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"Il vergognoso ritorno delle dimissioni in bianco", di Maria Grazia Gatti

Nonostante la crisi aumenta il numero delle donne italiane che abbandonano “volontariamente” il lavoro a seguito della nascita di un figlio. I dati ufficiali sono inequivocabili: nel 2009 le dimissioni per maternità erano state 17.878, nel 2010 sono arrivate a 19.017. Quindi, negli anni più pesanti di una crisi epocale dagli esiti imprevedibili, 36.895 donne “decidono» di abbandonare il lavoro alla nascita del figlio, ufficialmente per carenze dei servizi all’infanzia o per il loro costo elevato. Quante di queste donne avevano firmato una lettera di dimissioni in bianco all’atto dell`assunzione? Uno dei primi atti del precedente governo fu la cancellazione della legge sul divieto delle “dimissioni in bianco”.

L’Italia avrebbe proprio bisogno che nascessero più bambini, invece, è in costante aumento il fenomeno della povertà femminile e infantile e si prospetta un futuro demografico drammatico. Gli ultimi dati dello Svimez parlano di uno tsunami demografico soprattutto nel Meridione: nei prossimi 20 anni il Sud perderà circa un giovane su quattro e al Nord un giovane su cinque sarà straniero.
L’esperienza del Nord Europa ci dice che le donne che lavorano fanno più figli e li allevano meglio. L’Istat, nel rapporto 2010, descrive così: “Tra le giovani generazioni sono in crescita le interruzioni più o meno velatamente imposte dal datore di lavoro, le “dimissioni in bianco” che quasi si sovrappongono sul totale delle dimissioni. Per le nate tra il `44 e `53, il fenomeno riguardava meno della metà delle interruzioni per nascita di un figlio. Situazione particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove pressoché la totalità delle interruzioni legate alla nascita di un figlio può ricondursi alle dimissioni forzate».

Anche gli altri dati forniti dal governo sono sconfortanti per le donne che lavorano: nel 2010 sono state accertate 1280 violazioni relative alla tutela economica delle lavoratrici madri, 215% in più del 2009, mentre le infrazioni concernenti la loro tutela fisica sono state 973, con un aumento del 45%. Per uscire dalla crisi va riattivata la crescita, continuare con la politica di soli tagli significa rischiare un avvitamento recessivo per il Paese.
La Banca d`Italia ci dice che raggiungere il 60% di occupazione femminile garantirebbe un aumento del Pil di 7 punti. Il Pd ha chiesto l`esame urgente della proposta di legge a mia prima firma, e sostenuta da molti parlamentari, che ripristina il divieto delle “dimissioni in bianco”. Nonostante le difficoltà, spero in un lavoro parlamentare condiviso e trasversale.
Servono misure specifiche, che possano offrire piene garanzie e tutele sia sotto forma di specifiche politiche attive sia attraverso l`esercizio di adeguate forme di controllo che siano in grado di prevenire gli abusi nei confronti delle donne.

L’Unità 28.11.11