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"Tornano gli scatti d’anzianità nella scuola ma è “incubo esodati” per 4000 insegnanti", di Rosaria Amato

Resta lontana la pensione per gli “esodati della scuola”. La Ragioneria dello Stato ha bocciato la proposta di legge di Manuela Ghizzoni (Pd) e Maria Marzana (M5S) che avrebbe risolto la questione “quota 96”, permettendo di andare in pensione a circa 4.000 insegnanti bloccati due anni fa dalla riforma Fornero. Il problema sono le coperture (300 milioni di euro suddivisi in 35 nel 2014, 105 nel 2015, 101 nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018): il Parlamento le aveva individuate nel “Fondo esodati”. Ma per la Ragioneria si tratta di una copertura inidonea, perché finanzia «oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta. «È il solito rito — commenta il segretario della Cgil Scuola Domenico Pantaleo — l’ennesima proposta di legge che non viene accolta per la copertura finanziaria. E anche l’ennesima dimostrazione che la riforma Fornero
è iniqua».
Eppure la giornata in Parlamento si era aperta bene per gli insegnanti: la Camera ha infatti approvato in via definitiva il cosiddetto decreto salva-scatti, che proroga gli automatismi stipendiali del personale della scuola. «Soddisfazione» per il via libera da parte del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che però chiede anche una soluzione sulla “quota 96” «che permetta di non restare nel guado e nell’incertezza ». Amareggiata Manuela Ghizzoni, che ha proposto la legge sia nella passata che nell’attuale legislatura: «Il testo è stato ampiamente rivisto — spiega — lo abbiamo modificato proprio per ottemperare ai rilievi della Ragioneria. Abbiamo quantificato la platea dei beneficiari, grazie alla collaborazione con il Miur: visto che molti in questi due anni sono andati in pensione con il contributivo, rinunciando a una buona percentuale dell’assegno, ne rimangono solo 4000. Non ci aspettavamo questa bocciatura». Altrettanto amareggiato il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd): «È una vicenda che nasce da lontano: la legge Fornero ha ignorato il fatto che gli insegnanti vanno in pensione il primo settembre, è la loro unica “finestra”. Invece la riforma ha considerato solo chi maturava la quota 96 (60 anni di età più 36 di anzianità) entro l’1 gennaio. Gli insegnanti sono stati tagliati fuori: in senso tecnico non sono esodati, perché continuano a lavorare, ma sono stati privati di un diritto. Se si permettesse loro di andare in pensione, tra l’altro, si potrebbero assumere 4.000 giovani».
La relatrice del provvedimento, Barbara Saltamartini (Ncd), dopo la bocciatura del Mef ha proposto la presentazione di un atto parlamentare di indirizzo politico, votato all’unanimità, «affinché il governo si attivi immediatamente per trovare le risorse necessarie per risolvere, in via definitiva, il problema». Ora la soluzione è nelle mani del Mef: «Abbiamo espresso parere non favorevole alla copertura individuata dal Parlamento — spiega il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta — perché l’idea di togliere risorse a una fascia così debole ci sembra sbagliato. Inoltre i risparmi del “Fondo esodati” saranno quantificabili solo alla fine dell’anno. Certo, questo è un tema annoso che va risolto: nei prossimi giorni faremo le verifiche con i ministeri interessati e con l’Inps per capire se è possibile calcolare i risparmi subito, altrimenti cercheremo un’altra soluzione».

La Repubblica 19.03.14

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La «trappola» Fornero resta per 4mila prof, di Bianca di Govanni
Costa troppo. Mandare in pensione i 4mila insegnanti che avevano i requisiti per il ritiro (la cosiddetta quota 96) due anni fa e sono rimasti intrappolati dalla riforma Fornero non è possibile. Almeno per ora. Questo è il «verdetto» della Ragioneria dello Stato, arrivato proprio nel giorno in cui Montecitorio ha dato il via libera al decreto che assicura gli aumenti per gli scatti di anzianità degli insegnanti che erano stati messi in forse dai tecnici del Tesoro, tanto da chiederne la restituzione nel dicembre scorso. Insomma, tra Istruzione e Economia c’è una partita doppia, finita uno pari.

Resta il nodo dei pensionandi, anche se continua la battaglia dei parlamentari di maggioranza che in commissione alla Camera hanno presentato una proposta di legge (prima firmataria Manuela Ghizzoni, Pd) per risolvere una volta per tutte il destino dei prof in servizio forzato. Lo stop di via XX Settembre non ha fermato i deputati, che ieri hanno annunciato la presentazione di un atto parlamentare di indirizzo politico «affinché il governo si attivi immediatamente per trovare le risorse necessarie per risolvere, in via definitiva, il problema – ha spiegato Barbara Saltamartini (Ncd), autrice della proposta – Sono contenta che la richiesta sia stata accolta e votata all`unanimità da parte di tutti i gruppi e che il prossimo martedì il presidente Boccia metterà in calendario la votazione della risoluzione. A questo punto mi aspetto dal governo una soluzione definitiva».

I numeri della Ragioneria non sono leggeri, soprattutto a regime. Per l’Inps si valutano oneri pari a 35 milioni di euro nel 2014, 105 milioni nel 2015, 101 milioni nel 2016, 94 nel 2017 e 82 nel 2018. Insomma, a spanne si raggiunge il mezzo miliardo a regime. «Allo stato – si legge nel parere della Ragioneria – non risultando economie accertate a consuntivo che possano fare fronte ai maggiori oneri valuta- ti per l’attuazione del provvedimento, non può considerarsi idonea una copertura finanziaria di oneri certi con economie di entità eventuale ed incerta». Tradotto: non si può fare. Immediata la replica del presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia. «Sugli insegnanti di “Quota 96” il ministero dell’Economia sta commettendo un grosso errore – si legge in una nota – È gravissimo non capire che mandare in pensione tutti quegli insegnanti che, per un errore della riforma Fornero sono stati penalizzati nonostante avessero tutti i requisiti, vorrebbe dire spalancare le porte della scuola a 4000 giovani. Per questo motivo la settimana prossima voteremo in commissione Bilancio la risoluzione proposta da Barbara Saltamartini, relatrice in commissione del- la proposta di legge Ghizzoni, sostenuta all’unanimità e che, personalmente, condivido in pieno. Mi auguro che il Mef trovi le risorse per sanare questa mancanza e possa cambiare idea sul tema altrimenti gliela farà cambiare il Parlamento».

TENSIONI

Parole di fuoco, destinate ad aumentare la tensione tra parlamento e governo, che avrà un peso politico considerevole, considerando l’importanza che il premier riconosce all’istruzione. Che 4mila giovani in- segnanti si vedano preclusa la strada verso la stabilizzazione per via di un pasticcio burocratico della riforma non è certo un passo avanti per il sistema Italia. Il tassello scuola, poi, è solo una parte del grande caos seguito al varo della legge Fornero, approvata in fretta e furia per placare gli attacchi della speculazione sui mercati nei confronti dell’Italia. Co- sì si produsse prima la platea (ancora indefinita) di esodati, poi questa dei docenti ancora in servizio. «Ancora una volta la riforma Fornero mostra tutti i suoi limiti e l’ingiustizia di cui è portatrice per migliaia di lavoratrici e di lavoratori, a partire da quelli della scuola oggetto della ‘quota 96’ – dichiara Renata Polverini (Fi), vice presidente della commissione Lavoro – La Ragioneria, che oggi nega la copertura per circa 4.000 insegnanti rimasti prigionieri della riforma, dovrebbe calcolare tutti i danni che la riforma ha prodotto costringendo il Parlamento a continue coperture economiche, anche ingenti, per soste- nere le giuste ragioni dei cosiddetti esodati. Mi sembra, invece, che prevalga una logica miope e burocratica che è necessario superare strutturalmente rivedendo la normativa varata dal governo Monti per renderla, così come ho anche proposto assieme ad altri colleghi, più flessibile ed anche economicamente valida per lo Stato».

L’Unità 19.03.14