Giorno: 30 Marzo 2014

"Pietro Ingrao 99 anni tra passione e poesia", di Walter Veltroni

Son quasi cent’anni, questi di Ingrao. Ma non di solitudine. Perché ha vissuto immerso nella storia e in quel grande magma che è stato il ’900. Eppure, in qualche modo, potremmo anche parlare di solitudine per questo uomo che parla si sé definendosi un «carattere d’orso», sempre tentato da una riflessione introversa ed eretica. Insomma Pietro Ingrao compie 99 anni. È nato nel 1915 nell’Italia agricola e un po’ periferica della sua Lenola proprio mentre la febbre della prima Guerra Mondiale stava per travolgere anche il nostro Paese e nel resto d’Europa i morti si contavano già a centinaia di migliaia, milioni. Ha attraversato un tempo lungo, un secolo drammatico segnato da due guerre, dalla tragedia della Shoah, dal grande sogno del comunismo e dalla sua crisi. Ho incontrato Ingrao nella sua casa pochi mesi fa. Stavo lavorando al film su Berlinguer e volevo raccogliere la sua testimonianza. Come sempre incontrarlo mi ha molto colpito: ero partito con tante domande in testa emi sono sentito rivolgere mille domande. Ero andato a cercare memoria, mi son …

"L’età non ha colpe (né meriti)", di Paolo Di Stefano

La ministra dell’Istruzione Giannini ha risposto alla collega Madia, a proposito delle misure sui dipendenti pubblici: «Un sistema sano non manda a casa gli anziani». L’età non ha colpe né meriti. E il merito non ha età. Una società priva di equilibrio tra le generazioni non cresce armonicamente. L’età non è una colpa né un merito. E il merito non ha età. A parte il fatto che ci sono vecchi giovanissimi e giovani (mentalmente) molto anziani, l’età offre l’indiscutibile vantaggio dell’esperienza e della conoscenza, o meglio, della conoscenza diventata esperienza. Tutto ciò che il trionfante slancio giovanilista vorrebbe «rottamare». È vero che l’esperienza fa rima, a volte, con prepotenza, ma non bisogna mai dimenticare che la «giovinezza» come manifesto o come inno evoca inevitabilmente tempi funesti. La giovinezza e la vecchiaia non sono in sé un valore, né sono garanzia di onestà, competenza, intelligenza. Per Benedetto Croce nulla è peggio di un giovane cretino, visto che statisticamente ha la possibilità di durare molto. Non ha torto la ministra dell’istruzione Giannini quando risponde alla collega Madia, …

Ma possiamo chiamarlo ancora «Belpaese»?, di Vittorio Emiliani

Si parla tanto di ridurre l’avanzata combinata di asfalto+cemento, ma l’avanzata continua, disastrosamente. Il rimedio? Accusare di «ipertutela» le Soprintendenze e altri organismi che tentano di arginare, con scarsi mezzi e pochi tecnici, l’irruzione nel paesaggio italiano di nuove «villettopoli», «capannopoli», «fabbrico- poli», anche nelle zone vincolate, persino nell’alveo o nelle aree alluvionali di fiumi e torrenti. Gli ultimi dati forniti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ri- cerca Ambientale (Ispra) sono a dir poco spaventosi. Già nel 2010 (lo mostra con drammatica evidenza la cartina a colori che pubblichiamo) il Belpaese appariva per buona parte – specie nelle aree metropolitane – impermeabilizzato: rispetto al 1956, nonostante l’aumento di popolazione non sia stato altissimo, l’occupazione di suoli per lo più agricoli è invece passata, in media, dal 2,8 al 7 % circa del suolo nazionale, con alcune regioni galoppanti oltre il 9 e percentuali disastrose nelle aree metropolitane. Per ogni italiano c’erano già, nel 2010, ben 343 metri quadrati di suolo sepolto sotto la coltre di asfalto+cemento. Tutto ciò mentre la Germania aveva adottato …

"La partita delle riforme è aperta. Anche quella dell’Italicum", di Ninni Andriolo

Il disegno di Legge costituzionale che varerà il Consiglio dei Ministri non sarà la fotocopia del documento presentato dal premier durante la conferenza stampa del 12 marzo scorso. Il governo ha trattato, e domani la sua proposta si discosterà da quella che disegnava un Senato bollato come «dopolavoristico» a Palazzo Madama. La maggioranza si attende un testo non blindato e punta a strappare ulteriori miglioramenti, senza rompere tuttavia il patto per approvare prima delle europee la «riforma storica che cancella il bicameralismo». Chi sperava che il governo si limitasse a dire la sua, rimettendosi al Parlamento, rimarrà contrariato. Ma al di là della «propaganda e degli annunci muscolari» anche questa volta – in realtà – il presidente del Consiglio deve prendere atto della necessità di trattare e mediare. Il testo che arriverà da Palazzo Chigi non risponderà ai molteplici auspici dei parlamentari, ma rivaluterà il Senato rispetto alla bozza iniziale. Sarà diverso, quindi, da quello che lo stesso Renzi auspicava. Si capirà domani in quale misura e quale potrà essere, di conseguenza, l’iniziativa «per migliorarlo …

"Più incentivi meno divieti", di Tommaso Nannicini

La discussione innescata dal decreto Poletti sui contratti a termine ci sta facendo ricadere in una trappola che il governo Renzi sembrava intenzionato a evitare. C’è infatti il rischio di disperdere energie e capitale politico in una discussione sulle regole tanto lacerante quanto inutile, visto che la ripresa dell’occupazione non passerà certo da qualche intervento d’ingegneria contrattualistica Prima di azzuffarci sfoderando le solite bandierine ideologiche, sarebbe utile fare un passo indietro per chiederci quali obiettivi dovrebbero perseguire le nostre politiche del lavoro. Due su tutti: 1) ridurre il dualismo tra garantiti e non garantiti, costruendo un nuovo sistema di tutele per i secondi; 2) favorire una mobilità socialmente sostenibile dei lavoratori dalle imprese meno produttive a quelle più produttive. Il decreto e il ridisegno complessivo annunciato dal governo vanno incontro a questi obiettivi? Al momento, è difficile rispondere, perché tutto dipende dagli interventi che saranno adottati nei prossimi mesi. Ci sono pochi dubbi che, lasciato da solo, l’attua- le decreto finirebbe per aumentare il dualismo del nostro mercato. Senza fare nessun progresso sul fronte di …

"Stipendi, tetto per tutti i dirigenti taglio del 25% nelle società quotate", di Valentina Conte

Estendere anche ai dirigenti il tetto allo stipendio che da martedì prossimo riporterà tutte le buste paga dei manager pubblici (quelli delle società partecipate dal ministero dell’Economia) al livello del primo presidente della Corte di Cassazione. E fare in modo che quel tetto, pari a 311 mila euro, venga calcolato sulla persona e non sull’incarico. E ancora: assicurarsi che le società quotate in Borsa e possedute dal Tesoro — come Eni, Enel, Finmeccanica, Terna — facciano la loro parte quando a breve rinnoveranno i vertici. E dunque non sfuggano a quel taglio del 25% ai compensi di presidenti e amministratori delegati, scritto nella legge. Ma tutt’altro che scontato, visto che l’assemblea degli azionisti può bocciarlo. Tre snodi fondamentali all’esame del governo in queste ore. E che potrebbero finire nella riforma della Pubblica amministrazione, annunciata per aprile. La direzione è opposta a quella auspicata da Ennio Doris (Medilanum), che ospite di Maria Latella, SkyTg24, si augura sforbiciate solo temporanee ai compensi, per non perdere le menti migliori. Da una parte dunque, l’esecutivo Renzi è all’opera per …

"Troppe domande d’asilo", di Francesco Grignetti

Il ministero dell’Interno annaspa sotto l’urto di tanti, troppi stranieri che accorrono in Italia a chiedere asilo politico. L’anno scorso sono stati quasi 43 mila; nei primi tre mesi dell’anno ne sono arrivati 10.724. Solo ieri le nostre navi militari ne hanno raccolti in mare altri 128. Ma notizie di intelligence parlano di 90 mila profughi siriani già arrivati in Libia, avanguardia di 900 mila in movimento verso l’Europa. E il nostro sistema di accoglienza è prossimo al tilt. «Quest’anno ci aspettiamo un numero di sbarchi uguale o anche superiore a quello dell’anno scorso», dice il sottosegretario Domenico Manzione, che segue la questione dei rifugiati al ministero dell’Interno. Il punto è che accogliere cinquantamila nuovi profughi non è uno scherzo. Ci sono a disposizione circa 20 mila posti, che nel 2014 saliranno a 30 mila. Ma sono pieni. La settimana scorsa, dovendo piazzare 5000 persone sbarcate in pochi giorni, il ministero ha fatto ricorso alle prefetture chiedendo di assorbire 40/50 profughi ciascuna. «Non potevamo certo lasciarli sul molo di Augusta», spiega Manzione. Eppure c’è chi …