attualità, politica italiana

"Giù il sipario sulla politica spettacolo", di Mario Calabresi

Fotografi e giornalisti si chiedevano a vicenda chi fossero quei ministri, scrutavano le facce del nuovo governo cercando di abbinare nomi e volti in modo corretto. La prima rivoluzione andata in onda ieri, durante il giuramento al Quirinale, è stata la fine della politica spettacolo: nessuno dei presenti era un personaggio già reso famoso dalla televisione, noto per una litigata, per le sue battute o per gesti eclatanti. Per scoprire chi sono questi ministri bisogna andare a spulciare i curriculum o cercare negli archivi. E questa è già una rivoluzione.

Naturalmente ogni stagione ha la sua rappresentazione e in tempi di crisi è indicato mostrarsi sobri e asciutti. Ma, al di là dell’immagine, la sensazione positiva che offre il governo Monti si lega a quattro parole: credibilità, crescita, coesione e ricerca.

Nel Salone delle Feste del Quirinale non c’erano mai state tante televisioni straniere e questo è il motivo per cui, anche se non ne fossimo convinti, abbiamo il dovere di essere credibili: siamo un Paese sotto osservazione che ora deve onorare con tempismo la parola data. Credibili nel taglio delle spese, credibili nei modi e nei tempi di attuazione delle riforme e credibili nella direzione che verrà data all’Italia. La sensazione positiva in questo caso viene dall’aver scelto persone che hanno idee molto chiare e approfondite sui temi di competenza, che da una vita ragionano su problemi specifici (in questo caso penso a Elsa Fornero che ha indicato con chiarezza come debbano essere corretti gli squilibri e le ingiustizie del sistema pensionistico e di tutto il nostro Stato sociale).

Se Monti ha scelto di tenere per sé il ministero dell’Economia, proponendosi come guardiano e garante dei conti, ha però voluto creare per Corrado Passera un vero ministero dello Sviluppo capace di tenere insieme anche i trasporti e le infrastrutture, perché gli investimenti non possono che puntare sulla modernizzazione delle nostre reti, quelle materiali (strade, ferrovie, energia) e quelle immateriali (nuove tecnologie, a partire dalla banda larga per avere finalmente Internet veloce, allo sviluppo verde) per creare lavoro.

La crescita però non appare possibile senza coesione, senza provare a ricostruire un tessuto sociale che tenga insieme i territori ma anche tutta la nazione, e questo è il credo più profondo del nostro presidente della Repubblica. In quest’anno di celebrazioni dell’Unità d’Italia Napolitano non ha fatto che ripetere come sia necessario far crescere il Paese in modo armonico, perché se il divario tra Nord e Sud si amplia siamo destinati tutti al declino. Per questo è stato creato un nuovo ministero, alla Coesione territoriale, a cui si va a aggiungere un dicastero per l’Integrazione: la messa in pratica del discorso del Presidente a Mario Balotelli sulla necessità di dare un’appartenenza ai nuovi italiani.

Infine la scelta di Francesco Profumo, che ha trasformato il Politecnico di Torino ed era appena approdato al Cnr, ci dice che la ricerca può tornare finalmente al centro dell’agenda del Paese.

Abbiamo bisogno di guardare avanti, di scommettere sulle energie delle nuove generazioni, di dare una possibilità qui a chi fino a oggi ha preferito emigrare.

Ci sarebbe ora da ragionare sul quadro politico e sulla possibilità che questo governo possa procedere spedito in un Parlamento che è lo stesso della settimana scorsa, così si potrebbe essere tentati dal pessimismo, ma di fronte a qualcosa che nasce si ha l’obbligo di sperare. Intanto non possiamo che registrare con stupore l’energia di un Capo dello Stato che ha impresso una tale spinta da essere riuscito a garantire all’Italia un nuovo governo in meno di una settimana.

Ora che il governo c’è, il premier non sottovaluti l’attesa degli italiani per un segnale forte e chiaro: i primi tagli devono essere indirizzati verso le spese e i privilegi della politica, esempio virtuoso che renderebbe accettabile tutto il resto.

Con le professionalità messe in campo un primo passo fuori dalla palude è già stato fatto, tanto che il direttore di un giornale straniero mi ha chiamato mentre chiudevo questo pezzo per dirmi che aveva visto le immagini del giuramento: «Sembrate un altro Paese rispetto a quello della settimana scorsa, siete sempre capaci di stupirci, ma questa volta in positivo». Per una volta ho tirato il fiato.

Ps: La positiva sensazione di asciuttezza di Monti e del suo governo verrà certamente apprezzata dai nostri lettori e da molti italiani che da tempo desideravano un serio amministratore e non più un dispensatore di sogni, ma per noi giornalisti verrà una stagione di traversata del deserto: «Ci siamo dati la consegna del silenzio» hanno già risposto cortesi molti nuovi ministri, gettando nello sconforto la redazione. Ogni problema però è un’occasione, servirà anche a noi a ripensare il modo di fare informazione, sempre che tra una settimana l’aria dei Palazzi non faccia cambiare costumi anche ai nuovi inquilini.

La Stampa 17.11.11

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“Per poter agire l’esecutivo avrà ancora bisogno dell’aiuto del Colle”, di MARCELLO SORGI

Se il buon giorno si vede dal mattino, un generale effetto sedativo sembra essersi diffuso sulla ultratormentata politica italiana dopo la nascita e l’insediamento del governo Monti. Non ha lasciato tracce neppure l’esclusione finale di Letta e Amato, per giorni al centro di un braccio di ferro tra il Quirinale, il neo-presidente del consiglio e i due maggiori partiti della maggioranza, conclusosi con il prevalere dei veti di Pdl e Pd.

Per larghissimo riconoscimento, il governo è composto da personalità di alto livello e competenze. Il passaggio delle consegne a Palazzo Chigi é avvenuto serenamente. L’inusuale riconoscimento che il Capo dello Stato ha voluto tributare pubblicamente a Berlusconi e a Letta ha ulteriormente disteso il clima. L’attesa è per il discorso programmatico che Monti pronuncerà stamane alle 13 al Senato. Ed è a questa scadenza che è legato il primo problema da risolvere.

Dopo le lunghe consultazioni che hanno preceduto la nascita del governo, i partiti della maggioranza si aspettano che il premier non si discosti dalle intese raggiunte, sia sul piano dei contenuti, sia su quello delle prospettive del governo. La governance di un esecutivo tecnico, spiegano, non può essere diversa, e Monti deve mettere in conto che qualsiasi nuova iniziativa dovrà essere concordata preventivamente. Ma se veramente un metodo del genere dovesse essere applicato, il governo non andrebbe molto lontano. Pertanto, oltre a elencare gli obiettivi, non solo economici, del governo, Monti oggi al Senato chiederà di avere larghi margini di autonomia per poter trattare con l’Europa un percorso di risanamento accompagnato dall’Italia con severe misure anticrisi.

Le linee di questo piano emergono già dai criteri seguiti per la formazione del governo: la scelta di Elsa Fornero, tra le maggiori esperte di problemi previdenziali, prelude alla proposta di di rimettere le mani sulle pensioni. L’accorpamento dei ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture, affidati a Corrado Passera, lascia intuire l’ipotesi di un’accordo con le autorità europee: pareggio di bilancio in cambio dello sblocco dei fondi che, facendo ripartire i lavori pubblici, darebbero un immediato sprone alla crescita.

Il varo del governo Monti contrassegna il successo, riconosciuto da tutti, dell’impegno del Capo dello Stato per la soluzione della crisi. Napolitano è riuscito a realizzare un risultato che sembrava impossibile fino a una settimana fa, con un consenso generale e senza intoppi. Per questo sarà importante che anche nei prossimi mesi Monti possa contare sull’aiuto e la collaborazione del Presidente della Repubblica.

La Stampa 17.11.11