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"La riforma Gelmini finisce sotto esame. Bocciata da 500 precari", di Paolo Formicola

Vivace dibattito con Barbieri (Pdl) e Ghizzoni (Pd) I docenti ai sindacati: «Serve una clamorosa protesta». Tutto esaurito per l’assemblea organizzata da Gilda scuola, con l’adesione di Cgil, Cisl, Uil, Snals tenutasi ieri all’Itis Corni di Leonardo da Vinci. Più di 500, tra insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, lettori, personale Ata e Itp hanno discusso di riforma della scuola con Emerenzio Barbieri del Pdl e Manuela Ghizzoni del Pd, della commissione cultura della Camera.
A pochi mesi dall’entrata in vigore delle nuove norme sulla scuola il quadro generale di come sarà la scuola post-riforma appare piuttosto offuscato: «Manca ancora la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, mancano i decreti e le ordinanze che dovranno essere fatti in poco tempo», spiega Gorni del Centro Studi Gilda.
«Per gli istituti tecnici – continua – non sappiamo ancora quali materie dovranno essere tagliate, l’unica cosa che sappiamo è che il monte ore dovrà calare dalle attuali 36-37 ore a 32 ore e che verranno tagliate le materie con più di 99 ore annue. L’unica cosa certa è che in 3 anni se perderanno 87mila 500 posti di lavoro in 3 anni, considerando che l’80% del personale della scuola è composto da donne significa che in 60mila perderanno il posto». «E’ la seconda puntata del taglio alla scuola pubblica – continua Ranuzzini di Cisl Scuola – prima sono state tagliate le scuole primarie e medie abolendo il tempo pieno e le compresenze, adesso si tagliano le secondarie». «Significa 25mila 600 docenti e 15mila Ata in meno a partire dal prossimo anno – spiega Colombini di Flc-Cgil – questi precari che da domani non lavoreranno più, e magari lavoravano da 10 – 15 anni senza mai diventare di ruolo. In base a cosa avete stabilito che questa riforma è adatta?» si interroga il segretario. Anche per Giovanni Massarenti dello Snals, nonostante la riduzione dei corsi sia giusta, è stata sbagliata la modalità d’attuazione della riforma che avrebbe dovuto coinvolgere solo le classi prime per non sconvolgere la continuità d’insegnamento. «In questo paese nessuna riforma è indolore – ha detto Emerenzio Barbieri del Pdl – mi impegno ad affrontare le questioni sollevate qui con l’opposizione. Mi rendo conto che 87mila 600 posti di lavoro non sono noccioline però bisogna dire che il rapporto studenti-insegnanti è uno dei più alti nell’Unione Europea. Sul tempo pieno aggiungo che dai dati Miur risulta che ne usufruiscano 50mila bambini in più». Pronta la replica della Ghizzoni: «Non è mai successo che una riforma si facesse nelle commissioni, tutto è iniziato con la manovra d’estate, tagli di 8 miliardi: sono la scuola, l’università e la sanità ad aver pagato il prezzo più alto, i dati sul tempo pieno sono stati confusi con quelli delle 40 ore mentre i dati forniti dalla Gelmini sono stati taroccati senza scrupoli enfatizzando i dati negativi per avallare l’idea che la scuola pubblica stia fallendo e nascondendo i positivi. Questa riforma gerarchizza i saperi».
L’atmosfera nell’aula si scalda, dal pubblico un docente delle medie chiede: «Barbieri, come fa a non sapere che i tagli c’erano già nel 2008 quando Tremonti in un decreto decideva che doveva esserci il maestro unico?» e ancora un portavoce dei prof precari «I sindacati non hanno fatto abbastanza, noi non ci stiamo a perdere il posto di lavoro, per questo chiediamo il blocco degli scrutini». «Cosa aspettano i sindacati ad organizzare uno sciopero insieme?» chiede un docente dal pubblico, sommerso dagli applausi. L’assemblea termina con l’impegno dei sindacati: in settimana si troveranno per organizzare una mobilitazione comune. E già si pensa a forme di proteste dure: blocco degli scrutini, stop ai libri di testo, il blocco delle gite scolastiche. intanto il 18 marzo i precari protesteranno dalle 15 sotto la sede dell’Ufficio scolastico provinciale (Usp) in via Rainusso. Per mostrare la loro indignazione, i genitori degli studenti, invece, spediranno simbolici rotoli di carta igienica ai ministri Gelmini e Giulio Tremonti.
La Gazzetta di Modena 09.03.10

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