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“Attacchi assurdi, scelta in linea con la Consulta”, di Stefano Passigli

La proposta di legge del Senatore Mucchetti in materia di incompatibilità presentata già da alcune settimane, è stata sorprendentemente presa a pretesto per un nuovo attacco alla dirigenza del Pd e dei suoi gruppi Parlamentari. Dico sorprendentemente perché la proposta da un lato non è nuova ma ha venti anni di precedenti, e dall’altro riflette correttamente l’orientamento giurisprudenziale della Corte Costituzionale. Quest’ultima, infatti, onde assicurare quanto più possibile il rispetto del diritto di ogni cittadino all’elettorato passivo, ha nel corso degli anni progressivamente sostituito al principio della ineleggibilità quello della incompatibilità, affidando alla
legislazione ordinaria la fissazione dei termini per la rimozione delle cause di incompatibilità o per la decadenza dagli incarichi.
È proprio ispirandosi al principio della sostituzione della inelegibilità con la incompatibilità che si sono sempre mosse da venti anni a questa parte tutte le iniziative legislative del centro sinistra italiano: Pds, Ds, Margherita, e infine Pd.
Il primo organico tentativo di intervenire in via legislativa sul conflitto di interessi fu, infatti, la mia proposta di legge del 1994, poche settimane dopo l’avvento sulla scena di Berlusconi. Approvata dal Senato nel luglio 1995, quella proposta, ritardata alla Camera dalla sessione di bilancio, decadde all’inizio del 1996 per la fine anticipata della legislatura.
Quanto qui preme non è riferire il perché nella successiva legislatura 1996-2001 la maggioranza di governo di centro sinistra non sia riuscita ad approvare tale legge (un perché -ampiamente ricostruito nel mio libro “Democrazia e conflitto di interessi” del 1991, ove si sfatano molti luoghi comuni circa i presunti colpevoli di acquiescenza a Berlusconi), quanto sottolineare che la posizione del centro sinistra in materia non è mai cambiata, e che nei confronti di Berlusconi e del suo conflitto di interessi ci si è sempre indirizzati verso la incompatibilità e non verso la ineleggibilità. Quella mia prima legge del 1994, fondata appunto sul principio della incompatibilità, fu infatti ripresentata come proposta dell’intero gruppo nel 1996, e ripresentata nel 2001, primi
irmatari Fassino e Rutelli a significare la piena adesione di DS e Margherita.
Che oggi sorgano dentro e fuori il Pd dure critiche alla proposta Mucchetti è dunque frutto di ignoranza dei precedenti di giurisprudenza costituzionale, e della stessa storia dei comportamenti parlamentari di Ds, Margherita e infine del Pd, o più semplicemente frutto di una intollerabile spregiudicatezza che per porre sotto accusa la dirigenza del partito e dei gruppi parlamentari non esita a travisare la realtà senza considerare il rischio per la stessa tenuta del Governo, o – temo- puntando avventuristicamente proprio alla sua caduta.
Ignoranza o strumentale malafede, dunque. O un mix di entrambe, a riprova che spesso il nuovo, specie nelle assemblee legislative, fa rimpiangere le vecchie modalità di selezione della classe politica.

L’Unità 14.07.13