Giorno: 5 Marzo 2010

La richiesta della fiducia testimonia un modo di governare sempre più logoro

Il decreto sugli enti locali “va in direzione opposta al tanto sbandierato federalismo fiscale”. Lo dice in Aula Pier Paolo Baretta, annunciando il no del gruppo alla fiducia sul decreto legge. “E’ urgente attuare il federalismo: i ritardi non sono più giustificati”. Secondo Baretta il decreto affronta “una materia molto importante come il funzionamento degli enti locali”. Un tema che non dovrebbe essere affrontato con decreto. “Cosa c’è di urgente in questo decreto? – si chiede il deputato – forse è che a distanza di pochi giorni dalle elezioni volete decidere con decreto il numero dei consiglieri e degli assessori, sopprimere i difensori civici? Dov’è l’urgenza, qual’è logica?”. La risposta sono “i conti pubblici e i costi della politica? Perchè allora – prosegue – non avete proposto di fissare un tetto di spesa e poi lasciare a cittadini, comuni e territori, la decisione” su come effettuare i risparmi? “Perchè – aggiunge Baretta – non volete affrontare proposte più impegnative come il taglio del numero dei parlamentari e la riforma elettorale?” Il capogruppo in commissione Bilancio …

"Da Eluana al salva-liste il duello infinito tra Silvio e il Colle", di Filippo Ceccarelli

Vade retro, decretino! Irresistibile la tentazione di proiettare sul presente pasticcio politico e legislativo l´umorismo pre-bagaglinesco dei Fratelli De Rege, che con un celebre grido entravano in scena sui palcoscenici degli anni trenta del secolo scorso; dopo di che furono Walter Chiari e Carlo Campanini a riecheggiare sui teleschermi l´infausta e pressante intimazione: «Vieni avanti, cretino!». La questione è che il presidente della Repubblica Napolitano è la persona meno disposta ad accogliere i canoni dell´avanspettacolo nelle complesse logiche del diritto costituzionale, specialmente quando l´esigenza è quella di mettere una pezza sul più ordinario e straordinario pasticcio della Seconda Repubblica nell´Italia, ormai, dei post-partiti. E questo anche perché nei proverbi, fonte d´ogni sapienza, le toppe e i rammendi rischiano di arrecare i maggiori guai. Fatto sta che nel mezzo del caotico pomeriggio, il decreto legge tappabuchi si era posto all´ordine del giorno, per poi sdoppiarsi e poi anche e addirittura triplicarsi in varie ipotesi e sottoipotesi, come se la molteplicità graduabile e opzionale avesse potuto addolcire Napolitano nell´impervio incontro con il presidente del Consiglio. Ancora una …

Il segretario Pd: "Non si manipolino le regole. Non esistono liste di eccellenza", di Goffredo De Marchis

La linea di Bersani resta sempre quella, la stessa da giorni: «Non si cambiano le regole in corso d´opera. Possono aspettare i pronunciamenti dei magistrati amministrativi». Mentre parla al telefono con i suoi collaboratori a Roma, da Napoli, mentre pronuncia queste parole, ecco la notizia: riammesso il listino Polverini. Conferma la bontà di una posizione politica e di principio. «Vedete? Funzionano bene tutti i gradi di giudizio – dice il segretario -. Basta attenderli serenamente. Senza evocare la piazza o provvedimenti inaccettabili. È quello che facciamo noi». Il segretario del Pd sente Casini, Di Pietro. «Della maggioranza nessuno – spiega -. Non mi hanno neanche cercato». Sicuramente, c´è un filo diretto con Giorgio Napolitano. Il Pd, lungo tutta la giornata, si muove cautamente anche perché teme di lasciare scoperto il Quirinale di fronte alle mosse spericolate di Berlusconi. Ma è proprio Napolitano a sollevare il Pd da qualsiasi remora. Il presidente della Repubblica esprime a chiare lettere, con Bersani e con altri, i dubbi profondi sulle toppe che il governo sta per mettere. «Il Quirinale …

Per il sud il lavoro prima di tutto

Un’altra Italia inizia da “una bella parola italiana che si chiama ‘mezzogiorno’”. Così Pier Luigi Bersani ha aperto di fatto la campagna elettorale per il Pd in Campania, durante una manifestazione che si è tenuta alla Città della Scienza di Bagnoli. Il segretario ha chiamato a raccolta i Democratici con un discorso a tutto campo incentrato sui temi del Sud, richiamando l’attenzione sul rischio che “se la destra vincesse le elezioni regionali in Italia prenderebbe piede una sponda regressiva in tema di unità nazionale. Falcone e Borsellino cesserebbero di essere eroi nazionali e si celebrerebbero solo in alcune parti del paese”. Secondo Bersani, invece, il sud deve continuare ad essere questione nazionale, non deve essere ridotta a questione locale. Le nostre nuove proposte, allora, devono essere utili al sud e comprese bene al nord, devono essere reciproche. Io quando parlo di sud – ha concluso il leader del Pd – parlo dell’Italia, io voglio che i miei figli si sentano italiani”. “L’occupazione è la priorità nel Mezzogiorno, ma da queste parti se ne parla troppo …