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"Il lavoro non c´è più. Immigrati a rischio stop", di Corrado Zunino

Quest’anno, con i flussi, entreranno in Italia 98.080 extracomunitari. È probabile che dal 2012 non ne entreranno più. Non attraverso il decreto flussi, almeno: lo strumento è da rivedere. Ma la ragione vera dell´inversione di tendenza sta nei tre anni di crisi sfibrante che oltre ad aver contratto il mercato del lavoro italiano hanno messo in difficoltà un sempre più ampio bacino di immigrati. ggi il 12% dei due milioni e mezzo di stranieri lavoratori sono disoccupati: 280 mila persone in tutto. Con l´arrivo in Italia di nuovi stranieri, in particolare extra-europei, questi “senza lavoro” rischiano di non trovare mai più un´occupazione e di retrocedere, quindi, al pericoloso “status” di clandestini.
Esiste un documento tecnico interministeriale che offre queste indicazioni alla politica: ci sono troppi stranieri disoccupati in Italia, fermiamo il decreto flussi. È stato elaborato venti giorni fa, il periodo delle convulsioni del governo Berlusconi, dagli “uffici immigrazione” dei più importanti ministeri interessati: Interni, Lavoro, Esteri, Agricoltura. Il direttore generale dell´Immigrazione al ministero del Lavoro, Natale Forlani, ora dice: «Escludo che quest´anno possa esserci un decreto flussi». E spiega: «Il nostro parere è negativo perché in Italia ci sono troppi disoccupati immigrati, la metà dei quali già percepisce cassa integrazione, indennità di mobilità, sussidio di disoccupazione. Prima di tutto bisogna dare a queste persone la possibilità di trovare un nuovo lavoro, altrimenti, scaduto il permesso di soggiorno, diventeranno irregolari. Non siamo nel 2000, quando l´Italia aveva 700 mila stranieri con 50 mila disoccupati l´anno. Oggi i lavoratori non italiani sono più che triplicati e a loro quest´anno dobbiamo sommare 25 mila profughi aggiuntivi arrivati da noi con le crisi del Nordafrica e 50-60 mila ricongiunzione familiari». Lo storico fabbisogno italiano – 200-250 mila immigrati l´anno – è «ampiamente diminuito» ed è comunque garantito dai migranti comunitari. Il decreto flussi «somiglia a una sanatoria che, tra l´altro, non corrisponde alle reali esigenze del mercato del lavoro», dice Natale. E chiude: «Stiamo affinando strumenti più mirati per fare politiche più selettive. Se servono informatici ci si rivolgerà a un paese utilizzando quote d´ingresso per lavoratori già formati a casa».
Il parere tecnico ora è sui tavoli dei ministeri, che dovranno decidere sul rinnovo di un decreto flussi. Il ministro più preparato in materia, Andrea Riccardi, titolare della Cooperazione internazionale, non ha deleghe sui flussi, ma i suoi uomini mostrano sorpresa rispetto al documento dei tecnici e dicono: «Gli immigrati richiamati con il clic-day servono per consentire al paese più vecchio d´Europa di non finire in saldo negativo, demografico e lavorativo». Tra l´altro, ieri la Cei ha chiesto un aumento delle quote dei flussi per i paesi del Mediterraneo «che vivono rivolte e instabilità». Monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale, a Radio Vaticana ha detto: «Bisogna lavorare sulla cooperazione internazionale, azzerata in questi ultimi anni, e dare quote maggiori. Soprattutto ad alcuni Paesi che in questo momento sono in fibrillazione al di là del Mediterraneo».

La Repubblica 28.11.11