzo Maruccio non si direbbe propriamente caduto dal cielo. Ha fatto pratica ed è avvocato nello studio Scicchitano a Roma, lo stesso dove Di Pietro ha il domicilio professionale (per restare iscritto all’Albo). Questo Maruccio ha difeso in un paio di cause il nostro ex pm. Lo ha scorrazzato, da ragazzo di bottega, mettendosi al volante dell’auto, quasi come un Belsito in erba. È stato imposto dal capo – a 31 anni, nel 2009, senza aver sostenuto probanti sfide politiche – all’assessorato regionale nella giunta Marrazzo. Un enfant prodige. Un ometto di fiducia. Ah, che sfortuna.