politica italiana

"Bersani, ve lo do io il federalismo" di Alessandra Ricciardi

I Democratici portano in giro per l’Italia il nuovo libro bianco: i veri federalisti siamo noi. Dall’Ici alle Spa, dall’energia ai rifiuti, governo centralista. Accentramento di ogni decisione finanziaria, impossibilità per i comuni di fare investimenti e sbloccare le opere pubbliche, Spa che svolgono funzioni, fin qui pubbliche, in regime privatistico e centralistico, saccheggio dei Fas, acqua, trasporti, rifiuti sottratti nella loro gestione alla libera decisione degli enti locali_ Così l’ultimo libro bianco del Pd accusa il governo Berlusconi di non essere affatto federalista ma centralista. Alla faccia della Lega Nord. «E il giuramento dei candidati governatori regionali, sabato, nelle mani di Berlusconi non è che l’ennesima prova», attacca Michele Ventura, vicepresidente dei deputati Pd. Messo a punto dal gruppo parlamentare dei democratici della camera, il volumetto sui «Federalisti a parole, il neocentralismo del governo Berlusconi» sarà portato in giro da oggi sui due pullman elettorali che stanno percorrendo l’Italia, per spiegare «agli italiani del Nord e del Sud, con onestà intellettuale, che non c’è niente di buono nel federalismo in corso di attuazione, che non c’è nessun federalismo», spiega Marco Causi, deputato Pd in commissione finanze e curatore dell’opera. Si parte dal patto di stabilità: i comuni sono nell’impossibilità di fare investimenti per lo sviluppo, anche in presenza di disponibilità finanziarie proprie, a causa della rigidità del patto di stabilità: «Una scelta che è un vero controsenso e che mina la capacità di fare politica a livello territoriale». Senza tenere conto che per ristorare i comuni del taglio dell’Ici sulla prima casa, lo stato ha dovuto aumentare i suoi trasferimenti ordinari ai comuni di 3,3 miliardi. E che però, per rifarsi, ha contestualmente ridotto gli investimenti per gli enti locali da 3,3 miliardi nel 2008 a 1,8 nel 2009 fino a 1,4 nel 2010. Sempre il governo mentre con un mano, il decreto Ronchi, ha imposto ai comuni di privatizzare del tutto la gestione dei servizi pubblici locali di settori strategici come l’acqua e i rifiuti, con l’altra (Difesa, Protezione civile spa, poi sfumata, Arcus) ha accentrato dentro società statali la gestione di competenze ministeriali e anche locali. Una proliferazione di società partecipate, tra l’altro non soggette ad alcune obbligo di trasparenza e rendicontocazione, che riecheggia la peggiore Prima repubblica.

E poi c’è «lo scippo Fas», 19 miliardi su 63 mld nel giro di un anno sottratti agli investimenti nelle regioni del Sud e utilizzati come un bancomat per pagare i progetti più vari: il contratto di servizio Trenitalia, l’adeguamento dei prezziari per le opere pubbliche, il contributo per la società Stretto di Messina spa, il deficit del comune di Catania, la privatizzazione di Tirrenia.

Ma anche al Nord, le cose non vanno meglio, sostiene il partito di Pierluigi Bersani: le regioni -scavalcate in tanti settori, dalla programmazione energetica alle nuove centrali nucleari- hanno visto anche congelati i tavoli di trattativa, avviati durante il governo Prodi, per l’assegnazione di ulteriori competenze. Era il cosiddetto federalismo a geometria variabile, che avrebbe dovuto premiare le regioni più avanzate, Lombardia in testa. Non variabile, ma stabile la tesi di fondo del Pd: anche a Umberto Bossi, e alle sue istanze federaliste, converrebbe un governo di centrosinistra.
Italia Oggi 23.03.10