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“Superato ogni limite, così non si va avanti”, di Simone Collini

«Il Pdl mette a rischio la funzione stessa di questo governo. C’è un limite oltre il quale il nostro senso di responsabilità, che anche oggi abbiamo dimostrato, non può andare. O c’è un chiarimento serio, o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende giudiziarie di Berlusconi, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti». Guglielmo Epifani non sottovaluta affatto quanto avvenuto ieri. E in questa giornata di bagarre a Montecitorio innescata dal Pdl e da un Beppe Grillo che invoca nuove elezioni, il segretario del Pd lancia il suo ultimatum: «Noi non temiamo nulla, quale che sia l’evolversi della situazione».

Si può continuare a sostenere il governo insieme al Pdl dopo quanto avvenuto? «È indubbio che da oggi si entra in una fase nuova. Abbiamo assistito a una richiesta insostenibile in qualsiasi democrazia. La richiesta del Pdl di sospendere per tre giorni i lavori del Parlamento a seguito di una decisione della Cassazione è un atto irresponsabile, che lega campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare. Il Pd non si è prestato né si presterà mai ad una logica di questo segno. E ora o il Pdl dimostra di tenere distinte le due sfere, oppure si assume la responsabilità di una scelta dissennata verso la condizione del Paese e la sua crisi drammatica».

Formigoni dice che rimarranno in assemblea permanente fino al 31 luglio, data per cui è prevista la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.

«È ridicola questa idea del sit-in continuo. È totalmente privo di fondamento pensare che la pressione possa indurre le Camere a risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi o di qualsiasi altra persona. La verità è che puntano a colpire l’autonomia e la funzione del Parlamento in relazione a una vicenda che appartiene a un’altra sfera. E questo rappresenta un vulnus profondo».

C’era da aspettarsi altro dal Pdl, insieme al quale sostenete questo governo?
«Noi abbiamo detto no a un governo di pacificazione. Questo è un governo di comune responsabilità per affrontare la crisi del Paese. Fin dalla sua nascita era implicita una questione ora resa esplicita, e cioè che questo esecutivo di servizio può operare soltanto se il Pdl ha la capacità di tenere distinte le vicende giudiziarie di Berlusconi dal lavoro del Parlamento, perché altrimenti con una fibrillazione continua non si può fare nulla». Ora si è chiarito che questa capacità da parte del Pdl non c’è, o no?

«Ma infatti adesso il Pdl deve sciogliere il nodo. È evidente che se si tira la corda giorno dopo giorno si crea un clima pesante, come si è visto oggi in Parlamento, e alla fine la corda si spezza».

Fuor di metafora?

«Viene messa a rischio la funzione stessa del governo. C’è un limite che non può essere superato, né spostato all’infinito. Adesso bisogna chiarire questa questione. E questo è un problema che riguarda tutti».

Per quel che riguarda il Pd cosa significa?

«Significa riflettere sul fatto che la nostra responsabilità verso il Paese ha un senso se il governo viene messo nelle condizioni di operare per il bene degli italiani. Questo adesso è il vero chiarimento politico da aprire. Non su questa o quella misura di politica economica, perché lì siamo già nel campo fisiologico di un confronto tra forze politiche diverse. Da oggi tutto diventa più complesso e occorre affrontare il nuovo quadro che si è aperto con la chiarezza necessaria». Letta è andato a riferire al Quirinale sulla situazione politica: quale pensa possa essere il contributo che può dare il Presidente della Repubblica in questa fase? «Certamente il fatto che il presidente del Consiglio sia andato dal Capo dello Stato segnala la delicatezza di questo passaggio. E penso che il Presidente Napolitano eserciterà il suo ruolo per evitare che questa situazione possa degenerare».

Degenerare significa crisi di governo e nuove elezioni?
«Resto fermo sulla necessità di arrivare a un chiarimento, a un confronto vero, sapendo che c’è un limite oltre il quale con la nostra responsabilità, che anche oggi è stata espressa in maniera chiara non si può andare. Non ci si può chiedere di più. Ma non per altro, perché il rischio è che il governo non sia messo nella condizione di fare quello che deve fare. Il Pdl esca dalla linea avventurista, il tanto peggio tanto meglio non è una risposta».

E se invece il loro obiettivo fosse proprio far precipitare gli eventi?
«Noi non temiamo nulla, quale che sia l’evoluzione della situazione. Abbiamo tutte le carte in regola per affrontare qualunque scenario. Abbiamo fatto nascere questo governo in condizioni difficili, ci siamo assunti la responsabilità di scelte non facili, abbiamo lavorato per tenere distinte vicende giudiziarie dall’attività parlamentare e di governo, registrando un credito internazionale molto forte. Ma con la stessa forza con cui abbiamo dato in Parlamento il segno della nostra serietà e del nostro spirito di servizio nei confronti del Paese, diciamo che così però non si può andare avanti. Per noi è fondamentale difendere l’autonomia del Parlamento. Non ci sono piaciute all’inizio della legislatura le polemiche contro le Camere da parte del Movimento 5 Stelle e allo stesso modo non ci piace il tentativo del Pdl di sospendere l’autonomia del Parlamento». Dice così però il Pd ha accettato la sospensione dei lavori parlamentari per il pomeriggio di ieri.

«I nostri gruppi hanno respinto la richiesta di sospensione per tre giorni. Di fronte alla domanda di un aggiornamento dei lavori per permettere la riunione dei gruppi del Pdl, abbiamo accettato, come del resto si è fatto tante volte in passato, anche per noi».
La decisione però è stata criticata anche da diversi vostri deputati: come risponde a chi dice che si è sbagliato a dimostrare tale accondiscendenza?

«Non c’è stata alcuna accondiscendenza nei confronti dell’idea di sospensione. Il Parlamento ha lavorato fino alle quattro del pomeriggio e riprende i lavori domattina. C’è stata una discussione all’inter- no della nostra presidenza e tutti erano d’accordo nella chiusura anticipata alle quattro. Una scelta che ora ci mette nella condizione di poter dire al Pdl adesso basta».

Come giudica la richiesta di Grillo di voto anticipato?
«Davvero strana da parte di chi, per scelta propria, non ha fin qui svolto alcun ruolo positivo. Grillo aveva la possibilità di influenzare il percorso della legislatura ma non lo ha voluto fare, si è rintanato in una specie di Aventino parlamentare. E ne ha pagato le conseguenze in termini di consenso. Adesso rialza la voce perché si trova in difficoltà. Ma è chiaro a tutti che ha concorso a portarci a questo punto».

Lui dice che “la gente vuole prendere i fucili” e che è lui a dire “proviamo ancora con i metodi democratici”.
«Evocare la violenza, in una fase così delicata, non indica alcuna via d’uscita, non dà risposte ai problemi, ed è un pericoloso gettare benzina sul fuoco».

Se la situazione può evolvere in ogni senso, non era più opportuno chiudere sulle regole del congresso? Perché ha fatto slittare la riunione della commissione congressuale?

«Perché il nostro problema adesso è comprendere come evolverà la situazione politica, che è davvero grave. Il centrodestra rischia davvero di far precipitare il Paese mantenendo posizioni di cui vedo tutta la pericolosità e la strumentalità, perché era previsto che la Cassazione fissasse la data della sentenza».

Ma non così presto…

«Forse lo avrà fatto per evitare la prescrizione».
Se il 30 dovesse arrivare una sentenza di condanna, come voterà il Pd quando il Parlamento dovrà decidere sull’esecutività dell’interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici?

«Noi rispettiamo il lavoro della magistratura e faremo quello che bisogna fare perché la sentenza, com’è doveroso che sia, venga applica».

L’Unità 11.07.13