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“Zanonato: in autunno via Imu e stop all’Iva”, di Roberto Petrini

Il governo è al lavoro per eliminare l’Imu sulla prima casa. E per stoppare l’aumento dell’Iva. Lo ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato: «Penso che all’inizio dell’autunno sarà possibile dare l’annuncio». La dichiarazione dell’ex sindaco di Padova giunge dopo gli esiti incerti della riunione della “cabina di regia” e il giorno dopo il rilancio ufficiale della spending review. E al G20 a Mosca il governatore di Bankitalia, Visco, lamenta: «L’instabilità politica frena la ripresa».
«Penso che all’inizio dell’autunno sarà possibile annunciare che non ci sarà un punto di Iva in più e non ci sarà l’Imu sulla prima casa». Il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, in una intervista al Tg1,
serve la soluzione dell’»ingorgo fiscale» ben prima della pausa di Ferragosto e prima ancora dell’impegno preso dalla «cabina di regia» governo-maggioranza, nella riunione di giovedì scorso, di agire sulle due tasse «incombenti » entro il 31 agosto.
Il governo, ha aggiunto Zanonato, sta lavorando per «stabilizzare » le misure prese prima dell’estate: ovvero i due contestati «rinvii», quello dell’Imu (dal 17 giugno al 17 settembre) diventato legge nei giorni scorsi con l’approvazione del provvedimento da parte del Senato e quello dell’Iva (spostato dal 1° luglio al 1° ottobre) con un decreto che deve essere approvato entro il 27 agosto pena la decadenza.
La sortita di Zanonato, già sindaco di Padova del Pd, giunge dopo gli esiti incerti della riunione della «cabina di regia» che si era limitata a parlare di «superamento» dell’Imu, ma soprattutto il giorno dopo il rilancio ufficiale della spending review con l’approvazione di un emendamento al decreto del «fare» che conferisce poteri straordinari al nuovo supercommisario per agire sulla spesa pubblica, mentre sul lato della spesa lo stesso ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni non ha escluso un rilancio della politica delle privatizzazioni e ha espresso l’intenzione di agire sulla valorizzazione degli asset dello Stato a partire dagli immobili.
Non a caso Zanonato ha citato espressamente il Tesoro, sotto forte pressione nelle ultime settimane da parte del Pdl: «Grazie all’impegno del ministro Saccomanni — ha tenuto a sottolineare — stiamo raggiungendo l’obiettivo» di stabilizzare i due rinvii e dunque di eliminare l’Imu sulla prima abitazione e sterilizzare l’aumento dell’Iva che rischia di schizzare al 22 per cento. Zanonato ha anche spiegato — ma questo lo ha attribuito espressamente alla sua volontà — di voler abolire l’Imu anche per capannoni ed edifici industriali.
Per l’intera operazione servono circa 5 miliardi per quest’anno: la cancellazione dell’Imu prima casa costa infatti 4 miliardi (finora trattandosi di un rinvio non si è speso nulla), mentre per lo stop di tre mesi dell’Iva, che quest’anno scattava solo nel secondo semestre, si è già impegnato un miliardo (finanziato con l’anticipo degli acconti Irpef) e ora ne serve un altro. E’ evidente, come ha detto il ministro dell’Economia Saccomanni, che dal prossimo anno le due «sterilizzazioni » costeranno 8 miliardi ogni dodici mesi.
L’autunno, al quale fa riferimento il ministro Zanonato è tuttavia la stagione della legge di Stabilità, che dovrà essere presentata in Parlamento e a Bruxelles entro il 15 ottobre e in quella occasione, riaperta la partita dei conti pubblici, potrebbero emergere le risorse necessarie. Nel frattempo potrebbe profilarsi un nuovo rinvio- ponte: in ogni caso un primo test sulle intenzioni del governo verrà fin da domani è atteso una nuovo vertice sul nodo-tasse, stavolta in Via Venti Settembre, tra i tecnici del Tesoro e i rappresentanti dei tre partiti che sostengono il governo.
Sul piano politico, se l’annuncio di Zanonato troverà seguito concreto, si sminerebbe uno dei passaggi più pericolosi per il governo Letta che, fin dalla nascita, ha visto contrapporsi in un lungo braccio di ferro il Pdl, schierato sul «no» totale all’Imu prima casa e all’aumento Iva e il Pd più incline a trovare una soluzione per escludere dal pagamento dell’imposta i redditi medio bassi che avrebbe potuto coinvolgere l’85 per cento dei proprietari lasciando l’onere di sostenere l’imposta solo alle fasce più alte.

La Repubblica 21.07.13