Giorno: 10 Maggio 2013

Insulti Kyenge “Grazie Cécile, ma gli italiani un po’ sono razzisti”

Lettera dei parlamentari Pd Baruffi, Galli, Ghizzoni, Patriarca, Pini, Richetti e Vaccari. I parlamentari modenesi del Pd Davide Baruffi, Carlo Galli, Manuela Ghizzoni, Edoardo Patriarca, Giuditta Pini, Matteo Richetti e Stefano Vaccari, dopo gli interventi in Aula e le singole prese di posizione, scrivono una missiva comune alla collega modenese Cécile Kyenge, neo-ministro per l’Integrazione del Governo Letta, da giorni oggetto di reiterati attacchi razzisti, xenofobi e sessisti. Ecco il testo della lettera: «Dopo i parlamentari della Lega Nord, dopo la Rete, arriva anche Forza Nuova. Tutti all’improvviso affratellati da un nuovo grande nemico: l’uomo nero. Anzi, un “incubo” ancora peggiore di quello delle favole: la donna nera. La nostra collega modenese Cécile Kyenge, da quando è stata nominata ministro per l’Integrazione nel Governo Letta, è stata oggetto di reiterati attacchi verbali e scritti, violenti nei toni e nei contenuti, offese di stampo razzista, xenofobo e sessista. La sua colpa? Essere una donna nera, preparata, in posizione di governo e con alcune idee su come dovrebbe cambiare questo Paese. Ad ogni nuova bordata di insulti …

"Nel circolo dei pendolari non si occupa, si sciopera", di Jolanda Bufalini

Il circolo non lo possono occupare perché sono pendolari, però sono molto arrabbiati i 220 iscritti al Pd di Fonte Nuova, piccolo paese alle porte di Roma. E allora la segreteria ha deciso una forma nuova di protesta, lo sciopero dei volontari, o militanti, che dir si voglia, anche perché, spiega il segretario Giacomo Marchese: «Noi siamo in periferia ed era tempo di lanciare un segnale». Il loro, spiegano in una lettera aperta alla segreteria del partito, non è uno dei circoli «dei bei quartieri della capitale dove le Tv sono sempre a caccia del militante deluso». Però delusi sono anche loro. «Da oggi scrivono nella lettera, mandata anche ai parlamentari del Lazio e al Pd regionale cesseremo ogni attività di propaganda, ogni incontro pubblico, ogni evento, fino a quando non avremo risposte dagli organismi superiori, risposte che per la verità sarebbero già dovute arrivare dopo la incommentabile vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica». Ne hanno digerite tante, ma non ne vogliono più sapere fino a quando non avranno capito una serie di cose, fino …

"Cig, dote dai fondi inutilizzati", di Giorgio Pogliotti

Il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga «il cui importo preciso poi vedremo», sarà coperto con «fondi del ministero del Lavoro e di altri ministeri non utilizzati»: lo ha spiegato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ha confermato «l’intesa c’è, ma l’approvazione definitiva avverrà al prossimo Consiglio dei ministri». Dovrebbe essere di i miliardo la cifra che il governo potrebbe mettere a disposizione per assicurare la copertura per l’intero 20i3 alla platea stimata tra i 45omila e i 5oomila lavoratori che beneficiano del sostegno della Cigd.Si tratta di una somma inferiore rispetto ai 2 miliardi stimati dalle Regioni (si veda l’articolo in pagina) e dai sindacati. Dovrà essere sciolto in questi giorni il nodo relativo alle fonti di copertura per il finanziamento della cassa integrazione in deroga, che potrà contare anche sui circa 4 milioni di risorse, frutto dal taglio degli stipendi dei ministri a titolo di «contributo simbolico». L’ipotesi originaria, di procedere con una riduzione lineare delle dotazioni finanziarie disponibili per i ministeri, è stata esclusa dallo stesso ministro Saccomanni: «l’epoca dei tagli lineari …

"Edilizia e ambiente, ecco dove si può creare lavoro", di Luciano Gallino

Il nuovo governo ha dichiarato di volersi impegnare a fondo allo scopo di creare lavoro. Nel perseguire tale proposito dovrà compiere diverse scelte, alcune che gli sono note perché presenti da tempo nella discussione su questo tema, altre pressoché ignorate ma non di minore importanza. Il suo problema è quindi duplice: evitare di fare le scelte sbagliate tra quelle note, ma anche individuare scelte originali, attinenti a situazioni di cui al momento sia il governo sia i commentatori che lo spronano ad agire per creare lavoro sembrano ignorare. Prima di toccare queste ultime, è opportuno un cenno a una scelta che sarebbe sbagliata, ma ha già fatto capolino in alcuni interventi del presidente Enrico Letta. Consisterebbe nel rispolverare l’idea che la flessibilità dell’occupazione – tradotto: una maggior facilità di licenziare, o di assumere tramite contratti di breve durata – serva a creare un maggior numero di posti di lavoro. La flessibilità è un ritornello diffuso dall’Ocse quasi vent’anni fa, con l’ausilio di un marchingegno chiamato Epl (acronimo inglese che sta per “legislazione a protezione dell’occupazione”). …

"La questione dei salari", di Silvano Andriani

Mentre si intensifica il bombardamento contro le politiche di austerità e vengono demolite, anche ad opera del Fondo monetario internazionale, le ricerche che avevano finora dato ad esse una parvenza di scientificità, sorgono dubbi anche su una risposta alla crisi basata quasi esclusivamente su politiche monetarie ultraespansive. Politiche tipo quelle adottate dalle banche centrali statunitense, inglese ed ora anche giapponese. Ormai quasi nessuno più nega che la politica della Federal reserve sia la causa della migliore performance dell’economia statunitense rispetto a quella europea, ma il fatto è che questa enorme immissione di moneta non si traduce in un adeguato aumento della domanda e tanto meno in un adeguato aumento degli investimenti: il livello di formazione del capitale è stato nel 2012 nettamente inferiore a quello del 2007 sia negli Stati Uniti che in Europa, mentre in Giappone è rimasto ancora nettamente inferiore a quello precedente 1′ inizio della depressione negli anni 80. Tutto ciò appare ancora più sorprendente quando, come in Usa, Inghilterra e Germania a causa dei bassissimi tassi di interessi e di un …

"Un futuro per L'Aquila preda dell'indifferenza", di Salvatore Settis

L’Aquila è ancora in Italia? Il sindaco Cialente ha ammainato la bandiera italiana dalla sua città in rovina e riconsegnato la fascia tricolore al capo dello Stato per esprimere «preoccupazione, rammarico e mortificazione» per l’abbandono in cui giace la città deserta, dove da ottobre, nonostante il (buon) provvedimento Barca, non arriva un centesimo per la ricostruzione, paralizzando i cantieri e consegnando i cittadini a una condizione di «scoramento, sfiducia, rabbia, disperazione, povertà». «Lo Stato ci ha abbandonati», scrive il sindaco; «nella nostra Costituzione si respira la responsabilità istituzionale e democratica che si esprime nei diritti e nei doveri delle istituzioni e dei cittadini. Questo spirito non lo vedo nel comportamento dello Stato». Domenica 5 maggio, più di mille storici dell’arte di ogni età (università, soprintendenze, licei…), auto-convocati per un’idea di Tomaso Montanari, si sono raccolti all’Aquila da tutta Italia per vedere con i propri occhi, e denunciare al Paese, il colpevole abbandono del centro storico a oltre quattro anni dal sisma. Echeggia, in questa presenza civile e nelle parole del sindaco, un aspro contrasto fra …