Giorno: 30 Giugno 2014

"Senza prove. E non dice perché rifiuta la sperimentazione", di Pietro Greco

La vicenda Stamina ha molte facce. Tra queste ve ne sono tre – una giudiziaria, una sanitaria e l’altra scientifica – che riguardano direttamente Davide Vannoni, il fondatore di Stamina. Non affrontiamo la dimensione giudiziaria ma solo quella scientifica e sanitaria. La prima si fonda su due affermazioni di Vannoni, una laurea in lettere e filosofia e nessuna esperienza di ricerca in medicina o biologia. Primo: è possibile trasformare cellule staminali mesenchimali in neuroni mediante una tecnica precisa, basata sull’esposizione ad acido retinoico. Secondo: le cellule staminali mesenchimali così trattate possono curare gravi malattie neurodegenerative, come l’atrofia muscolare spinale, la distrofia muscolare o il Parkinson. Ebbene, la dimensione scientifica della vicenda stamina si consuma tutta qui. Vannoni non ha fornito alcuna prova che queste affermazioni siano vere e verificabili. Non ha scritto alcun articolo scientifico sull’argomento. Non ha superato alcuna prova per brevettare la sua tecnica. Non ha fornito mai ad alcuno un qualche tipo di dimostrazione. Continua a trincerarsi dietro la necessità del segreto. Se divulgo la mia tecnica, dice, se ne approprierebbero gli …

"Dai campi di grano e i papaveri rossi alle sfide del nostro tempo: anche l'America si preoccupa dei paralleli con 100 anni fa", di Mario Platero

Foto tratta da “The New York Times” Cominciate con il guardare questa foto con cui il New York Times celebra la Prima Guerra Mondiale. Papaveri rossi in un campo di grano. Sembra l’illustrazione della “Guerra di Piero” di Fabrizio de Andre’. Sono i campi dove ci fu la grande battaglia della Marna: in questi campi bellissimi e struggenti furono uccisi 300.000 uomini. Campi e morti celebrati, ci ricorda il New York Times, anche dal poeta canadese John McCrae, ufficiale medico durante la Grande Guerra in un rapido verso che divenne simbolico, lui parlava di papaveri al vento e croci per soldati. In questi giorni, un secolo dopo l’assassinio dell’Arciduca Ferdinando a Sarajevo il 28 di giugno del 1914, quando si gettarono i semi della Prima Guerra Mondiale, i media americani rievocano battaglie epiche e intrighi politici, pubblicano articoli di Margaret McMillan grande storica, autore del libro guida :”La guerra che pose fine alla pace”. Oggi ne parlero’ anche nel mio programma America 24 su Radio 24. Molti si chiedono se ci sono dei paralleli fra …

"Costruire un’Europa più solidale ispirandosi alla «teoria dei giochi»", di Mauro Magatti

Dopo giorni di trattative convulse, l’esito del vertice europeo è lontano dalle aspettative dei giorni scorsi: la sostanza del patto di stabilità non cambia, l’apertura di una fase più centrata sulla crescita genericamente affermata. Nemmeno sulla questione migratoria il vertice ha segnato un significativo cambiamento di agenda. L’impressione è che, scampato il pericolo delle recenti elezioni — dove i partiti antieuropeisti non hanno fatto saltare il banco — i decisori politici non siano riusciti a cambiare la logica che li ha guidati negli ultimi anni. Il problema sappiamo qual è: l’Unione Europea è e rimane una forma istituzionale di secondo livello. Il che comporta che il legame esistente tra il cittadino e i suoi rappresentanti — già molto usurato sul piano nazionale — finisce per diventare sottilissimo. Condizione che si coglie plasticamente guardando la trattative di questi giorni: dove, con un Parlamento appena eletto su base universalistica, i veri attori in campo restano i primi ministri dei governi nazionali. In questa cornice istituzionale, la ratio dell’azione politica è chiara: si affrontano le questioni europee pensando …

"Gli abusivi della cattedra", di Giovanni Belardelli

Sono ancora i professori ad avere la responsabilità pedagogica dell’insegnamento nelle nostre scuole? È in fondo questa la domanda che nasce dalla lettura di una recente sentenza del Tar del Lazio, che ha annullato la bocciatura di uno studente di un liceo classico romano il quale aveva riportato alcune pesanti insufficienze: 3 in matematica, 4 in fisica, 3 in storia dell’arte. Al di là delle motivazioni più tecnico-giuridiche della sentenza, spicca il rimprovero del Tar agli insegnanti per non avere adeguatamente valutato la preparazione complessiva dello studente, all’interno della quale — secondo i giudici amministrativi — un 3 in matematica e un 4 in fisica sarebbero meno gravi trattandosi di un liceo classico. Anche a prescindere dall’opinione che si può avere su un’argomentazione del genere (personalmente, la reputo una sciocchezza), a lasciare di stucco è il fatto che in questo modo il Tar salga, letteralmente, in cattedra. Finisce infatti per sostituirsi agli insegnanti in quell’attività chiave della loro funzione pedagogica che consiste nella valutazione di uno studente: una valutazione che può fare a ragion veduta …

"Ecco la squadra per la quale voto", di Ilvo Diamanti

L’eliminazione dell’Italia dai mondiali ha rarefatto l’esibizione di bandiere alle finestre e sulle terrazze. Eppure i tricolori resistono, almeno nel mio quartiere. Non ne avevo visti tanti il 2 giugno, festa della Repubblica, né, tanto meno, il 25 aprile, anniversario della liberazione . Ma I mondiali di calcio hanno, da sempre, la capacità di sollevare l’entusiasmo nazionale. Anche in quest’area, nel cuore del Nordest, con una tradizione leghista di lunga durata. Dove si incontrano alcune bandiere della Serenissima Repubblica di Venezia, che evocano l’indipendenza veneta. Issate, talora, accanto a quelle dei forconi. Ogni manifestazione secessionista, d’altra parte, ha prodotto, per reazione, una vampata di orgoglio nazionale. Lo ha ben compreso il nuovo leader leghista, Salvini. Che ha rilanciato i consensi elettorali al partito mettendo fra parentesi lo spirito separatista e l’identità padana. E ha, invece, puntato sul messaggio antieuropeo e sul contrasto all’immigrazione. Procedendo, dunque, accanto al Front National di Marine Le Pen. Iper-nazionalista. D’altronde, il tricolore è stato utilizzato ed esibito, a livello di massa, nel 2011, in occasione del 150enario dell’Unità, proclamato e …

"«Con la flessibilità Ue dieci miliardi l’anno. Si potrà investire di più», intervista al sottosegretario Delrio, di Lorenzo Salvia

L’Italia torna da Bruxelles con la regola del «miglior uso della flessibilità» già prevista. Non è un po’ poco, sottosegretario Graziano Delrio, per parlare di un’Europa che abbandona la linea del rigore e di vittoria del governo Renzi? «No, non è poco perché è proprio dal mancato uso della flessibilità già consentita che sono arrivati i nostri problemi più seri». Quindi, nel semestre di presidenza dell’Unione, l’Italia non chiederà di alzare il tetto del deficit, il famoso 3% del Pil, il Prodotto interno lordo? «Non credo sia una legge scolpita per sempre nella pietra ma non vogliamo essere noi a spostarla sulla sabbia. No, non chiederemo di alzare il 3%. Anche per evitare sospetti e risolini in Europa, anche ricordando che ci sono altri Paesi che sforano quel limite in modo palese e per un certo periodo l’ha fatto persino la Germania». Scusi, ma allora questa maggiore flessibilità cosa vuol dire? «Vuol dire che quando si calcola il deficit non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una parte della spesa. Di fatto si allenta …

"Presidenza italiana Limiti e speranze", da redazione Unità

Sarà bene, intanto sgmbrare il campo da un possibile equivoco. La presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea, quella che l’Italia eserciterà da domani al 31 dicembre, non è la «guida politica» dell’Unione.Ha compiti diversi, e meno importanti, non solo rispetto alla Commissione, ma anche rispetto al Consiglio Europeo che, dal 2009, in base al Trattato di Lisbona ha un presidente permanente. La presidenza di turno ha compiti di indirizzo e di coordinamento, convoca i vari consigli in cui si riuniscono i ministri dei 28 competenti per le diverse materie, e in caso di controversie media e favorisce il negoziato tra le parti. Chiarito questo fatto, va aggiunto subito però che la presidenza italiana cade nel momento molto particolare che tutti sappiamo: nel pieno del cambiamento dei vertici dell’Unione e in una fase politica in cui sembra chiaramente crescere la consapevolezza della necessità di passare dalla strategia del rigore di bilancio a politiche di investimenti sostenuti da ragionevoli spese a livello europeo e da mutamenti di indirizzo nelle politiche economiche nazionali. Tra le due cose c’è …