Mese: Ottobre 2012

"Il Nobel all'Europa e la sfida della democrazia", di Nadia Urbinati

La democrazia riceve il Nobel per la Pace. Perché ha trasformato l’Europa da continente di sanguinosi e atroci conflitti a unione di intenti nella libertà e nella tolleranza, le condizioni che creano la pace e allontanano le ragioni della guerra. È la democrazia che ha portato i popoli europei a creare un’unione e a godere di un benessere largo del quale hanno beneficiato sia i molti che i pochi. Ed è la democrazia ad essere in grave crisi oggi, insieme all’identità dell’Unione Europea, insieme alla crescita delle diseguaglianze sociali e, come si vede nell’umiliata Grecia, insieme alla pace sociale. L’Italia è sull’orlo di questo ciclo vorticoso di crisi e instabilità. Per ragioni simili e diverse a quelle che segnano i paesi del Sud Europa. L’Italia è ad un tempo un laboratorio e un monito di questa fase di appannamento del regime democratico. Ezio Mauro parlava su questo giornale di democrazia malata, descrivendo i sistemi di corruzione che coprono tutta la penisola, le gravissime combutte dei politici eletti con la malavita organizzata che ha suoi uomini …

"Patto produttività, 72 ore per l'accordo", di Massimo Franchi

Il 18 ottobre si avvicina. La deadline di giovedì fissata da Mario Monti per trovare un’intesa imprese-sindacati sulla produttività (con cui il premier vorrebbe presentarsi al vertice Europeo) è sempre più vicina. Nel pomeriggio è previsto un nuovo incontro tra le parti nel quale, per la prima volta, dovrebbe essere presentato e discusso un testo preparato da Confindustria, la parte che più spinge per arrivare ad un accordo. Da qua a dire che entro giovedì quel testo sarà sottoscritto, ce ne passa. Non pochi sono i nodi, fin qui solo accennati. Molti e diversi sono i capitoli a cui i vari attori danno importanza. Se per le imprese i temi fondamentali sono flessibilità dell’orario e inquadramento, per i sindacati invece il capitolo più importante è quello di un possibile aumento dei salari netti e (in primis per la Cgil) quello della certificazione della rappresentanza. Molte sono anche le particolarità di una trattativa cominciata a palazzo Chigi l’11 settembre con l’invito del governo a tornarvi con un accordo tra le parti: la produttività è strettamente legata …

"Patto produttività, 72 ore per l'accordo", di Massimo Franchi

Il 18 ottobre si avvicina. La deadline di giovedì fissata da Mario Monti per trovare un’intesa imprese-sindacati sulla produttività (con cui il premier vorrebbe presentarsi al vertice Europeo) è sempre più vicina. Nel pomeriggio è previsto un nuovo incontro tra le parti nel quale, per la prima volta, dovrebbe essere presentato e discusso un testo preparato da Confindustria, la parte che più spinge per arrivare ad un accordo. Da qua a dire che entro giovedì quel testo sarà sottoscritto, ce ne passa. Non pochi sono i nodi, fin qui solo accennati. Molti e diversi sono i capitoli a cui i vari attori danno importanza. Se per le imprese i temi fondamentali sono flessibilità dell’orario e inquadramento, per i sindacati invece il capitolo più importante è quello di un possibile aumento dei salari netti e (in primis per la Cgil) quello della certificazione della rappresentanza. Molte sono anche le particolarità di una trattativa cominciata a palazzo Chigi l’11 settembre con l’invito del governo a tornarvi con un accordo tra le parti: la produttività è strettamente legata …

"Scuola: come produrre senza produttività?", di Massimo Chiriatti

C’è una difficoltà ricorrente in economia: non è facile valutare un beneficio futuro se il raggiungimento dell’obiettivo implica un costo attuale. Un esempio è la proposta governativa sull’aumento delle ore di lavoro in classe degli insegnanti che ha scatenato reazioni, tra le migliori vedi Mante eGalatea. Fare bene l’insegnante ha dei costi oggi per generare opportunità incalcolabili, almeno in prospettiva. Non è possibile pensare di “ridurre i costi” con il metro della razionalità e del ritorno economico dell’investimento. La relazione, il contatto con ogni studente consuma tempo e attenzione non propriamente misurabili. Il rapporto costi-produttività è la materia di studio del professor William Baumol, un grande economista conosciuto per il concetto della “malattia dei costi”. In breve, nei settori ad alta intensità di lavoro (ad esempio insegnare in classe o curare persone) la produttività non può aumentare molto data l’attenzione richiesta nell’interazione con la singola persona e quindi consistono in attività che non possono essere automatizzate. William Baumol si concentra sulla differenza di produttività che esiste tra i settori economici in cui la tecnologia e …

"Scuola: come produrre senza produttività?", di Massimo Chiriatti

C’è una difficoltà ricorrente in economia: non è facile valutare un beneficio futuro se il raggiungimento dell’obiettivo implica un costo attuale. Un esempio è la proposta governativa sull’aumento delle ore di lavoro in classe degli insegnanti che ha scatenato reazioni, tra le migliori vedi Mante eGalatea. Fare bene l’insegnante ha dei costi oggi per generare opportunità incalcolabili, almeno in prospettiva. Non è possibile pensare di “ridurre i costi” con il metro della razionalità e del ritorno economico dell’investimento. La relazione, il contatto con ogni studente consuma tempo e attenzione non propriamente misurabili. Il rapporto costi-produttività è la materia di studio del professor William Baumol, un grande economista conosciuto per il concetto della “malattia dei costi”. In breve, nei settori ad alta intensità di lavoro (ad esempio insegnare in classe o curare persone) la produttività non può aumentare molto data l’attenzione richiesta nell’interazione con la singola persona e quindi consistono in attività che non possono essere automatizzate. William Baumol si concentra sulla differenza di produttività che esiste tra i settori economici in cui la tecnologia e …

"Un segnale per tutti", di Carlo Galli

Non c’è la viltà all’origine del Gran Rifiuto di Veltroni. Certo, il Pd di oggi è diverso da quello che da lui è stato fondato cinque anni fa: la vocazione maggioritaria non è più all’ordine del giorno, e la contrapposizione fra Veltroni e D’Alema appartiene decisamente al passato – semmai, i due sono oggi dalla stessa parte, dalla parte dei notabili – . Certo, per Veltroni, stretto fra la solitaria battaglia di Bersani – che ne fa il dominus del partito, almeno agli occhi dell’opinione pubblica – e la sfida provocatoria di Renzi, lo spazio politico si era oggettivamente ristretto. Gli equilibri politici dentro il Pd stanno subendo modifiche che Veltroni ha forse anticipato. Ma ciò non vale per lui più di quanto valga per gli altri big del Pd; in ogni caso, non c’era nulla di irreparabile, nulla che con un po’ di spirito di adattamento non si sarebbe potuto aggiustare e superare, per garantirsi una più che decorosa permanenza al potere. No. Probabilmente il gesto di Veltroni – reso pubblico lo stesso giorno …

"Un segnale per tutti", di Carlo Galli

Non c’è la viltà all’origine del Gran Rifiuto di Veltroni. Certo, il Pd di oggi è diverso da quello che da lui è stato fondato cinque anni fa: la vocazione maggioritaria non è più all’ordine del giorno, e la contrapposizione fra Veltroni e D’Alema appartiene decisamente al passato – semmai, i due sono oggi dalla stessa parte, dalla parte dei notabili – . Certo, per Veltroni, stretto fra la solitaria battaglia di Bersani – che ne fa il dominus del partito, almeno agli occhi dell’opinione pubblica – e la sfida provocatoria di Renzi, lo spazio politico si era oggettivamente ristretto. Gli equilibri politici dentro il Pd stanno subendo modifiche che Veltroni ha forse anticipato. Ma ciò non vale per lui più di quanto valga per gli altri big del Pd; in ogni caso, non c’era nulla di irreparabile, nulla che con un po’ di spirito di adattamento non si sarebbe potuto aggiustare e superare, per garantirsi una più che decorosa permanenza al potere. No. Probabilmente il gesto di Veltroni – reso pubblico lo stesso giorno …