Giorno: 1 Giugno 2014

"A Renzi serve un partito forte", di Michele Ciliberto

La vittoria di Renzi sta suscitando molte aspettative nel paese, in tutti i settori, compresa la Confindustria. Si capisce: come è stato detto da molti, il successo elettorale del premier è dovuto alle speranze che ha saputo suscitare. Le ha suscitate in molti strati della nazione compresa un’area mode- rata che si era finora riconosciuta in altre forze politiche. Certo, ha giocato in questo la volontà di contrastare Grillo e Casaleggio che hanno suscitato negli italiani antiche paure con le loro parole minacciose. Ma c’è stato anche altro in quel voto. Renzi è stato avvertito come portatore di idee finalmente nuove, di posizioni finalmente estranee al tradizionale gioco politico. Questa è stata fin dall’inizio la sua forza: aver intercettato sentimenti di speranza, desideri di muta- mento, la voglia di uscire dalla palude. Simmetricamente, il risultato del voto sta provocando reazioni e preoccupazioni nella destra, che comincia a interrogarsi sulle conseguenze dello stato di frantumazione in cui si trova. In questa situazione il premier quale politica vuole fare? Diceva Horkheimer, parafrasando Marx, che gli uomini vanno …

"Under 30 assunti nei musei e addio bancarelle al Colosseo", di Maria Corbi

Cercansi storici dell’arte under 30. Il decreto cultura varato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana e firmato ieri dal presidente Giorgio Napolitano fa un passo verso i giovani laureati in discipline relative a beni e ad attività culturali. Hai 29 anni? Puoi essere assunto nei musei, nelle biblioteche, negli archivi che da anni soffrono di carenza di organico causa spending review. E questo in deroga ai limiti imposti alle amministrazioni diverse dai beni culturali. Contratti a tempo determinato, certo, ma sicuramente una chance per tanti ragazzi che con la laurea in tasca e la passione per l’arte sono costretti troppo spesso a ripagare su lavori che diano un minimo di sicurezza. E adesso questo minimo di sicurezza arriva dal decreto Cultura e Turismo trasmesso alla Camera. Oltre alla spinta all’occupazione giovanile, introduce un credito d’imposta (“Art bonus”), del 65 per cento per le donazioni a favore di interventi di manutenzione e restauro di beni culturali pubblici; musei, siti archeologici e biblioteche pubblici; teatri pubblici e fondazioni lirico sinfoniche. Tra gli impegni voluti dal ministro …

"Supplenti brevi, in tanti non prendono lo stipendio da febbraio", di Alessandro Giuliani

Molti supplenti temporanei della scuola non prendono lo stipendio dal mese febbraio. Ora, a pochi giorni dal termine delle lezioni, che per la gran parte di essi coinciderà con la fine del servizio a tempo determinato, hanno deciso di denunciarlo. Secondo il gruppo ‘Supplenti della scuola per la qualità e dignità del lavoro’, occorre infatti sensibilizzare istituzioni ed opinione pubblica “sulla situazione di disagio di centinaia di supplenti temporanei della scuola: per questo chiediamo che l’Ufficio VII del Ministero dell’Istruzione e il corrispondente Ufficio del Ministero dell’Economia – si legge nella nota del raggruppamento di precari della scuola – si adoperino congiuntamente per sanare, con emissioni speciali e con gli opportuni provvedimenti agli uffici preposti, la situazione degli stipendi arretrati”. L’organizzazione denuncia, quindi, “la mancata liquidazione per molti supplenti brevi delle retribuzioni di febbraio, marzo e aprile; la mancata trasmissione dei flussi UniEMens all’Inps, competenza che, dal gennaio 2013, è a carico del Tesoro e che lo scorso anno ha causato lentezze, ritardi e forti disagi nell’istruttoria delle pratiche Aspi e MiniAspi da parte dell’Istituto …

"Il ritorno della politica in Europa", di Guido Rossi

Le appena svolte elezioni europee hanno rivelato una singolare dissociazione tra le élite politico-intellettuali e gli elettori. Il deficit di democrazia che sta dilagando in tutti i Paesi occidentali, Stati Uniti compresi, rappresentato dalla sottomissione del potere legislativo rispetto a quello esecutivo, sembra con queste elezioni aver subìto un’inversione di tendenza. Gli elettori europei, il maggior numero mondiale dopo quelli indiani, si sono dimostrati più di ogni volta precedente consapevoli dell’importante funzione del tanto disprezzato Parlamento europeo, nel quale per la prima volta hanno potuto indicare il candidato presidente della Commissione, che rappresenta il potere esecutivo. L’Europa tecnocratica, nominata e gestita dall’alto, ha aperto la porta a un’Europa politica orientata dal basso, verso una democrazia rappresentativa nel senso classico. Le campagne elettorali, frammiste al richiamo continuo di problemi interni, hanno alzato i toni e i livelli delle discussioni sui problemi europei. È dunque un bene per la democrazia che nel Parlamento, insieme a centrodestra e centrosinistra, siedano anche, come stimolo, gli euroscettici e i populisti. E così la valutazione delle pur rilevanti astensioni dal voto …

"Ma per il premier il voto non consente rinvii sulla Commissione", da L'Unità

La Germania non come “nemico” ma come “modello”. Buona parte delle risposte che gli italiani hanno sollecitato con il voto dipendono dall’Europa e Renzi approfitta dell’intervista ad alcune importanti testate europee per confermare i suoi «ottimi rapporti» con Angela Merkel, ma per ribadire anche che «l’impostazione di fondo» dell’Ue «non deve essere centrata sull’austerità» ma puntare alla crescita, all’occupazione e alle riforme. I riconoscimenti al modello tedesco – il presidente del Consiglio cita «il mercato del lavoro o la struttura pubblica» – non possono annebbiare le diversità «su tante questioni», a partire – appunto – dal rigore come imperativo assoluto. Se Romano Prodi sollecita «un blocco forte» di paesi europei – «Italia, Francia, Spagna, Austria» – che «sblocchi» l’Unione, e se il professore dopo aver gettato il sasso cerca di nascondere la mano sottolineando che non pensa a un patto «antitedesco», Renzi per il momento si mantiene cauto. Mettendo a punto le mosse per la partita che si gioca a Bruxelles, tuttavia, nel governo si fanno i conti sui possibili alleati, perché i tempi stringono …

"La lezione che viene dal degrado", di Mariapia Veladiano

Per arrivare a questo risultato è stato indispensabile un impegno collettivo davvero ragguardevole. Sindaci e amministrazioni dalle cinquanta e più sfumature di ideologie che hanno sistematicamente ritenuto più importante asfaltare campagne per la comodità dei loro elettori e lastricare piazze per la sagra dello gnocco fritto, governanti di corso lungo-lunghissimo oppure più o meno novelli che nel loro (per quanto breve) permanere in Parlamento han trovato modo di dissimulare “riforme” scolastiche nello spazio bianco fra due articoli di legge finanziaria, elettori, e molti erano ben genitori, che hanno ostinatamente votato chi questo faceva e questo prometteva di fare. Se il 58% delle nostre scuole non è a norma, e molte di queste sono un vero pericolo, è perché un mare di persone per un mare di anni non ha ritenuto importante investire lì e un mare di altre gliel’ha permesso. Adesso un pezzo di verità è che a voler prendere in mano la scuola non si sa da che parte cominciare. Arrivano i dati Ocse e ci dicono che siamo in fondo per gli apprendimenti. …