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«Quando restò fuori il Pd», di Toni Jop

Presto, presto: serve un volontario per spiegare a quelli del centrosinistra di Monteporzio Catone che l’Italia non ce l’ha con loro e che non sono cittadini di serie B. Auguri al volontario, ne avrà bisogno perché dovrà battersi con una realtà molto dura che lo Stato non ha provato a rimediare. Storia fantastica, meglio ascoltarla dai diretti interessati con un paio di premesse: il centrosinistra è assente dal consiglio comunale di un comune – alle porte di Roma, novemila abitanti circa – in cui era e con ogni probabilità è ancora generosa maggioranza. Nello stesso consiglio, solo rappresentanti del centrodestra, a cominciare dal sindaco che ha vinto le elezioni senza antagonisti.

Cosa è successo? «Semplice – racconta l’ex sindaco di centrosinistra Roberto Buglia, leader di una coalizione rosso, verde e bianca – per un errore, abbiamo presentato le liste con un paio di timbri in meno e siamo stati esclusi dalla competizione elettorale, colpa nostra». E i ricorsi? «Aahh, in ventiquattr’ore abbiamo regolarizzato la nostra posizione – spiega – timbri e firme, rifatte tutte di sana pianta, per far capire che non erano bollicine occasionali ma impegni seri; la commissione mandamentale ci ha risposto picche. Siamo andati al Tar e sa cosa ci hanno detto? Ci han spiegato che le questioni elettorali si affrontano dopo le elezioni, situazione tragica».

Ecco cosa accade quando non si hanno santi in paradiso, ma la stoffa dei concorrenti si riconosce esattamente nella tragedia e nel trionfo, quindi vediamo: come hanno reagito quelli del centrodestra? «Benissimo – ricorda con rabbia Fabio Bartoli, ex capogruppo Pd in Consiglio – hanno sostenuto che sbagliando avevamo dimostrato di essere incapaci e quindi indegni di governare il comune, non ricordo parole di solidarietà e nemmeno di comprensione, neppure ricordo lamenti a proposito del fatto che così le elezioni sarebbero state davvero poco democratiche. Tenete presente che il centrosinistra ha governato bene Monteporzio per 15 anni e che la gente pensa generalmente bene di noi».

E quegli sciagurati che si erano dimenticati i timbri che hanno fatto? «Non abbiamo gridato al complotto, – è sempre Bartoli che parla – ci siamo limitati a convocare una manifestazione cittadina in piazza, lì abbiamo raccontato quel che era accaduto e abbiamo chiesto scusa alla gente, che dovevamo fare? Le regole son le regole, o almeno ci pareva». Desideri? «Che l’attuale sindaco di centrodestra si dimetta in coerenza con quel che hanno detto fin qui e in analoga circostanza i suoi leader nazionali. Comunque, speriamo nel giudizio del Tar che dovrà esprimersi il 25 di questo mese». Qualcosa ci dice che il Tar non dovrebbe dar torto ai ricorrenti, ma quel che è successo è, alla luce del caso nazionale, profondamente ingiusto, qualcuno pagherà per questo?

Intanto, il centrosinistra di Monteporzio Catone ha convocato per domenica 14 una grande manifestazione in difesa della democrazia, gli argomenti li hanno. Ma non sono i soli. D’Alema ha ieri ricordato un caso trentino recente quando alle elezioni non era stata ammessa l’Udc per un vizio di forma. «C’è una doppia regola – ha sottolineato D’Alema – perchè i partiti di governo non vogliono che si applichino a loro le regole democratiche e sono pronti a sovvertirle attraverso trucchi, e questo è inaccettabile». D’Alema giudica il pasticcio di oggi «un atto senza precedenti, un insulto a tutti i cittadini italiani». Un feeling molto diffuso e molto visibile on line: il popolo di internet, da Facebook a Twitter, è in queste ore un coro ininterrotto di indignati per una giustizia palesemente tradita. Si invoca la piazza, si invoca il voto. E non mancano i richiami a Napolitano: la sua scelta, tragedia nella tragedia, non è stata compresa.

da www.unita.it

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