Giorno: 4 Maggio 2013

Fassina «Il Pd punta a lavoro e sviluppo Ma serve un’Europa diversa», di Bianca Di Giovanni

«Non è l’Europa che non va, è questa Europa che non funziona». Stefano Fassina è appena stato nominato viceministro all’Economia. Proprio nel giorno in cui da Bruxelles arrivano gli ultimi numeri della recessione e della disoccupazione nel Vecchio Continente. Qui non si salva nessuno. Eppure si continua a insistere su pareggio di bilancio, su rigore, su procedure d’infrazione. Enrico Letta e il suo governo si dichiarano autentici europeisti. Parlano di Europa come occasione per l’Italia ma da Bruxelles continuano a parlare come gendarmi dei conti. Per di più concedendo più tempo a Francia e Spagna e negando invece flessibilità al nostro Paese. Onorevole Fassina, c’è un problema tra l’Europa e l’Italia? «Non è corretto parlare dell’Europa come se fosse un’entità omogenea. C’è l’Europa egemonizzata dai conservatori, quella che oggi ha la maggioranza nella Commissione, nel Consiglio e nel Parlamento. Poi c’è l’Europa dei progressisti, che individua la civiltà del lavoro come fattore propulsivo. L’Italia ha sofferto prima per la scarsa credibilità di Berlusconi, poi per la sostanziale sintonia di Monti con l’egemonia conservatrice. Per questo …

"Le favolette di Travaglio su Grillo", di Cristoforo Boni

Tra le favole di Marco Travaglio la più stupida è quella su Beppe Grillo, che generosamente ha tentato in questi due mesi di formare un governo Pd-Cinque stelle e che, poveretto, è stato travolto dalla ferrea determinazione all’«inciucio» di Bersani, Letta e Berlusconi. Travaglio l’ha raccontata su il Fatto del primo maggio scorso. E, nel disperato tentativo di rendere credibile l’asino che vola, ha anche accompagnato la storiella con dolci rimproveri al suo leader di riferimento, che dimenticò – errore veniale, s’intende – di ordinare ai suoi capigruppo di pronunciare i nomi di Settis, Zagrebelsky e Rodotà (nomi che pure avevano «in tasca») nel secondo giro di consultazioni al Quirinale, quando avrebbero potuto mettere a verbale la disponibilità ad un governo di coalizione. Travaglio sa bene quanto costano al Pd le sconfitte subite in queste settimane, comprese quelle inflitte dalle divisioni interne, e su questo tenta di lucrare da par suo. Ma avverte un’insidia nelle ricostruzioni di queste settimane tra le elezioni politiche e quelle presidenziali: affinché a pagare sia solo il Pd, è necessario …

"Quattro risposte sull'Europa", di Ulrich Beck

Il prefisso “post” è la parola-chiave del nostro tempo: postmoderno, post-democrazia, costellazione post-nazionale. “Post” è il bastone per ciechi degli intellettuali – la piccola parola del grande disorientamento che regna ovunque. Lo spettro della “post-grande nation” si aggira per la Francia e per l’Europa. La narrazione del ruolo peculiare della Francia in Europa e nel mondo, che ha formato l’autocoscienza della grande nation a partire dal 1945, perde il suo senso storico. All’interno l’orgoglio francese si fondava sul “modello sociale” dello Stato forte e centralizzato. L’industria dell’energia nucleare organizzata e controllata dallo Stato era considerata il museo del futuro, nel quale potevano essere ammirate le conquiste del progresso dello Stato moderno. Nella politica estera la potenza globale della Francia era costruita sulla base della posizione eccezionale del Paese nell’Unione Europea e perpetuata nel motore franco-tedesco dell’europeizzazione. La forza persuasiva di tutti e tre questi progetti viene meno. Il modello sociale è eroso poiché il regime neoliberista del mercato mondiale domina ovunque. La catastrofe di Fukushima che cova ancora sotto la cenere ha spezzato l’orgoglio nucleare …

"Imu: il Paese e la propaganda", di Ronny Marzocchi

Con la nomina di viceministri e sottosegretari si è chiusa la fase di formazione del nuovo governo e si è aperta quella delle scelte politiche, soprattutto in campo economico. Proprio ieri la Commissione europea diramava un quadro a tinte fosche per il nostro Paese. Rivedendo ulteriormente al ribasso le già scoraggianti stime di crescita per l’anno in corso. Con un’economia che ormai da tempo conosce solo la marcia indietro e con davanti agli occhi il dramma di milioni di persone senza reddito e senza prospettive, è davvero curioso che il dibattito pubblico sia monopolizzato dalla cancellazione dell’Imu. Certo, l’imposta sulla casa, così come tutte le tasse, è una gabella sgradevole e la sua introduzione in un contesto di forte crisi economica ha senza dubbio costituito un salasso per molte famiglie. Ma, rispetto ad altre forme di tassazione, l’Imu presenta almeno due vantaggi. Innanzitutto è molto difficile da evadere, per l’ovvio motivo che è difficile occultare case e terreni. A pagarla sono tutti, sia quelli che conducono una vita da onesti contribuenti sia quelli che abitualmente …

"Tre omicidi in poche ore. Il senso malato del mondo", di Sara Ventroni

Non ce la caveremo con un minuto di silenzio, in nome delle donne. Non ce la caveremo con una corona di fiori o un rosario di nomi sgranato come un bollettino di guerra. La trama è ormai prevedibile, come un format. Una liturgia quotidiana. E le pagine di cronaca nera non sono certo un anticipo di gloria. Qualcuno piange lacrime asciutte per Ilenia Leone diciannove anni strangolata a mani nude, con i vestiti da cuoca ancora addosso, calati sulle gambe. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato in un uliveto silenzioso, a Castagneto Carducci, vicino Livorno. Qualcuno piange per Alessandra Iacullo, trent’anni, accoltellata alla gola, ritrovata accanto al suo motorino, in un luogo desolato, tra Ostia e Acilia: la Riserva del Pantano. Periferie. Campagna. Alberi come testimoni muti. Oppure una camera da letto, un salotto, una cucina. La location non conta. È solo una variazione su tema. Lo sanno tutti che l’assassino ha le chiavi di casa. Lascia sempre le impronte, prima del delitto: centinaia di messaggi, telefonate. O qualche livido nero sul braccio. …

"La convenzione ad personam", di Massimo Giannini

La democrazia è limite. Per saperlo non c’è bisogno di aver letto Montesquieu. Perché non si abusi del potere, occorre un altro potere che lo possa arrestare. Il Ventennio di Berlusconi, purtroppo, è una storia di abusi di potere. Una seducente accumulazione di conflitti di interesse e di conflitti tra poteri dello Stato. Esecutivo contro giudiziario, attraverso l’uso strumentale del legislativo. Governo contro organi di garanzia, dal Quirinale alla Consulta. Basterebbe già questo, cioè la pura e semplice cronaca dei fatti di questi anni, per capire e giustificare l’ovvio. E cioè che affidare proprio al Cavaliere la presidenza della Convenzione per le riforme istituzionali e costituzionali è sommamente dissennato. Ha fatto bene Massimo D’Alema a dirlo per primo, in un’intervista al Corriere della Sera, parlando di una candidatura «non inammissibile», ma di una «forzatura inopportuna». E hanno fatto ancora meglio Stefano Fassina e Matteo Renzi a ribadirlo, in una dichiarazione al nostro giornale: «Ora non esageriamo: un conto è fare un governo con il Pdl perché non ci sono alternative, altro è dare la Convenzione …

"La Rete è lo specchio del nostro tempo", di Gianni Riotta

La rete siamo noi, la nostra vita globale è online, come persone e come cittadini. I nostri affetti più intimi sono su Facebook, il nostro lavoro appare su LinkedIn, le nostre foto non vanno nell’album come una volta ma su Instagram. Leggiamo online, scegliamo online i nostri viaggi, online si matura il dibattito politico e culturale. Dieci anni fa il mondo digitale ha cambiato la musica, cinque anni fa i giornali, presto toccherà alle università trasformarsi, programmi come i Moocs o Coursera costringeranno gli atenei a confrontarsi con l’istruzione via Internet. Papa Francesco è su Twitter, ieri la Cei si interrogava sull’evangelizzazione online in Italia con una relazione di Monsignor Pompili. Il finanziere e mecenate americano Warren Buffett arriva sui microblog di 140 caratteri, senza tweet non raggiunge ormai l’americano medio. La rete è specchio del nostro tempo, realtà del XXI secolo. Ci parla di libertà e oppressione, ci fa stampare merci con i printer tridimensionali, ci fa perdere posti di lavoro nei settori tradizionali. Nessuno sfugge al suo onnipresente network. Regolare il web sembra …