attualità, politica italiana

"Quell'insulto può far saltare tutto", di Paolo Soldini

Se è una leggenda metropoliatana, lo è tanto in Italia che in Germania. Se Silvio Berlusconi ha veramente detto “quelle cose” su Angela Merkel e risulterà pubblicamente che le ha dette, sarà uno scandalo senza
precedenti per tutti, ma il problema, paradossalmente, sarà più grosso in Germania che in Italia.
Gli insulti del capo del governo di Roma alla cancelliera da noi sarebbero, in fondo, l’estrema rappresentazione del fatto che il governo italiano praticamente non esiste più e che alla sua guida (teorica) c’è un irresponsabile. Siamo governati da una barzelletta, ma lo sapevamo già. E’ a Berlino e dintorni, invece, che l’eventuale conferma delle esternazioni berlusconesche provocherebbe un terremoto.
Fino a ieri sera, della vicenda avevano parlato soltanto due giornali nazionali: la popolar-scandalistica Bild, il che non stupisce, e la seriosa e conservatrice Welt, il che invece stupisce e suggerisce considerazioni preoccupanti, considerata la notoria vicinanza di quel quotidiano al potere che conta. Ma le notizie girano. Al
punto che esisterebbe già la decisione sulla prima mossa “nel caso che”: il richiamo a Berlino “per consultazioni” dell’ambasciatore a Roma, Michael H.Gerdts. L’ambasciatore, ieri, non era rintracciabile, anche perché, per una straordinaria combinazione, l’ambasciata stessa è stata chiusa per l’intera giornata per non
meglio precisate “ragioni logistiche”. Certo, il caso diplomatico sarebbe enorme, più grave anche delle crisi bilaterali innescate dal giubilo del presidente Pertini per la vittoria sui “panzer tedeschi” ai campionati del mondo di calcio dell’82. Ma conseguenze ancora più pesanti si verificherebbero sul piano politico. A partire dal paradosso per cui Angela Merkel, la quale di Berlusconi ha un’opinione non proprio lusinghiera, si troverebbe sotto attacco proprio per la sua buona disposizione nei confronti dell’Italia, del suo debito e per l’appoggio che sta dando, sia pure obtorto collo, alla manovra del governo italiano. L’altro giorno durante la sua visita a Roma il ministro dell’Economia e vicecancelliere Philipp Rösler ha rotto un tabù: ha sostenuto la convenienza del fallimento della Grecia. Nessun politico, né in Germania né altrove, l’aveva mai fatto. La mossa di Rösler ha scatenato la bagarre: Christian Lindner, capo del suo partito, la liberale Fdp, l’ha appoggiato ed è diventata così ufficiale la fronda alle posizioni del governo sulla crisi: la Grecia dev’essere salvata – aveva detto poche ore prima la cancelliera – perché altrimenti si innescherebbe un devastante effetto domino, e il fondo salva-stati dev’essere quanto meno confermato, se non ampliato come chiede la
Commissione Ue. In Germania quando si scrive Grecia si tende, purtroppo, a leggere Italia: l’accoppiamento, peraltro, è stato reso esplicito in Germania proprio dalla Merkel. Ragion per cui lei, lo meriti o no (più no che sì, adire il vero), in questi frangenti lei viene considerata la santa patrona dell’euro canonico e dei
paesi “periferici”. La partita è complicata e per la cancelliera molto rischiosa. La sua linea che si può chiamare “europeista” con (molto) beneficio d’inventario è contestata dalla Bundesbank, allineata sulle posizioni che giorni fa hanno portato Jürgen Stark alle clamorose dimissioni dal board della BCE, dal partito
alleato della Fdp, da una buona parte della Csu e da ampi settori della stessa Cdu. Sulla carta la cancelliera ha già perso la maggioranza e il 29 settembre il Bundestag dovrà votare sull’adesione tedesca al fondo salva-stati. E a quella data si arriverà sull’onda delle elezioni di Berlino, nelle quali, domenica, la cancelliera rischia una bella batosta. Con questi chiari di luna, c’è da credere che in queste ore alla cancelleria sulla Sprea stiano molto, molto attenti ai documenti e alla indiscrezioni che arrivano da Roma. Se la situazione precipitasse Angela Merkel potrebbe contare sull’appoggio della Spd, di una parte che per fortuna pare maggioritaria dell’opinione pubblica e, last not least, della Confindustria, terrorizzata dall’idea che un tracollo dell’euro comprometta l’export, unico e vero miracolo tedesco. Ma dovrebbe difendersi da argomenti possenti. “Tu difendi l’Italia e guarda come ti ripagano”: la demagogia avrebbe largo corso, sostenuta dalla destra politica e dal prestigio della Bundesbank. Poi vallo a spiegare che una cosa è l’Italia e un’altra, molto diversa, è Silvio Berlusconi.

L’Unità 16.09.11